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Costituzione e Sovranità ...

COSA SIGNIFICA ESSERE ITALIANI ED ITALIANE. LA LEZIONE DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI - di Piero Calamandrei. La Costituzione italiana: SALVIAMOLA! - selezione a cura del prof. Federico La Sala

lunedì 20 novembre 2006 di Emiliano Morrone
In memoria di Sandro Pertini.
Caro Presidente della Repubblica....
"FRATELLI D’ITALIA"?! MA DOV’E’ PIU’ L’ITALIA?!
NON SOLO L’INNO MA IL NOME STESSO DELL’INTERA ***ITALIA*** E’ STATO MESSO SOTTO I PIEDI DA UN USO GOLPISTA DELLA "LOGICA" DEL MENTITORE.
Un po’ di decenza, se vogliamo andare avanti dignitosamente!!!


Il 26 gennaio 1955 ad iniziativa di un gruppo di studenti (...)

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> COSA SIGNIFICA ESSERE ITALIANI ED ITALIANE. ---- Perché mi dimetterò da italiano se verrà stravolta la Costituzione (di Maurizio Viroli)

sabato 28 febbraio 2015


Cittadinanza

Perché mi dimetterò da italiano se verrà stravolta la Costituzione

di Maurizio Viroli (il Fatto, 28.02.2015)

Provo a rispondere alle molte persone che hanno commentato su vari social networks l’articolo Non una riforma ma una revisione: il colpetto di Stato incostituzionale apparso sul Fatto Quotidiano del 20 febbraio. I gentili lettori e lettrici hanno concentrato le loro osservazioni soprattutto sulla conclusione: “Il capo dello Stato, quando riceverà la riforma dovrebbe rifiutarsi di firmarla. La Corte costituzionale dovrebbe abrogarla senza alcuna esitazione. Non si verificherà né l’una né l’altra ipotesi. Resta il referendum per il quale conviene cominciare a organizzarci fin d’ora, anche contro i partiti politici, come del resto abbiamo fatto nel 2006. Se poi la riforma passerà, e avremo un bel Senato di nominati, prenderò in serio esame di rinunciare alla cittadinanza italiana. Non credo che riuscirei a sopportare la vergogna di essere cittadino di una Repubblica che offende così apertamente la sua Costituzione”.

Chiarisco subito che non ho elementi certi per affermare che il capo dello Stato firmerà la riforma e che la Corte non la dichiarerà incostituzionale. La mia è soltanto una supposizione. Se il capo dello Stato avesse serie perplessità, le avrebbe manifestate in via riservata a Renzi e quest’ultimo avrebbe agito in tutt’altro modo. Stesso discorso per la Corte costituzionale.

LE MAGGIORI critiche vertono tuttavia sulla mia affermazione che rinuncerei alla cittadinanza italiana se venisse approvata la riforma renziana della Costituzione. Non è un motivo serio, hanno rilevato alcuni: gli antifascisti degli Anni 30 non lo hanno fatto, non si vede perché il sottoscritto, che gode di tutte le libertà, dovrebbe accedere a un simile passo.

Rispondo che per me la Costituzione è l’anima della Repubblica, ne definisce i principi fondativi, raccoglie l’eredità morale e politica della più alta esperienza di emancipazione politica della storia italiana, indica la via da seguire per vivere in Italia con dignità di cittadini. Una volta devastata, e per me la riforma renziana è una devastazione attuata in aperta violazione delle norme costituzionali, la Repubblica cambierà forma, non sarà più quella alla quale mi sento leale e quindi mi sentirò in diritto di rinunciare a essere cittadino.

Ma la motivazione fondamentale del mio gesto sarebbe l’incapacità di sopportare il senso di vergogna e di disgusto per una patria che lascia violare così la propria Costituzione senza un sussulto di dignità civile.

Ma insomma, com’è possibile accettare che la Costituzione sia riformata con il sostegno attivo di un delinquente? E come è possibile non vedere i pericoli che si annidano dietro il potere enorme del capo della maggioranza? Anche in passato, noi italiani, abbiamo avuto molti motivi per vergognarci, ma questa volta il metodo seguito e il contenuto della riforma sono il segno di una tale arroganza da autorizzare anche la protesta più radicale, beninteso, sempre entro i limiti della vita civile.

Il suo atto, mi hanno scritto, “non servirebbe a nulla”. Servirebbe, rispondo, a non sentirmi sottoposto a una casta arrogante e corrotta. E forse servirebbe come gesto di sdegno, a stimolare una resistenza civile. Riconosco tuttavia che molti lo interpreterebbero come una rinuncia all’impegno, anzi, una fuga di fronte alla sconfitta. Gli antifascisti che tanto ammiro non si sono mai arresi. “Lei può rinunciare alla cittadinanza italiana perché è già cittadino americano e vive all’estero; per la maggior parte di noi rinunciare alla cittadinanza è impossibile”. Verissimo, e se deciderò di non rinunciarvi, nonostante la riforma, sarà soprattutto perché voglio continuare a impegnarmi a fianco dei tanti italiani che non possono o non vogliono andarsene.


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