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Buona notizia, eu-angelo... ed eu-politica

MONSIGNOR LUIGI BETTAZZI, VESCOVO EMERITO DI IVREA. Sulle coppie di fatto, i "Dico", la "Pacs-ia" vaticana, e altri temi in un’intervista di Diego Novelli - a cura di pfls

Anche noi in fondo nei conventi siamo persone dello stesso sesso che vivono insieme
venerdì 13 luglio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] C’è un documento Cei del 1981, che è un’isola, perché dice che bisogna cominciare dagli ultimi; ma in seguito non se n’è tenuto molto conto. Questo anche perché si è fortemente condizionati dall’opinione pubblica, che non è fatta dagli ultimi, ma dai mezzi di comunicazione di massa che sono in mano ai potenti, i quali hanno l’abilità di presentare delle motivazioni anche umanistiche per quelli che sono i propri interessi. Basti pensare a chi dice di fare la guerra per portare la (...)

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> MONSIGNOR LUIGI BETTAZZI, VESCOVO EMERITO DI IVREA. --- Nel dialogo Berlinguer-Bettazzi le radici del Pd. In “L’anima della sinistra” Claudio Sardo ricostruisce l’incontro fra cattolici e comunisti

martedì 13 gennaio 2015


Nel dialogo Berlinguer-Bettazzi le radici del Pd

In “L’anima della sinistra” Claudio Sardo ricostruisce l’incontro fra cattolici e comunisti

di Claudio Tito (la Repubblica, 13.01.2015)

      • IL LIBRO L’anima della sinistra a cura di Claudio Sardo (Eir, pagg. 111, euro 15)

«COSTRUIRE e far vivere qui in Italia un partito laico e democratico». A pronunciare questa frase non è stato uno dei “padri fondatori” del Pd. Non si tratta di una scontata locuzione suggerita negli anni in cui il centrosinistra italiano si è misurato con la formazione dell’Ulivo prima e del Partito Democratico poi. Ma è di Enrico Berlinguer. Che nella lettera dell’ottobre 1977 con cui rispondeva a Monsignor Bettazzi definiva il Pci proprio in quei termini: «laico e democratico».

Può essere la prova che già in quegli anni, il Dna del tutto originale del Partito comunista italiano prevedesse uno sviluppo nella direzione poi assunta dagli anni Novanta in poi? Secondo Claudio Sardo, ex direttore dell’ Unità, nella sostanza sì.

Nel libro L’anima della sinistra ( edito dalla Eir) torna a pubblicare lo scambio epistolare tra il segretario comunista e il vescovo di Ivrea, accompagnata da due saggi, di Giuseppe Vacca, storico del marxismo e del Pci, e di Domenico Rosati, ex presidente delle Acli.

È evidente che il contesto politico e sociale di quelle due missive non è paragonabile alla lunga transizione che ha impegnato il nostro Paese dalla caduta del Muro di Berlino ad oggi. Era la stagione del “pensiero lento” ma profondo e non quello veloce e superficiale di twitter. La trasformazione del sistema dei partiti e la metamorfosi della sinistra italiana hanno stravolto i parametri della politica rispetto agli anni Settanta.

Il confronto in quel periodo si basava sul “compromesso storico” prima e sulla “solidarietà nazionale” poi. Sul dialogo e la potenziale intesa, dunque, tra i due grandi partiti popolari che nel 1976 rappresentavano i tre quarti dell’elettorato e che però dal dopoguerra si fronteggiavano su trincee opposte in una democrazia bloccata.

Eppure quel dialogo in una certa misura può rappresentare l’embrione del Pd. «Non ci sarebbero stati in Italia né l’Ulivo né il Pd - scrive Sardo - senza la storia del Partito comunista italiano e senza la particolare natura della Democrazia cristiana». I passi avanti compiuti da Berlinguer nel rapporto con i cattolici (già avviato nei primi anni del decennio precedente da Togliatti) e con l’associazionismo cattolico, e l’idea - attualissima ma mai portata fino in fondo - di una «seconda rivoluzione democratica», costituiscono, forse anche involontariamente, il terreno più fertile per la costruzione di una moderna sinistra «democratica e laica».

In quel quadro politico, Monsignor Bettazzi chiedeva “garanzie” al Pci sulla sua lealtà democratica e sulla possibilità di una convivenza civile tra i cattolici e i comunisti, nonostante il materialismo marxista. In una certa misura - osserva Rosati - quelli potevano essere definiti i «valori non negoziabili» del tempo.

La risposta del leader di Botteghe oscure è “rivoluzionaria” rispetto al movimento comunista internazionale. La diversità italiana si conferma nella dichiarazione che il Pci non «professa l’ideologia marxista, come filosofia materialistica ateistica». E, spiega Vacca, configura il Pci come «un partito non ideologico». Il confronto con il mondo cattolico poneva così le premesse per dare vita a una miscela culturale unica. «Quello che voi siete - diceva Aldo Moro nel 1977 rivolgendosi al Pci - noi abbiamo contribuito a farvi essere e quello che noi siamo, voi avete aiutato a farci essere ». Per i comunisti italiani rappresentava anche lo strumento originale per la ricerca di una “terza via” ante litteram tra comunismo e socialdemocrazia. E negli anni Ottanta per non rassegnarsi all’affermazione del riformismo di stampo craxiano.

Quindi, conclude Sardo, «senza quell’intreccio nelle radici politico-cultirali della sinistra, senza il peculiare impasto del comunismo italiano, il centrosinistra avrebbe avuto una diversa configurazione e non sarebbero state poste le basi per la nascita del Pd».


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