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CIELO PURO E LIBERO MARE....

ETICA DELL’ATEISMO?! AL DI LA’ DEI FONDAMENTALISMI LAICI E RELIGIOSI: UNA SECONDA RIVOLUZIONE COPERNICANA - di Federico La Sala

domenica 2 novembre 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] L’"io voglio che Dio esista" di Kant - non dimentichiamolo - è da coniugare con la negazione della validità della “prova ontologica” e non ha nulla a che fare con tutti gli idealismi platonici o cartesiani ed hegeliani e marxisti, e porta alla conciliazione dell’"uno" con l’altro "uno" e di "Dio" con il mondo.
Ma, a questo punto, con Kant come con Dante (Gioacchino da Fiore e Marx e Nietzsche e Freud ed Enzo Paci), siamo al di là di Hegel e dell’imperialismo logico-romano (...)

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> ETICA DELL’ATEISMO?! ---- CONTRO LA SOVRANITA’ E LA CARITA’ ("CHARITAS") DI GESU’, il Cardinale cattolico-romano "Pilato" dimostra a Gesù come si può "addomesticare la novità che viene da Dio"!!!

domenica 13 dicembre 2009

L’ateismo? Si supera con la testimonianza

«Il martirio è la sconfitta di ogni eclissi di Dio, il suo ritorno in pienezza attraverso l’offerta della vita da parte dei suoi figli»

DI ANGELO SCOLA (Avvenire, 12.12.2009) *

Qual è la risposta suscitata dal Dio che si è reso a noi fami­liare e ci parla lasciandosi di­re nella lingua umana? L’uo­mo, oggi come sempre, non può che percorrere, a sua volta, la strada del Testimone degno di fede. Di fronte a Colui che ci ha amati per primo e ci ama in ogni istante come se fosse l’ul­timo, gli uomini sono chiamati a coinvolgersi.

Se Cristo è venuto per rendere testimonianza alla verità, al­l’uomo tocca dar testimonianza a Lui e di Lui, Verità vivente e personale, di fronte alla sempre risorgente prete­sa di «incanalare que­st’acqua selvaggia nelle turbine dell’u­manità a vantaggio di quest’ultima» (Von Balthasar). Invece la «ferita inferta alla sto­ria del mondo con l’apparire di Cristo continua a suppurare». Per questo l’«in-con­tro » con il fratello uomo non potrà mai evitare il «contro», vale a dire l’urto di una originalità irriducibile ad o­gni tentativo di addomesticare la no­vità che viene da Dio.

Di tale irridu­cibile novità però nessuno dovrà a­vere timore se i cristiani, resistendo alla tentazione dell’egemonia, sa­pranno fare della loro differenza la via di una proposta umile e tenace. Essa è propria del soggetto cristiano personale e comunitario in cui, per dirla con Guardini, la Chiesa avviene nelle anime (persone).

Parliamo di un soggetto capace di assumere la di­mensione ecumenica e quella del dialogo interreligioso come intrinse­che alla vita di fede. Questo soggetto può proporre senza pretese egemo­niche, in una società plurale, l’avve­nimento di Cristo in tutte le sue im­plicazioni antropologiche, sociali e cosmologiche.

La grammatica del narrare Dio è la grammatica testimoniale che do­manda un cambiamento radicale di mentalità nella pratica e nella con­cezione della vita.

Diventa allora ne­cessario liberare la categoria di testimonianza dalla pesante ipoteca mo­ralista che la opprime perché la ri­duce, per lo più, al tema della coe­renza di un soggetto. La testimo­nianza brilla invece in tutta la sua in­tegrità, come metodo di conoscenza pratica e di comunicazione della ve­rità e come valore primario rispetto ad ogni altra forma di conoscenza e di comunicazione: scientifica, filo-sofica, teologica, artistica, eccetera.

In concreto per il cristiano la testi­monianza consiste nell’obiettiva se­quela di Gesù, carica del coraggio di riconoscerlo di fronte al mondo, co­me fece Lui stesso chiamato a giudi­zio da Pilato.

Solo la testimonianza degna di fede com-muove la libertà dell’altro e lo invita efficacemente al­la decisione. La narrazione che Dio fa di sé e quel­la che permette a noi di fare su di Lui e a suo nome, trova così nel martirio cristiano, «col quale il discepolo è re­so simile al suo maestro» (LG 42), la sua piena manifestazione.

Il marti­rio, grazia che Dio concede agli iner­mi e che nessuno può pretendere, è un ge­sto insuperabile di u­nità e di misericordia. Il martirio è la scon­fitta di ogni eclissi di Dio, è il suo ritorno in pienezza attraverso l’offerta della vita da parte dei suoi figli. U­na consegna di sé che vince il male, perfino quello «ingiustificabile», perché ri­costruisce l’unità, anche con colui che uccide.

Come Gesù prende il no­stro male su di sé perdonandoci in anticipo, così il martire abbraccia in anticipo il suo carnefice in nome del dono di amore di Dio stesso, da tutti riconoscibile almeno come assoluto trascendente (verità).

Restano sempre commoventi, a que­sto proposito, le parole del testa­mento spirituale di padre Christian de Chergé, priore del monastero trap­pista di Notre-Dame de l’Atlas in Tibhirine (Algeria), da lui scritto ben tre anni prima di venir trucidato con i suoi monaci: «Venuto il momento, vorrei poter avere quell’attimo di lu­cidità che mi permettesse di chiede­re il perdono di Dio e quello degli uo­mini miei fratelli».


* Sul tema, nel sito, ai cfr.:

-  "L’unica chiesa di Cristo è quella cattolica"!!!
-  VENEZIA: "RISUS PASCHALIS": "PREPARATIVI PER UNA PASQUA ECUMENICA".
-  NELLA BASILICA DI SAN MARCO IL CARDINALE PATRIARCA ANGELO SCOLA TOGLIE LA "PAROLA" AGLI ALTRI ... E LI "RIDUCE ALL’OBBEDIENZA". E, da "vero generale" dell’imperatore-papa Costantino, scrive e "grida": questo e’ il dialogo e questo è l’ecumenismo!!! Una nota di Federica Ambrosini


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