Melloni: la libertà nel mondo cristiano ha radici antiche
di Antonio Carioti (Corriere della Sera, 17.10.2014)
Circolano varie versioni circa il rapporto tra cattolicesimo e pluralismo. Una dice che la Chiesa nella storia avrebbe sempre negato l’esercizio dei diritti umani, primo fra tutti la libertà di coscienza, per poi adattarsi alla loro accettazione sulla scia della spinta generata dalla cultura dei Lumi.
Secondo Alberto Melloni la realtà è un po’ differente, come ha spiegato ieri a Milano nella conferenza che ha tenuto presso la Fondazione Feltrinelli, nell’ambito del ciclo di lezioni «Per una cittadinanza inclusiva», organizzato dalla associazione Reset Doc (Dialogues on Civilizations) diretta da Giancarlo Bosetti (www.resetdoc.org).
Melloni ha messo in luce le radici antiche del pluralismo cristiano, che risalgono ai padri della Chiesa e furono coltivate anche nel Medioevo, ad esempio da Papa Innocenzo IV, per essere poi offuscate dall’intransigenza di cui è espressione il Sillabo di Pio IX (1864). Fu quindi una sorta di ritorno all’antico, ha aggiunto Melloni, la scelta compiuta da Giovanni XXIII di rilanciare una visione fondata sul richiamo alla coscienza individuale con l’enciclica Pacem in Terris (1963), senza dar peso alle obiezioni mosse da suoi autorevoli consiglieri.
L’incontro, introdotto da Daniela Milani, è proseguito con l’intervento del discussant Marco Garzonio, che ha scavato nelle lontane origini della liberta religiosa citando come maestro di pluralismo san Gregorio Magno, che fu Papa dal 590 al 604: «La Scrittura cresce con chi la legge».