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EV-ANGELO, BUONA-NOTIZIA E COSTITUZIONE ITALIANA. "CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST". «Et nos credidimus Charitati...»(1 Gv., 4. 1-16) !!!!

SINODO DEI VESCOVI. L’ANNO DELLA PAROLA DI DIO: AMORE ("CHARITAS") O MAMMONA ("CARITAS")?! Fatto sta che la prima enciclica di Papa Benedetto XVI (Deus caritas est, 2006) è per Mammona. Una nota di Federico La Sala

EBRAICO: "EMET" (Verità), "MET" (Morte). GRECO: "CHARIS". GRECO-LATINO: "CHARITAS" (Amore), LATINO: "CARITAS" ("Mammona").
domenica 27 luglio 2008 di Maria Paola Falchinelli
PER RATZINGER, PER IL PAPA E I CARDINALI, UNA LEZIONE DI GIANNI RODARI. L’Acca in fuga
EPISTOLA ENCYCLICA - MIRAE CARITATIS SANCTISSIMI DOMINI NOSTRI LEONIS PAPAE XIII. DE SANCTISSIMA EUCHARISTIA
MIRAE CARITATIS. LETTERA ENCICLICA
DI SUA SANTITÀ
LEONE PP. XIII. LA SANTA EUCARESTIA

Caro BENEDETTO XVI ...
Corra, corra ai ripari (... invece di pensare ai soldi)! Faccia come insegna CONFUCIO: provveda a RETTIFICARE I NOMI. L’Eu-angélo dell’AMORE (...)

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> SINODO DEI VESCOVI. L’ANNO DELLA PAROLA DI DIO: AMORE ("CHARITAS") O MAMMONA ("CARITAS")?! --- L’ELLISSE E LA PIRAMIDE. Un commento sulla Chiesa sinodale (di Paolo carafoni e Filomena Rizzo).).

mercoledì 1 settembre 2021

“La sinodalità è segno di cattolicità"

Un commento sulla Chiesa sinodale

di Paolo Scarafoni e Filomena Rizzo* (La Stampa/Vatican Insider, 24 Ottobre 2019)

ROMA. Siamo alle ultime battute del Sinodo sull’Amazzonia e già si leva un soffio di vento sinodale per la Chiesa italiana. Papa Francesco il 17 ottobre 2015 ricordava i tre livelli della sinodalità nella Chiesa: quello Diocesano o delle chiese particolari; quello delle Province e delle Regioni Ecclesiastiche, dei Concili Particolari e in modo speciale delle Conferenze Episcopali; e quello Universale. Abbiamo avuto modo di seguire da vicino il cammino del Sinodo sull’Amazzonia, coinvolgendoci nella bella esperienza di Amazzonia Casa comune, che accompagna i lavori in aula con numerose iniziative di preghiera, ascolto e sensibilizzazione sulle tematiche del Sinodo. Possiamo dire che abbiamo vissuto “il popolo di Dio” nella sua realtà attuale, nelle sue differenze e particolarità che diventano “sinfonia” alle orecchie di chi è pronto all’ascolto senza pregiudizi.

La sinodalità è una dimensione costitutiva della Chiesa e lo sforzo, dopo il Concilio Vaticano II, di presentare al mondo l’umanità rinnovata e salvata in Cristo nella libertà e nell’amore. Raccogliendo una tradizione molto antica e viva soprattutto nelle Chiese orientali, si vuole oggi mostrare un modello di vita nella fratellanza, superando i vincoli mondani basati sull’autoritarismo e sulla forza.

La prima osservazione molto positiva che lascia ben sperare per il futuro, è la conferma che la Chiesa cattolica è veramente universale in modo concreto e visibile: le problematiche che si affrontano in un luogo specifico hanno risonanza e conseguenze positive di rinnovamento in tutto il popolo di Dio, nel mondo intero. La sinodalità è segno di cattolicità. Non c’è bisogno di fare ogni volta decreti pontifici per sperimentarla. Si supera una concezione troppo astratta di “universale” o “cattolica”, come se la Chiesa fosse tale in modo invisibile e impalpabile, come una idealità. Abbiamo incontrato tante persone che hanno questa visione concreta. La cattolicità spinge a sfamare, curare e guarire in modo reale tutta l’umanità. I tre «verbi» più utilizzati da Gesù portano a respingere posizioni parziali, avendo il senso della pienezza e della completezza.

Una seconda osservazione riguarda direttamente coloro che appoggiano la sinodalità, si dichiarano sinodali, ma in realtà vorrebbero che il Papa e la Santa Sede risolvessero le loro problematiche intervenendo nel Sinodo con documenti risolutivi. Sono quelli del “sì! ... Però”. Sono quelli della così detta “sinodalità affettiva”, del “fare”, angosciati per risolvere i problemi, ma senza analizzarli a fondo ed ascoltare lo Spirito Santo che parla anche attraverso il suo popolo. Non di rado si tratta di religiosi abituati ad organizzare l’apostolato attraverso una struttura centralizzata. Vivono legati al concetto di “sudditanza”, come se nella Chiesa le relazioni vere fossero fra autorità e sudditi, e la sinodalità soltanto una forma moderna di conservare questi equilibri. La mancanza di questo intervento dall’alto li spaventa e disorienta. Ci sono anche laici abituati ad aspettare e a credere che le vere soluzioni vengano dalla gerarchia e dal clero.

Nella loro mente non è ancora scomparsa l’immagine della piramide per rappresentare la Chiesa. C’è chi la vorrebbe capovolgere, chi la vorrebbe scomporre. Ma non riescono a distaccarsene con il rischio che prima o poi qualcuno la rimetta in sesto, di fronte agli insuccessi dei cambiamenti. Non pochi seminaristi ancora oggi accarezzano la visione di una gerarchia di potere e di prestigio a cui appartenere.

Possibile che non si riescano a trovare altre immagini da proporre che aiutino a realizzare una maggiore condivisione nella Chiesa? Anche tra i teologi manca il coraggio. A noi piace quella illustrata l’anno scorso a Milano dall’ecclesiologo della Gregoriana Don Dario Vitali. Parlando del sensus fidei presentava come “immagine adeguata della Chiesa” la figura dell’ellisse: essa esiste in ragione dei due fuochi. Rappresentano il popolo di Dio con il sacerdozio comune e la gerarchia con il sacerdozio ordinato. Non devono essere né troppo lontani né troppo vicini, perché se sono troppo vicini uno “soffoca l’altro” e “finisce il campo magnetico”, se sono troppo lontani “non si crea il campo magnetico”. Si tratta di una figura familiare nella Chiesa, utilizzata anche nell’architettura barocca, con l’esempio più famoso della piazza san Pietro, dove sono segnati i due fuochi dell’ellisse. Evidente il legame con le teorie di Keplero che descrivono come ellittiche le orbite dei pianeti.

Una terza osservazione riguarda gli aperti oppositori alla sinodalità, con i loro cavalli di battaglia: Papa Francesco come il nemico da combattere perché introduce il disordine; la Chiesa è gerarchica e non esiste alcuna forma di partecipazione oltre l’obbedienza; il timore per l’integrità della fede e l’alterazione del Credo; la condanna della diversità nella liturgia e la diminuzione dei fedeli cattolici attribuita a questo fatto; la presunta falsa individuazione di nuovi “luoghi teologici”; tutte le problematiche relative all’ordinazione sacerdotale e all’eucaristia, che amplierebbero in modo inappropriato l’ambito dell’autorità e del governo; il celibato come unica forma di verifica della vocazione sacerdotale.

Davanti ai nostri occhi si presenta un quadro preoccupante come avvenne all’epoca del Concilio Vaticano II: ai meno attenti sembrava che ci fossero solo due schieramenti, quello dei progressisti e quello dei tradizionalisti. Confortati dai risultati delle votazioni, si sottovalutò il grande pericolo del terzo schieramento, formato dalla grande maggioranza degli attendisti, che hanno congelato il Concilio nella sua applicazione. A noi sembra che anche oggi questo terzo partito costituisca la grande maggioranza e il pericolo reale.

Auspichiamo una più ampia diffusione dell’esperienza sinodale, sia nelle chiese giovani, sia in quelle di antica tradizione. L’evangelizzazione non può più aspettare. Vorremmo vedere presto la nascita di una umanità rinnovata in Cristo nell’amore e nella libertà. C’è ancora tanto lavoro da fare. La sinodalità muove i primi passi.

Ma la fiducia nello Spirito Santo prevale e saremo stupiti da quanto accadrà: per vie inaspettate e impreviste il popolo di Dio si aprirà al cammino sinodale e sarà per il mondo una luce. Preghiamo per questo. Raccontiamo ai nostri studenti come segno di speranza che il 25 gennaio 1959, in ritardo rispetto al programma a causa del prolungarsi della cerimonia nella basilica ostiense, Giovanni XXIII alle 13,10 annunciava nella sala capitolare del monastero di San Paolo, “trepidando un poco di commozione”, ai 17 principi della Chiesa presenti, la convocazione del Concilio Vaticano II. Tutti ignari della circostanza che il mondo già lo sapesse. Il “popolo di Dio” era stato informato in anteprima. Infatti, il responsabile del servizio stampa vaticano aveva trasmesso come indicatogli, con un laconico comunicato alle 12,20, la celebrazione del Sinodo Diocesano per l’Urbe, e di un Concilio Ecumenico per la Chiesa universale (1). I mezzi di comunicazione ancor prima del Papa avevano annunciato la nuova primavera della Chiesa, realizzando il loro servizio. Nei fatti c’era stato il superamento della piramide, in un mondo connesso in tempo reale con la gente.

* Don Paolo Scarafoni e Filomena Rizzo insegnano insieme teologia in Italia e in Africa, ad Addis Abeba. Sono autori di libri e articoli di teologia Nota

1) Giovanni Caprile (a cura), Il Concilio Vaticano II. L’annuncio e la preparazione 1959-1962, La Civiltà Cattolica, Roma 1966, p. 50-51


Sul tema, nel sito, si cfr.:

PIAZZA SAN PIETRO: LA "TEOLOGIA" DELL’ELLISSE (DEI "DUE SOLI") E LE ILLUSIONI DELLA "TEOLOGIA" DEL "CERCHIO INCANTATO" (DELLA SCOLASTICA "CATTOLICA" E DELLA "SAPIENZA" RATZINGERIANA). IL DARSI DELLE COSE: LA LEZIONE DI HUSSERL.

GUARIRE LA NOSTRA TERRA: VERITÀ E RICONCILIAZIONE. Lettera aperta a Israele (già inviata a Karol Wojtyla) sulla necessità di "pensare un altro Abramo"

FLS


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