Inviare un messaggio

In risposta a:
Dopo Copernico, dopo Darwin e dopo Freud, ancora e sempre "platonismo per il popolo" (Nietzsche).

LA NATURA UMANA, IL CANNIBALE E LE PRETESE METAFISICHE DELLA "SECONDA - E TERZA - NAVIGAZIONE" (EDIPICO-CATTOLICA). Un intervento del filosofo cattolico Robert Spaemann - a cura di pfls

venerdì 2 novembre 2007 di Maria Paola Falchinelli
CONTRO LA FEDE CRITICA DELL’ILLUMINISMO, A DIFESA DELLA PIRAMIDE DEI FARAONI, SCATENATA LA MALAFEDE ’CATTOLICA’ . Una ’sconcertante’ intervista del prof Giovanni Reale a cura di Armando Torno
LA TEOLOGIA DEL MENTITORE, LA CHIESA DI COSTANTINO, E LA SOVRANITA’ DEL PAPA.

intervento
Il cannibale e la libertà
Se non esiste il riconoscimento di una comune e intangibile natura umana, allora nessun limite è sicuro e tutto è permesso: anche (...)

In risposta a:

> LA NATURA UMANA, IL CANNIBALE E LE PRETESE METAFISICHE DELLA "SECONDA - E TERZA - NAVIGAZIONE" (EDIPICO-CATTOLICA). --- "Deus charitas est" (1 Gv., 4) o "Deus caritas est"(Benedetto XVI)?! ... Il filosofo cattolico Robert Spaemann affronta una delle questioni scottanti della nostra epoca: in chi credere.

giovedì 30 ottobre 2008


-  IDEE.

-  Nel suo nuovo libro il filosofo Robert Spaemann affronta una delle questioni scottanti della nostra epoca: in chi credere

-  Dio, una parola che sfida i secoli

-  Fu san Paolo a stipulare per primo un contratto di assicurazione come credente quando disse: «Se Cristo non è risorto vana è la nostra fede»
-  «Il cristianesimo chiede alla ragione di non omettere la domanda su Dio. Ma sa anche che la verità si rivelerà solo alla fine dei tempi»

di ROBERT SPAEMANN (Avvenire, 30.10.2008)

Delle cose degli uomini si può parlare in due modi: da una prospettiva interna e da una esterna. Pensiamo per esempio ad una giovane coppia che stipula una polizza per un’assicurazione sulla vita. Di che cosa si tratti, in questo caso, è ovvio: i due vogliono, in vec­chiaia, poter riscuotere una certa somma e proteggersi così dal ri­schio di finire in povertà. Se aveva senso stipulare tale polizza, si vedrà soltanto nel momento in cui l’e­vento assicurato avrà luogo e la somma verrà versata. Per il mo­mento, i due giovani devono fidarsi della solidità della società assicura­trice e pensare che la liquidità sarà sufficiente. Questa polizza, però, ha anche un profilo esterno, che non dipende dal fatto che questa fidu­cia sia giustificata o meno. Il com­portamento della coppia può esse­re oggetto di ricerche di natura so­ciologica e psicologica.

Si può analizzare quante giovani coppie stipulano un’assicurazione di questo genere, e in base a quali fattori. Ci si può chiedere quali ef­fetti abbia una polizza del genere sullo stile di vita delle persone, sul loro sentimento della vita, sul loro comportamento da consumatori, sulla stabilità della loro relazione, sulla loro disponibilità a correre ri­schi, nonché sulla loro disponibi­lità a mettere al mondo dei figli. La prospettiva esterna assicura alcune conoscenze, ma sussiste a partire dalla prospettiva interna. Se la cop­pia fosse convinta che l’assicura­zione non è in grado di onorare il contratto nel caso si verifichi l’e­vento assicurato, non lo stipulereb­be, e tutti gli altri aspetti non avreb­bero alcun fondamento.

In questo senso l’apostolo Paolo scrive ai Corinzi: «Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana [...] la no­stra fede» (cfr. 1 Cor 15,14). Infatti, la religione cristiana, avendo un pro­filo interno e uno esterno, si trova nella stessa situazione di tutte le cose degli uomini. Il suo profilo in­terno è costituito dalla fede nella realtà di Dio e dalla speranza della vita eterna presso Dio. Ma finché è fede che vive in questo mondo, es­sa adempie, allo stesso tempo, va­rie funzioni sociali e psicologiche: ha delle ripercussioni sullo stile di vita degli uomini e sul loro stato d’animo.

Non può, però, essere definita a partire da questi effetti. Sta o cade insieme al suo contenuto cogniti­vo. «Questa è la vita eterna», dice Gesù nel Vangelo di Giovanni, «che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cri­sto » ( Gv 17,3). E anche la frase spesso citata della prima lettera a Timoteo, «Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati...», senza la se­conda parte, che dice: «... e arrivino alla conoscenza della verità » ( 1Tim 2,4), non è completa, anzi, trae in inganno.

Il mondo è pluralistico, e lo è sem­pre stato. In un mondo pluralistico, però, prospettiva interna ed ester­na sono inevitabilmente in concor­renza l’una con l’altra. Chi vede delle persone ballare, ma non sente la musica, non capisce i movimenti che osserva. E così, chi non condi­vide la fede cristiana sarà incline a spiegarla attraverso qualcosa di di­verso dalla verità del suo oggetto. E, in ultima analisi, non comprenderà il fedele.

Chi vive nella prospettiva interna si attiene alle parole di san Paolo: «L’uomo spirituale giudica ogni co­sa, senza poter essere giudicato da nessuno» ( 1Cor 2,15). Chi, però, è incapace di calarsi nella prospetti­va esterna, in base alla quale la reli­gione cristiana è una concezione del mondo tra altre, diventa un set­tario o un fanatico che si chiude nei confronti dell’universalità della ragione. La fede cristiana postula la medesima universalità della ragione. Anzi, pretende dalla ragione che non resti indietro rispetto al suo concetto, e constata che resta indietro se omette la domanda su Dio. Ma sa anche che il giudizio dell’“uomo spirituale”, come verità universale, integrante qualsiasi prospettiva esterna, si rivelerà sol­tanto alla fine dei tempi.

Intanto, corrisponde alla verità del­le cose parlare la lingua di tutte e due le prospettive, a seconda delle circostanze nelle quali ci troviamo e delle persone con le quali parlia­mo. I testi qui raccolti fanno que­sto. Ci sono riflessioni “dall’ester­no”, appartenenti piuttosto alla re­ligione come disciplina scientifica, ma anche conferenze, nelle quali Gesù è chiamato “il Signore”, che sono rivolte ai fratelli cristiani che sanno di chi si parla. E infine ci so­no testi nei quali l’autore, sulla base di un discorso razionale di per sé a­perto a tutti gli uomini, riflettendo su Dio si rivolge ad ascoltatori o let­tori pronti a una riflessione del ge­nere.

Infatti egli crede, contrariamente al grande Pascal, che il Dio dei filosofi non sia altro che il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, come an­che che la stella del mattino non sia altro che la stella della sera. D’ac­cordo con Platone, l’autore crede che sia un uomo davvero misero chi non è disposto a riflettere in profondità su ciò che, se fosse vero, sarebbe la cosa più importante, an­zi, l’unica cosa che conta veramen­te (Platone, Fedone 85b). È sempre Platone che fa dire a un interlocu­tore di Socrate che bisogna «pren­dere la migliore e la più inconfuta­bile delle opinioni umane su que­sto argomento cercando di naviga­re su di essa come su una tavola di legno, attraverso la vita, finché non si possa viaggiare più sicuri e con meno pericoli su un veicolo più so­lido o su un Logos divino» ( Fedone 86a).

Il veicolo più solido sembra essere la filosofia. La fede che il Logos di­vino si è fatto carne per far sì che si possa viaggiare su di lui, secondo Sant’Agostino è l’unica cosa che di­stingue “i nostri” dai Platonici. Pla­tone stesso non è chiamato in cau­sa da questa distinzione in quanto, ai suoi tempi, l’avvenimento non e­ra ancora accaduto.

*

IL LIBRO

Le convinzioni della fede messe alla prova

Il nuovo libro del filosofo tedesco Robert Spaemann (nella foto), «La diceria immortale», che esce oggi per le edizioni Cantagalli (pagine 200, euro 20) è una indagine su ciò che deve spingere a credere in Dio: non per un qualche interesse o per diventare più buoni, dice Spaemann, ma semplicemente perché esiste. Ed è dalla sua esistenza che tutto acquista un senso. Dal libro anticipiamo le pagine dell’introduzione.


Sul tema, nel sito, si cfr.:

-  EV-ANGELO, BUONA-NOTIZIA E COSTITUZIONE ITALIANA. "CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST" (1 Gv., 4. 1-8).
-  «Et nos credidimus Charitati...»!!!!
-  SINODO DEI VESCOVI 2008. L’ANNO DELLA PAROLA DI DIO: AMORE ("CHARITAS") O MAMMONA ("CARITAS")?!
-  Fatto sta che la prima enciclica di Papa Benedetto XVI (Deus caritas est, 2006) è per Mammona.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: