FILOLOGIA E TEOLOGIA: "IL VANGELO CHE ABBIAMO RICEVUTO" NON E’ L’EVANGELO!!! E la Grazia ("Charis") di Dio ("Charitas"), l’amore evangelico ("agàpe"), non è il "caro-prezzo" del Dio "Mammona" ("Deus caritas est", Benedetto XVI, 2006)!!!

PER CARITÀ!!! Prof. Giovanni Reale, si svegli dal sonno dogmatico!!! L’amore evangelico è "charitas", non "caritas"!!! Alcune note - a cura di Federico La Sala

lunedì 1 febbraio 2010.
 


IDEE.

-  La continuità tra Giovanni Paolo II e Benedetto XVI nell’analisi dell’amore tra Creatore e creatura. Una riflessione di Giovanni Reale

Eros e agape secondo Wojtyla

-  Scriveva il papa polacco nel «Fratello del nostro Dio», con provocatorio spirito poetico: «Lasciati plasmare dall’amore»
-  Già Agostino aveva descritto il desiderio «donativo», dove l’agape include un eros ampliato rispetto a quello ellenico

di GIOVANNI REALE *

Il noto filologo tedesco Wilamowitz Moellendorff affermava senza mezzi termini che l’eros platonico e l’amore come agape «non hanno nulla a che fare l’uno rispetto all’altro». E precisava che Platone e Paolo non avrebbero potuto comprendersi a vicenda: «Per la verità hanno inteso cose completamente differenti, anche se avessero usato la medesima parola: l’uno non sapeva nulla dell’eros, l’altro non sapeva nulla dell’agape; naturalmente avrebbero potuto apprenderlo l’uno dall’altro, ma così come essi erano, non avrebbero potuto farlo».

Ma anche non pochi filosofi e teologi, soprattutto nell’area della cultura tedesca hanno insistito sulla inconciliabilità dei due paradigmi, e hanno rimproverato coloro che hanno tentato una loro mediazione, in quanto tale mediazione comporterebbe in sostanza un rinnegamento dell’agape.

In realtà, così non è: l’agape può includere l’eros inteso in una nuova luce, come ora vedremo. Agostino è stato uno dei primi che ha mediato i due concetti di amore in modo assai forte, puntando proprio sul ’desiderio’ che ha l’uomo di Dio, su quel sentimento particolare dell’uomo, che non trova pace fino a quando non trova riposo in Lui. Secondo Anders Nygren si tratterebbe di una indebita ripresa del concetto platonico di eros come ’desiderio’ (orexis), e pertanto di un fallace tentativo, che comprometterebbe a fondo la natura stessa dell’agape, in quanto ne capovolgerebbe il senso: l’amore come agape, che proviene dall’alto al basso, ossia da Dio all’uomo, tornerebbe a essere un amore dal basso all’alto, caratterizzato appunto dal desiderio, e quindi proveniente non da Dio ma dall’uomo stesso.

In realtà, la posizione assunta da Agostino non implica affatto un fallace compromesso fra le due interpretazioni dell’amore, in quanto imprime al desiderio un significato nuovo e trasfigurato [...].

Tale ampliamento del desiderio avviene nella dimensione dell’amore donativo. Ben si può dire che il ’desiderio’ viene inserito da Agostino in modo perfetto in quel nesso strutturale dell’’amore donativo’ di Dio per l’uomo: Dio, avendoci amato per primo, ci ha dato come dono il desiderio e la possibilità di amarlo, e, precisamente, di amare Lui, così come Lui ha amato noi. Oltre al paradigma dell’agape come donazione inteso in senso restrittivo ed escludente in toto il precedente incentrato sul desiderio, si impone, quindi, un terzo modello interpretativo dell’amore, inteso come agape inclusiva dell’eros.

Va comunque ben messo in rilievo e ribadito il fatto che questo terzo paradigma implica una amplificazione e una trasfigurazione di alcuni dei caratteri essenziali dell’eros ellenico (a cominciare da quello del ’desiderio’), e una loro valorizzazione proprio nella dimensione dell’agape, ossia nell’ottica della concezione di Dio come Amore donativo in assoluto.

Molto significativa è l’immagine biblica con cui Benedetto XVI, nella sua prima enciclica (Deus caritas est, 7) illustra la mediazione dei due paradigmi. Egli scrive: «In realtà eros e agape - amore ascendente e amore discendente - non si lasciano mai separare completamente l’uno dall’altro. Quanto più ambedue, pur in dimensioni diverse, trovano la giusta unità nell’unica realtà dell’amore, tanto più si realizza la vera natura dell’amore». E precisa: «I Padri hanno visto simboleggiata in vari modi, nella narrazione della scala di Giacobbe, questa connessione inscindibile di ascesa e discesa, tra l’eros che cerca Dio e l’agape che trasmette il dono ricevuto».

Nella Genesi 27 si legge: «Giacobbe fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa». La metafora del sogno di Giacobbe può ben essere intesa come immagine che illustra in modo perfetto il nesso dinamico-relazionale fra i due paradigmi, in cui l’uno è incluso nell’altro: gli angeli che scendono sono immagine dell’agape, ossia dell’amore donativo che Dio dà all’uomo, mentre quelli che salgono sono l’immagine dell’eros, ossia dell’amore come desiderio dell’uomo per Dio [...].

Karol Wojtyla - che oggi qui onoriamo - ha posto al centro non solo del suo pensiero teologico e pastorale, ma anche della sua filosofia e della sua poesia proprio l’amore. Nel dramma Geremia Wojtyla scriveva: «Ai piedi della verità bisogna mettere l’amore, / bisogna collocarlo agli angoli, per terra, per terra, / metterà radici anche là dove non ci sono strade - / e costruirà, eleverà, trasformerà». Nel Canto del Dio nascosto, precisava: «L’amore mi ha spiegato ogni cosa, / l’amore ha risolto tutto per me - / perciò ammiro questo Amore / dovunque Questo di trovi».

Nel Fratello del nostro Dio scriveva con provocatorio spirito poetico: «Lasciati plasmare dall’amore». E in una lettera privata del 6 gennaio 2002 mi scriveva, in riferimento alla pubblicazione da me curata di Tutte le opere letterarie: «Illustre Professore, Le sono riconoscente per aver sottolineato come proprio l’amore sia la sintesi - nell’essere e nell’esprimersi - di ciò che l’uomo cerca sulle vie della creazione artistica e su quelle della riflessione razionale. Del resto ’Dio è amore’ osserva l’apostolo Giovanni (1 Gv 4,8. 16) e la persona umana, creata a sua immagine, è chiamata a crescere e a realizzarsi nell’amore».

Credo che l’ultima enciclica che Giovanni Paolo II avrebbe scritto, se fosse sopravvissuto, sarebbe stata proprio quella sull’amore. E giustamente la prima enciclica di Benedetto XVI si intitola Deus caritas est. Penso che questa sia la migliore prova delle precise intenzioni di Benedetto XVI di voler fermamente proseguire, con il suo pontificato, sulla linea spirituale e morale del suo grande predecessore.

*

L’ANTICIPAZIONE

Lublino commemora il pontefice

In occasione di quello che avrebbe dovuto essere l’ottantottesimo compleanno di Karol Wojtyla, l’Università di Lublino ha invitato Giovanni Reale a tenere la «lectio magistralis» «Eros e agape», che sarà letta lunedì prossimo presso l’ateneo polacco e della quale anticipiamo alcuni stralci in queste colonne.

* Avvenire, 17.05.2008


Sul tema, nel sito e in rete, si cfr::

"Deus caritas est". Sul Vaticano, in Piazza san Pietro, il "Logo" del Grande Mercante!!! Caro BENEDETTO XVI ... Messa in latino? Ma quale latino?! Quello a "motu proprio"? "Sàpere aude!". Faccia come insegna CONFUCIO. Provveda a RETTIFICARE I NOMI. Segua FRANCESCO !!! E ri-mediti sulla ’sollecitazione’ (Un "Goj") di Luigi Pirandello ... a Benedetto XV.

EUROPA ED EVANGELO. LA ’CROCE’ (= X) DI CRISTO NON HA NIENTE A CHE FARE CON IL CROCIFISSO DELLA TRADIZIONE COSTANTINIANA E CATTOLICO-ROMANA.

GESU’ "CRISTO", GESU’ DI NAZARET. MA CHI ERA COSTUI?! CERTAMENTE IL FIGLIO DELL’AMORE ("CHARITAS") DI GIUSEPPE E DI MARIA!!! NON IL FIGLIO DEL "DIO" ("CARITAS") DELLA CHIESA AF-FARAONICA E COSTANTINIANA !!!

DOPO WOJTYLA, LA CHIESA SULLA STRADA DELLA CIVILTA’ DELL’AMORE? NO!!! SU QUELLA DEL DIO DEGLI AFFARI ("Mammona") E DEL SILENZIO DELLE "TRE SCIMMIETTE" (di "Mammasantissima"). Speriamo che la nottata non sia troppo buia e silenziosa. La Chiesa senza pastori: un commento di Filippo Di Giacomo

INDIETRO NON SI TORNA: GIOVANNI PAOLO II, L’ULTIMO PAPA. PER IL DIALOGO A TUTTI I LIVELLI: UT UNUM SINT. Un omaggio a WOJTYLA: UN CAMPIONE "OLIMPIONICO", GRANDISSIMO. W o ITALY !!!

LA CHIESA DI COSTANTINO, L’AMORE ("CHARITAS") E LA NASCITA DELLA DEMOCRAZIA DEI MODERNI. LA "CHARTA CHARITATIS" (1115), LA "MAGNA CHARTA" (1215) E LA FALSA "CARTA" DELLA "DEUS CARITAS EST" (2006). Una nota di Filippo Di Giacomo

-  CONTRO LA FEDE CRITICA DELL’ILLUMINISMO, A DIFESA DELLA PIRAMIDE DEI FARAONI, SCATENATA LA MALAFEDE ’CATTOLICA’ . Una ’sconcertante’ intervista del prof Giovanni Reale a cura di Armando Torno

-  MONSIGNOR RAVASI, MA NON E’ POSSIBILE FARE CHIAREZZA? SI TRATTA DELLA PAROLA FONDANTE E DISTINTIVA DELLA FEDE CRISTIANA!!! DIO E’ AMORE ("Charitas") O MAMMONA ("Caritas")?! Ha dimenticato l’esortazione di Papa Wojtyla ("Se mi sbalio, mi coriggerete")?!

Federico La Sala


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