“Ma Platone aveva previsto questa Italia”
intervista a Giovanni Reale, a cura di Alain Elkann
La Stampa, 5 settembre 2010
Giovanni Reale, lei si definisce filosofo cattolico. È così?
«Credente, cristiano, cattolico in senso agostiniano, ma molto liberale».
Cosa vuol dire?
«Essere cristiano significa aver incontrato una persona, Cristo, che il credente pensa sia Dio fattosi uomo nella storia. La sua presenza, inoltre, per chi crede in lui non è limitata al tempo in cui è vissuto, ma è eterna. La fede dura sulla Terra finché qualcuno continua a credere alla presenza eterna di Cristo nella storia. Quando si dirà “Cristo è stato e non è più” la fede sparirà».
In che senso si sente vicino ad Agostino?
«Agostino non dogmatizza il pensiero, ma lo trasforma in vita spirituale vissuta».
Oggi per il pensiero cristiano è un’epoca felice o infelice?
«È infelice per il pensiero filosofico. Uno dei più intelligenti filosofi contemporanei, Jürgen Habermas, scrive: "La filosofia non è più autorizzata a intervenire in modo diretto nei problemi morali. Proprio nelle questioni per noi più rilevanti la filosofia si limita a indagare le caratteristiche formali dei processi di autocomprensione, facendo astrazione dai loro contenuti. È la massima infelicità».
E la politica?
«Anche quella non interviene più direttamente. È per questo che si pubblica un libro al giorno o su Agostino o di Agostino. Platone, da parte sua, è molto più venduto di qualsiasi altro filosofo di qualunque tempo».
E questo come mai?
«Perché è arrivato alla radice dei problemi ed è un grande scrittore». Ma San Tommaso e Aristotele? «Hanno straordinarie doti speculative. Però parlano solo a chi è interessato, al pensatore astratto, e meno all’uomo».
Lei parla di queste e altre cose nel film «Se hai una montagna di neve tienila all’ombra».
«È un lungo documentario di Elisabetta Sgarbi sulla cultura e la lettura che è stato appena presentato al Festival di Venezia nella sezione Controcampo Italiano. Tenga presente che si è diffuso in televisione e nei giornali un concetto di cultura assolutamente sbagliato. Per esempio, si dice che lo sport, quello che viene trasmesso in televisionee, è cultura al più alto livello. Io ho detto, invece, che in realtà è “controcultura”. Sbagliano quelli che fanno cultura non a 360 gradi. Io pubblico nelle mie collane da Marx ai mistici. La cultura è cibo spirituale di cui l’uomo ha un bisogno assoluto. L’uomo ricerca la verità e secondo Hegel lo fa seguendo tre strade: l’arte, la filosofia e la religione. Il primo grande manifesto che lo teorizza attraverso l’arte è la Stanza della Segnatura di Raffaello, in Vaticano».
A settembre usciranno tre suoi volumi in cofanetto e un film di Elisabetta Sgarbi che ha avuto il permesso da Antonio Paolucci, dopo 40 anni di proibizione, di filmare quel luogo altamente simbolico. Ma che cos’è la Stanza della Segnatura?
«Era la biblioteca privata del Papa: la rappresentazione del concetto rinascimentale di cultura che si amplia notevolmente rispetto al Medioevo e la prova mostrata in modo stupendo di come l’uomo cerca la verità attraverso l’arte, la filosofia e la religione. Del resto alcune volte nel verso profondo di un grande poeta si dicono molte cose in più che in un trattato di filosofia».
L’Italia di oggi vista da un filosofo va avanti o va indietro?
«Da un punto di vista generale succede che i nostri giovani risultino, rispetto a tutti gli altri giovani del mondo, i più preparati in filosofia. E c’è una ragione. Il merito è di Croce e Gentile. Abbiamo tuttora il beneficio di quelle grandi riforme. Sono invece atterrito dall’attuale situazione politica che corrisponde a quello che Platone descrive come “il momento in cui per eccesso di libertà e di licenza, ed essendo l’unico interesse quello per la ricchezza, si rischia di cadere in una forma di tirannide”. Per esempio, i tre mali supremi che colpiscono la gioventù indicati da Platone sono identici a quelli di oggi: lui parlava di forme di ebbrezza, di eccesso dell’amore sessuale e di melancolia: che corrisponde alla depressione, il male oggi più diffuso».
Secondo lei Papa Benedetto XVI è un filosofo?
«Di grande levatura e non a caso ama la cultura, l’arte e la musica. Sono molto d’accordo su tante delle sue affermazioni e divido con lui l’ambito culturale tedesco in cui si è formato».
Quello che accade oggi nella Chiesa le sembra positivo?
«La Chiesa deve essere sempre più in questo mondo, ma non con la logica di questo mondo. Cristo ha detto a Pilato: “Il mio regno non è di questo mondo”. Da agostiniano, credo che la Chiesa debba distinguersi dai palazzi vaticani. Ogni filosofia che si sposi con il messaggio cristiano fa parte della Chiesa: il messaggio cristiano non è limitabile da alcuna cultura e non è vincolabile. Come è detto nell’enciclica “Fides et ratio” di Giovanni Paolo II, ispirata dalle idee dell’allora cardinale Ratzinger».