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RATZINGER ’A SCUOLA’ DEL VISIONARIO SWEDENBORG. Una nota di Leonard Boff e una di Immanuel Kant - a. c. di Federico La Sala

mercoledì 7 settembre 2011
L’ "UOMO SUPREMO" DI PAPA RATZINGER. La lezione critica di Leonard Boff *
[...] L’inaudita aggressività di un cardinale timido
In un’unica formula, picaresca ma autentica, ecco il riassunto della sua opera: "Cristo è l’unica via di salvezza e la Chiesa è il pedaggio esclusivo. Nessuno (...)

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> RATZINGER ’A SCUOLA’ DEL VISIONARIO SWEDENBORG. ---- PAPA RATZINGER COMINCIA A CORREGGERSI. A COMINCIARE DAL PRESERVATIVO: SI PUO’ USARE (note di Giancarlo Zizola e di Marco Politi)

domenica 21 novembre 2010

MESSAGGIO EVANGELICO ("CHARITAS") ED ERRORI DELLA CHIESA CATTOLICO-ROMANA. L’INDICAZIONE DI PAPA WOJTYLA: "SE MI SBALIO, MI CORIGGERETE".

PAPA RATZINGER COMINCIA A CORREGGERSI. A COMINCIARE DAL PRESERVATIVO: SI PUO’ USARE.

Due articoli. Uno di Giancarlo Zizola e uno di Marco Politi


Il pastore tedesco e la modernità

di Giancarlo Zizola (la Repubblica, 21.11.2010)

Gli aperitivi d’agenzia del libro-intervista di Peter Seewald a Benedetto XVI, in uscita dalla Libreria Editrice Vaticana, bastano a suggerire, sia pur provvisoriamente, una revisione dello stereotipo che si è incollato sul "Pastore Tedesco" all’indomani dell’elezione al Soglio oltre cinque anni fa.

Ne emerge piuttosto un ritratto più problematico e complesso di Ratzinger, che mostra di aver imparato dai suoi stessi incidenti di percorso. Il Papa, nel prendere atto della gravità della crisi cattolica, si apre a soluzioni nuove. Non solo riconosce la moralità in certi casi del ricorso al preservativo, ma ammette esplicitamente che la modernità stessa, bestia nera dei patroni della religione tradizionale, elabora grandi valori morali, che il cristianesimo deve assumere per non ridursi a sottocultura, senza però venir meno alle esigenze critiche.

Le prese di posizione papali sembrano tanto più considerevoli se contestualizzate all’interno del questionario partigiano dell’intervistatore suo conterraneo, chiaramente alla caccia del vecchio "Pastore tedesco". Le narrazioni grondanti pessimismo e catastrofe sulla società moderna prendono un’altra volta d’assedio il trono papale, ma per una volta è il Papa stesso a difendersene, moltiplicando pazientemente le precisazioni, i riequilibri, persino le smentite. Il risultato è che il profilo del papato si dissocia anche nettamente dal rischio di immolarsi alle catture degli stereotipi costernanti della destra cattolica.

L’occasione mediatica è utilizzata per due scopi principali: 1) offrire spiegazioni su alcuni nodi del pontificato, in particolare sulla precipitosa assoluzione dei vescovi lefebvristi e di Williamson (su cui l’errore è riconosciuto) e sulla lezione di Ratisbona con le sue code polemiche; 2) impegnarsi ad assumere umilmente i fenomeni deteriori emersi nel sistema ecclesiastico, in particolare la pedofilia, per far partire un generale processo di catarsi e di riforma della Chiesa universale. Sembra dunque di percepire che il Ratzinger di questa intervista ritrovi, come dice Seewald, "il suo nerbo profetico" e detti i primi contorni di una proposta di innovazione con la quale intenderebbe rispondere alle sfide della crisi. Una proposta che non può che coinvolgere lo stesso assetto storico della sovranità pontificia, nel senso di riconoscere che la carica è divenuta insostenibile per un uomo solo e che va integrata con elementi di partecipazione collegiale molto più reali di quelli finora adottati. Si tratta di rimodellare il papato fuori dello schema del potere, come del resto lo stile non trionfalista o ostentatorio di Ratzinger sta facendo passare come nuova visione della figura papale nel mondo cattolico. E si tratta di assumere una migliore cautela nella pretesa di detenere l ’unica verità, sia pure ai fini di una battaglia contro il relativismo, che certamente è irrinunciabile per questo pontefice.

Se dunque la chiave di lettura della biografia di Ratzinger è una rivalutazione morale della modernità, al di fuori degli schemi della cultura intransigente, ci troveremmo di fronte ad una riflessione di grande respiro capace di incoraggiare un nuovo equilibrio all’interno della Chiesa, ma allo stesso tempo a mobilitarla come forza positiva mondiale, accanto alle altre grandi religioni, per aiutare la società moderna a sradicare con più efficacia i suoi demoni.

E’ notevole che il papa riconosce che nella società globale complessa un potenziale di coscienza morale non solo esiste, ma si fa luce e che ora la sfida è trasformarlo in cambiamenti di stile di vita, in capacità di rinuncia, in nuove forme globali di solidarietà. Per questo sono indispensabili decisioni politiche ma anche soggettive. Il Papa prosegue dunque a servire il ruolo umanistico delle grandi figure papali del Novecento, la premura per le sorti della Terra, e non solo del Cielo, svolta da Roncalli, Montini, Wojtyla. E ridefinisce il suo antico contenzioso con la modernità assumendolo nello stesso paradigma della costituzione conciliare sulla Chiesa e il mondo: il paradigma della compagna di viaggio di uomini e donne in ricerca dell’Assoluto, ne siano o meno coscienti.


Papa Ratzinger tra burqa e presevativo

di Marco Politi (il Fatto Quotidiano, 21.11.2010)

Il preservativo si può usare. In certi casi. Se lo usa una prostituta come atto di responsabilizzazione. Benedetto XVI sdogana cautamente il profilattico venti mesi dopo la bufera scatenata dalle sue affermazioni durante il viaggio in Africa, quando dichiarò che il condom “aumenta il problema”. Il pontefice allora fu sommerso da una valanga di critiche da governi ed organizzazioni internazionali e ora mostra di tornare sui suoi passi, dando ragione a chi nella Chiesa ha invano chiesto per decenni che si tenesse conto del “male minore”.

LA SVOLTA CLAMOROSA è contenuta nel libro-intervista “Luce del mondo”, redatto con il suo giornalista di fiducia Peter Seewald. “Vi possono essere singoli casi giustificati”, ammette Ratzinger ed è la prima volta che un pontefice fa marcia indietro sulla sistematica demonizzazione del preservativo. Come esempio Benedetto XVI spiega che l’impiego è pensabile “quando una prostituta utilizza un profilattico e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole”. Da tempo i teologi moralisti hanno allargato la casistica: la moglie che ha il diritto di difendersi dal marito infetto (ne parlò il cardinale Tettamanzi in un suo libro di bioetica), il partner consapevole di rapporti occasionali, i cosiddetti gruppi a rischio. Ratzinger tiene, tuttavia, il suo punto sul piano generale: “Questo, tuttavia, non è il modo vero e proprio per vincere l’Hiv”. Il Papa respinge la banalizzazione della sessualità, che porta a considerare i rapporti come una droga e non come espressione di amore.

Il libro di Seewald tocca tantissimi temi, anche perché è stato volutamente pensato come modo per riparare ai danni delle crisi mediatiche, succedutesi nei cinque anni di pontificato ratzingeriano. Di fronte ai cosiddetti “errori di comunicazione”, il libro dovrebbe rilanciare l’immagine di Benedetto XVI nell’opinione pubblica. In questo senso alterna posizioni dottrinali a confessioni personali e giudizi su vicende di cronaca.

RATZINGER RACCONTA il suo sgomento dinanzi all’esplodere degli scandali di abusi sessuali. “Vedere il sacerdozio improvvisamente insudiciato in questo modo, e con ciò la stessa Chiesa cattolica, è stato difficile da sopportare”, si legge nelle anticipazioni del libro pubblicate sull’Osservatore Romano. I fatti, dice il Papa, “non mi hanno colto di sorpresa del tutto. Alla Congregazione per la Dottrina della fede mi ero occupato dei casi americani; avevo visto montare anche la situazione in Irlanda. Ma le dimensioni comunque furono uno choc enorme”.

Le critiche di stampa e tv, nell’esposizione del pontefice, fanno l’abituale parte del cattivo. Era evidente, sostiene Ratzinger, che “l’azione dei media non fosse guidata solamente dalla pura ricerca della verità, ma che vi fosse anche un compiacimento a mettere alla berlina la Chiesa e, se possibile, a screditarla... (Però) i media non avrebbero potuto dare quei resoconti se nella Chiesa stessa il male non ci fosse stato”. In questo senso, quando si tratta di portare alla luce la verità, bisogna essere “riconoscenti”. Peraltro solo perché il male era dentro la Chiesa, “gli altri hanno potuto rivolgerlo contro di lei”.

Sorprendente è l’apertura di Benedetto XVI al burqa. Non si può accettare l’imposizione violenta - afferma il pontefice - ma se ci sono donne che “ volessero indossarlo volontariamente, non vedo perché glielo si debba impedire”. Burqa sì, sacerdozio delle donne no. Nella lunga intervista Ratzinger ribadisce il ripetuto veto già espresso da papa Wojtyla: “La Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale”, poiché Cristo ha “dato forma alla Chiesa” con gli apostoli e poi con la successione dei vescovi e dei sacerdoti.

NON MANCANO accenni autobiografici. Il senso di “umiltà, vergogna e amore” verso Israele, che prova in quanto tedesco dopo la Shoah. La trepidazione con cui accolse l’elezione papale. In Curia, confessa, “avevo una funzione direttiva, però non avevo fatto nulla da solo e ho lavorato sempre in squadra. Proprio come uno dei tanti operai nella vigna del Signore, che probabilmente ha fatto del lavoro preparatorio, ma allo stesso tempo è uno che non è fatto per essere il primo e per assumersi la responsabilità di tutto”. Una nota di sincerità e grande umanità. Il dubbio di non sentirsi destinato a fare il monarca della Chiesa cattolica.


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