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Saper amare il "padre" e la "madre" ... W o Italy!!!

IL PRESIDENTE DELLA CEI ANGELO BAGNASCO: «L’ITALIA MERITA UN AMORE PIU’ GRANDE». BENISSIMO!!! Ma - in nome della Verità (Charitas) - cerchiamo di andare avanti e non "cantare" in "latinorum" sempre lo stesso ritornello. Una precisazione sulla Costituzione italiana - di Federico La Sala

giovedì 18 ottobre 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Nella prolusione del presidente della Cei al Consiglio permanente spicca, tra l’altro, un ampio capitolo dedicato alla situazione sociale del Paese. In essa monsignor Bagnasco rileva, da una parte, segnali preoccupanti legati a «un atteggiamento di resa che contrassegna tanta prassi», dove prevalgono «divismo, divertimento spinto a oltranza, disimpegno nichilista»; dall’altra, invece, rimarca i valori ancora condivisi «dalla maggioranza sana». Di qui l’interrogativo sulla «modalità, (...)

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> IL PRESIDENTE DELLA CEI ANGELO BAGNASCO HA APERTO I LAVORI DEL CONSIGLIO PERMANENTE CEI. ---- Anche la Chiesa s’indigna (di Marco Politi)

martedì 25 settembre 2012


Anche la Chiesa s’indigna

di Marco Politi

in “il Fatto Quotidiano” del 25 settembre 2012

Sulle macerie d’Italia il cardinale Bagnasco si schiera dalla parte della “rabbia degli onesti” contro la corruzione e gli scandali esplosi nelle Regioni. Immoralità e malaffare al centro e in periferia - scandisce - provocano “indignazione” mentre la classe politica “continua a sottovalutare” il marcio.

“Possibile che l’arruolamento nelle file della politica sia ormai così degradato?”, esclama. Sono parole forti quelle del presidente della Cei ad apertura dei lavori del Consiglio permanente, ma pronunciate come se la Chiesa istituzionale in questi vent’anni fosse stata super partes, inesorabile nel combattere malapolitica e malaffare.

Ma non è così. Nella lunga stagione berlusconiana, la Cei è stata alla finestra mentre si stravolgeva la legalità, si approvava la “modica quantità” di falso in bilancio, si aggredivano i giudici, si approvava il “Porcellum” e ninfette labbra-a-canotto calavano tra i “rappresentanti del popolo”.

Sì, a volte qualche bacchettata cardinalizia colpiva le indecenze più eccessive, richiamando i comandamenti della Costituzione, ma appena si doveva dire “basta” sul serio - Boffo ci provò sul giornale dei vescovi tre anni fa - il direttore dell’Avvenire fu lasciato decapitare da Feltri e la gerarchia ecclesiastica si è riallineata nel tacito appoggio al Cavaliere. La spina è stata staccata solo quando l’Europa ha deciso.

Anche ora il “cattolico impegnato in politica” Formigoni può mentire agli elettori su vacanze pagate dai lobbisti (si è mai visto qualcuno rimborsare un amico per migliaia di euro, tirando rotoli di banconote dalla tasca, senza usare un assegno o una carta di credito?) e sostenere con impudenza che il Papa prega per lui, mentre i vertici della Chiesa tacciono su questo strano credente.

Manca nella relazione al Consiglio permanente una riflessione autocritica. Certo, i cittadini sanno, come Bagnasco, che in alto si parla di austerità e tagli e poi “si scopre che ovunque si annidano cespiti di spesa assurdi e incontrollati”.

Però quanti vescovi nelle realtà locali hanno ignorato le malversazioni di fameliche classi dirigenti, cercando di ottenere qualche sussidio per le proprie opere? Ai cittadini il presidente della Cei chiede di vigilare sui propri governanti con un “più penetrante discernimento, per non cadere in tranelli mortificanti la stessa democrazia”. Si può dire che la gerarchia ecclesiastica questo discernimento lo ha sempre esercitato verso i governi passati? Non è poi trascorso tanto tempo da quando il cardinale Ruini premeva su Casini perché tornasse ad appoggiare il Berlusconi degli scandali.

E tuttavia l’intervento di Bagnasco rivela la grande preoccupazione che la Chiesa nel suo complesso
-  fatta di preti, parrocchie, suore, diocesi, associazioni e anche vescovi e singoli fedeli - nutre per la crisi attuale. Undici milioni di euro sono stati raccolti per realizzare una ventina di Centri di comunità nelle zone terremotate dell’Emilia. Le Caritas regionali sono in azione. C’è allarme per i giovani immersi in un eterno precariato, allarme per la disoccupazione e l’inoccupazione e la “supremazia arbitraria della finanza” sulla viva società. C’è angoscia per il crescere della povertà. Bagnasco ribadisce l’importanza della “lotta inesorabile alla corruzione”.

Sul piano delle prospettive politiche la Cei si muove con cautela. Chi pensa che sarà neutrale alle elezioni, si sbaglia. La strategia è di rafforzare il Nuovo Centro di Casini e andare a un Monti-Bis o almeno una riedizione della grande coalizione (come risulta dall’indagine Ipsos/Acli sull’elettorato cattolico). Perciò la relazione insiste sulla necessità che il Governo continui il suo lavoro e “metta il Paese al riparo definitivo” da rischi e capitolazioni. Bagnasco esorta i politici a “non bruciare alcun ponte” e si spende per “competenza e autorevolezza” riconosciute internazionalmente.

Durissimo l’attacco del presidente della Cei all’ipotesi di una legge sulle coppie di fatto (implicitamente anche all’adozione di figli da parte di coppie gay) e all’autodeterminazione del paziente nel testamento biologico rudemente ricompresa nell’etichetta di “eutanasia”. Con toni da pre-campagna elettorale Bagnasco lancia l’allarme sulle “conseguenze nefaste di apparenti avanguardie?”. É un avvertimento pesante al centro-sinistra. Alle elezioni la Cei ci sarà eccome, e il Consiglio permanente di gennaio darà il là.


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