"Della terra il brillante colore". Una nota
Un doveroso omaggio va a Federico La Sala, autore del libro "Della terra il brillante colore" Ed. Nuove scritture, Milano, 2013, nel quale l’autore ridisegna la storia, la memoria e il nuovo assetto del soggetto, attraverso un libro che può considerarsi un brillante esempio di letteratura di frontiera. Con il brillante colore la terra ha mostrato le radici di un "vuoto generante", questo vuoto è autopoietico e prosegue come viatico per una nuova mente, alla ricerca di percorsi cognitivi legati a nuove intuizioni riguardo alla terra.
Dal vuoto generante della "terra" che compone le mura di una chiesa di Contursi (Salerno) e dei suoi affreschi del ’500, il testo dell’amico La Sala, rimanda, risale e allude all’elemento silicio inteso come segno del "luogo senza luogo" dei circuiti prestampati di "vetronite ramata", ovvero della pasta di "fibra di vetro" che costituisce i circuiti prestampati dei computer.
Così come il colore delle tempere delle dodici Sibille percorre lo spazio vuoto che dalla meditazione conduce alla fede nell’Assoluto, allo stesso modo il vuoto del silicio della terra (vetronite ramata), come calligramma della distopia, riorganizza il proprio invisibile campo, sovrapponendo percorsi simbolici, in cui una mente nascente si apre ad un mondo connettivo/cognitivo, per esplorare nuove configurazioni di un sistema di immagini mentali.
E dunque l’argilla del brillante colore della terra si dà come "vestito del vuoto", allo stesso modo in cui i microchip di silicio dei circuiti elettronici stampati, si danno come ordinatori dei "luoghi senza luogo" elettronici delle reti comunicazionali. Argilla e silicio sono le coordinate entro cui Sibille e profeti, si fanno fiamma e annunciano la presenza di un corpo nuovo senza identità, invisibile segno di un trans-umanesimo elettronico, partito dalla terra e che, per mezzo della terra, trascende oggi la sua immagine, cul de sac, metafora del vuoto che si espande e si moltiplica divenendo messaggio universale.