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MESSAGGIO EVANGELICO ("CHARITAS") E TRADIMENTO STRUTTURALE DELLA FIDUCIA. IL PROGETTO TEOLOGICO-POLITICO DI PAPA RATZINGER E’ RIMETTERE SUL TRONO CELESTE IL DIO DEI MERCANTI, IL DIO-RICCHEZZA ("DEUS CARITAS EST": BENEDETTO XVI, 2006)!!!

BENEDETTO XVI, LA VISITA ALLA SINAGOGA, E LA FIDUCIA INTACCATA. "IL DOSSIER PIO XII TURBA EBREI E CRISTIANI". Una nota di Dominique Greiner et Frédéric Mounier - a cura di Federico La Sala

L’AMORE NON E’ LO ZIMBELLO DEL TEMPO (William Shakespeare): AMORE E’ PIU’ FORTE DI MORTE (Cantico dei cantici: 8.6 - trad. Giovanni Garbini).
mercoledì 23 dicembre 2009 di Federico La Sala
[...] In un comunicato, l’Amicizia ebraico-cristiana in Francia (AJCF) definisce
“inaccettabile” la decisione di Benedetto XVI, che “scandalizza non solo le autorità ebraiche ma
anche un gran numero di cristiani”.
Per l’AJCF il problema non è sapere se Pio XII ha dato un aiuto
diretto o indiretto per salvare degli ebrei durante la guerra, “ma l’assenza della sua parola pubblica
che denunciasse il massacro degli ebrei”: “La vera questione è quella (...)

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>LA VISITA ALLA SINAGOGA --- La terza visita di un Papa alla sinagoga, quella di Francesco. Un atto ripetuto 3 volte diventa "chazaqà" (di Andrea Riccardi)

lunedì 18 gennaio 2016


Il forte legame nelle differenze

La visita in Sinagoga è ormai un passaggio decisivo per i Papi, segno dell’«imprescindibile legame» tra la Chiesa e gli ebrei

Contro violenza e guerre una fratellanza religiosa

di Andrea Riccardi (Corriere della Sera, 18.01.2016)

«Secondo la tradizione giuridica rabbinica, un atto ripetuto 3 volte diventa chazaqà, consuetudine fissa» - così ha detto il rabbino Di Segni nel tempio di Roma. Alludeva alla terza visita di un Papa alla sinagoga, quella di Francesco: «Il segno concreto di una nuova era dopo tutto quanto è successo nel passato». Ormai la visita è un passaggio decisivo per i Papi, segno dell’«imprescindibile legame» tra Chiesa e ebrei (per usare le parole di Francesco). Davvero un’era nuova. Gli ebrei romani, per secoli, sono stati costretti all’umiliazione durante il corteo del Papa neoeletto verso il Laterano.

Oggi invece la Chiesa li cerca come fratelli che conosce da vicino. Il Papa, nella parte più toccante del suo discorso, ha condiviso il dolore degli ebrei di Roma per la deportazione nazista (fatto molto sentito dalla comunità): «Le loro angosce, le loro lacrime non devono mai essere dimenticate». L’«imprescindibile legame» non è un’astrazione: «Non accogliamo il Papa per discutere di teologia», ha spiegato Di Segni. Ha aggiunto: «Accogliamo il Papa per ribadire che le differenze religiose non devono però essere giustificazione all’odio e alla violenza, ma ci deve essere invece amicizia».

Di Segni ha fatto un discorso non formalmente dialoghista ma denso di responsabilità. Quella a cui i leader religiosi sono chiamati innanzi al terrorismo, ma pure ai grandi vuoti della società. Il senso di urgenza del rabbino ha trovato eco nel Papa, che ha dichiarato con forza come la violenza sia «in contraddizione con ogni religione degna di questo nome». La fede faccia crescere - ha aggiunto Francesco - la «benevolenza» verso ogni persona. Una santa alleanza tra religioni? In realtà giunge a maturazione il processo inaugurato da Giovanni Paolo II ad Assisi nel 1986, quando auspicò «energie per un nuovo linguaggio di pace, per nuovi gesti di pace... che spezzeranno le catene fatali delle divisioni ereditate dalla storia». I processi nel mondo religioso non sono facili né lenti, ma spesso irreversibili.


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