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EU-ANGELO, BUONA-NOTIZIA. "CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST" (1Gv., 4. 1-8). «Et nos credidimus Charitati...»!!!!

L’EUCARISTIA, IL DONO DELLA GRAZIA ("CHARIS") DI DIO ("CHARITAS") PER LA REMISSIONE DEI PECCATI, E L’ERESIA PELAGIANA DI PAPA RATZINGER. Una nota del Centro Studi Teologici e della Chiesa Antica Cattolica e Apostolica di Milano - a cura di pfls

lunedì 23 giugno 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] NON SI PUO’ OGNI VOLTA DIRE CHE QUESTA E’ LA IMMUTATA DOTTRINA DELLA CHIESA SULLA EUCARISTIA! O ADDIRITTURA CHE QUESTO E’ IL VOLERE DEL SIGNORE, E CHE LORO NON POSSONO CHE ATTUARLO, POICHE’ NON E’ NE UNO NE’ L’ALTRO.
LA CHIESA AUTENTICA CATTOLICA E APOSTOLICA HA SEMPRE INTESO LA DOTTRINA EUCARISTICA COME REMISSIO PECCATORUM ET VIATICUM PER OGNI CRISTIANO E NON SOLO PER I PURI O SEDICENTI TALI.
ALTRA COSA ERA QUANDO LA CHIESA ED IL VESCOVO PER PUBBLICI PECCATI GRAVISSIMI COME UN (...)

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> L’EUCARISTIA, IL DONO DELLA GRAZIA ("CHARIS") DI DIO ("CHARITAS") ---- ENRIQUE DUSSEL, IL MAUSS E IL MANIFESTO DEL CONVIVIALISMO. Condivisione fino alla convivialità (di Vittorio Cristelli).

venerdì 17 giugno 2011


-  PIANETA TERRA, CRISTIANESIMO, E DEMOCRAZIA "REALE": DIO E’ AMORE ("Deus charitas est": 1 Gv. 4.8). Per una Chiesa al di là della trinità "edipica" - di Mammona e di Mammasantissima ("Deus caritas est": Benedetto XVI, 2006)!!!!

-  LA CARESTIA E LA CHIESA CATTOLICO-ROMANA!!! "CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST" (1Gv., 4., 1-16). LO SCEMPIO DEL "CORPUS DOMINI". Una nota di don Aldo Antonelli sulla presente carestia, umana e teologica


Condivisione fino alla convivialità

di Vittorio Cristelli (vita trentina, 19 giugno 2011)

Ci sono incontri nella vita che ti segnano e tornano alla memoria come sorgive che ti ispirano e ti tormentano pure per avere una risposta rassicurante, esplicativa. Per me un incontro di questo tipo è avvenuto già più di vent’anni fa (non ricordo più in quale anno preciso) in quel di Vicenza ad una tre giorni di studio con i Beati costruttori di pace. C’era Enrique Dussel, uno dei pionieri della teologia della liberazione, che a tavola mi confidò che stava pensando ad un saggio in cui proporre come modello dell’economia l’Eucaristia. Io gli presentai le mie perplessità, legate al pericolo che si confonda il sacro con il profano. E lui mi obiettò che nell’Eucaristia si tratta pur sempre di mangiare e soprattutto di mangiare insieme e quindi di un convivio.

Non so se Dussel abbia poi scritto quel saggio che aveva in mente, ma vi lascio immaginare la lieta sorpresa quando la settimana scorsa ho letto che in Francia è apparso il "Manifesto del convivialismo". E’ una teoria economica sostenuta dal sociologo Allain Caillé assieme a Serge Latouche, quello che da anni denuncia una globalizzazione per la quale tutto è merce.

Il convivialismo fa parte di un movimento più vasto che intende lanciare l’antiutilitarismo nelle scienze sociali. Si chiama MAUSS e sta per "Movimento Antiutilitarista nelle Scienze Sociali". Il nome è stato scelto anche in omaggio a Marcel Mauss, autore di uno studio che si chiama "Saggio sul dono", in cui dimostra che all’origine del legame sociale non è l’utile egoistico, bensì il dono come gesto primario che fa uscire l’individuo da se stesso e lo proietta verso gli altri. Uscendo dal vago e dal generico, si riscopre che ciò che “muove il sole e le altre stelle" e crea socialità è l’amore. "Palpito dell’universo" è stato poeticamente definito l’amore, ma più concretamente e se volete prosaicamente l’amore è la molla che unisce le persone, specie in quella che è stata definita "cellula della società", cioè la famiglia.

Che cosa c’entra l’economia? C’entra eccome! Forse che quella famigliare non è economia? Certo, non si propone il profitto bensì il servizio alle persone che la compongono. A tutte e in special modo alle più deboli come sono i bambini.

I teorici del convivialismo denunciano un peccato originale nella nostra società e nella nostra democrazia: quello di vedere solo la funzione di salvaguardia degli interessi individuali. Caratteristica che segna perfino la Dichiarazione universale dei diritti umani. L’ha rilevato anni fa perfino un congresso internazionale di giuristi, celebrato a Vienna.

Nel documento finale afferma che nella Dichiarazione universale manca "il diritto dell’altro". Un deficit che caratterizza soprattutto l’economia quando dogmaticamente si definisce per il profitto. E’ quindi significativo che sia emerso anche nel recente Festival dell’economia di Trento questo limite, rilevato dal grande sociologo Zigmunt Bauman, quando, come ha documentato Vita Trentina, vi ha opposto l’amore, per il quale "non ci sono limiti".

Certo, la condivisione dei beni comporta anche rinunce e sacrifici. Ma oggi appaiono anche oggettivamente necessari se, come ha detto lo stesso Bauman, per garantire un livello di consumi eguali a quello occidentale ci vorrebbero ben tre mondi. E l’amore si ripropone con il suo "mezzo" essenziale: il dono.

Siamo ad una svolta. La stessa globalizzazione esige che si cambi registro e dall’utilitarismo si passi al convivialismo. A proposito, non c’è forse anche il movimento dei Focolari, fondato dalla nostra Chiara Lubich, che da decenni porta avanti l’ideale di un’economia diversa? Si chiama "Economia di Comunione". E qui mi ricompare davanti Enrique Dussel. Lui parlava di Eucaristia come modello economico, ma l’Eucaristia non si chiama forse anche "Comunione"?


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