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CHI INSEGNA A CHI CHE COSA COME?! QUESTIONE PEDAGOGICA E FILOSOFICA, TEOLOGICA E POLITICA

INSEGNAMENTO E COSTITUZIONE: "CHI INSEGNA AI MAESTRI E ALLE MAESTRE A INSEGNARE?"! Una nota - di Federico La Sala

Una ’risposta’ e un omaggio a una ragazza napoletana frequentante la classe prima della scuola media, incontrata a Certaldo, in occasione del “Premio Nazionale di Filosofia” (VI Edizione, 20.05.2012), che ha posto la domanda
venerdì 14 settembre 2012
SONNAMBULISMO STATO DI MINORITA’ E FILOSOFIA COME RIMOZIONE DELLA FACOLTA’ DI GIUDIZIO. Una ’lezione’ di un Enrico Berti, che non ha ancora il coraggio di dire ai nostri giovani che sono cittadini sovrani. Una sua riflessione
KANT E SAN PAOLO. COME IL BUON GIUDIZIO ("SECUNDA PETRI") VIENE (E VENNE) RIDOTTO IN STATO DI MINORITA’ DAL GIUDIZIO FALSO E BUGIARDO ("SECUNDA PAULI").
FOTO ACCANTO AL TITOLO: GIOVANNI BOCCACCIO.
CERTALDO: PREMIO NAZIONALE DI FILOSOFIA (VI EDIZIONE - LE FIGURE DEL (...)

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> INSEGNAMENTO E COSTITUZIONE: CHI INSEGNA AI MAESTRI E ALLE MAESTRE A INSEGNARE?! --- L’ALFABETO DELLA MEMORIA. Una storia animata, dotata di anima (di Rosaria Gasparro)..

martedì 26 gennaio 2016

Il filo della memoria

di Rosaria Gasparro *
-  (comune-info, 25 gennaio 2016)

      • Non mi piacciono le giornate fine a se stesse. La retorica che le svuota, le irretisce in ritualità statiche che spengono ogni forza di trasformazione. Mi piacciono le giornate che si allungano nel prima e nel dopo, che ti tallonano con la loro ragione e chiedono un esercizio quotidiano di passione e impegno. Perché ognuno può essere ebreo di qualcuno, come diceva Primo Levi.
        -  Si tratta di costruire una storia militante, che vale ancora oggi con nomi diversi eppure uguali, a cui partecipare nei luoghi abitati con la fragilità del ricordo - un filo sottile che bisogna continuare a filare e ad annodare, perché ogni passato è a suo modo un presente strappato - l’occupazione del giorno e la tenacia della speranza. Perché il futuro viene da lontano e si lascia inghiottire dall’indifferenza.
        -  La storia militante è una storia attiva, si costruisce con tante piccole storie da cercare e ascoltare. Una narrazione composita di biografie e poesie, canti, musiche e danze, lettere e diari, filmati, voci e volti. Un ricondurre al cuore per una memoria emozionale, che se ti tocca col dolore degli altri non si fa dimenticare. Anche quando risulta difficile capire come e perché tutto è potuto accadere. L’idea di memoria di Alberto Savinio:
      • «Piace in ogni modo la forma francese (connaître par coeur), che la cosa che noi conosciamo a memoria, ossia senza bisogno di strumenti o documenti intermedi, la conosciamo “per mezzo del cuore”, ossia l’amiamo; quasi il ricordare sia amare - come infatti è...».
        -  La mia didattica della memoria è questo filo che intessiamo insieme. Una storia animata, dotata di anima.

L’alfabeto della Memoria

      • Nella ninna nanna ebraica Oyfn pripetshik - la stessa che con tutta probabilità, le madri cantavano ai propri figli mentre li accompagnavano alle camere a gas - il rabbino insegna ai bambini l’alfabeto e dice loro: «Vedete, bambini, pensateci cari a quello che studiate. Dite ancora una volta e ancora una volta “A b c, a b c”. Prenderete forza da queste lettere e guardate ancora in esse».
        -  Con i bambini e le bambine della mia classe abbiamo guardato in ogni lettera per capire, conoscere e scolpire dentro di noi il ricordo. E abbiamo scritto il nostro “Alfabeto della Memoria”.
        -  A seguire le lettere esplorate col doppio sguardo, storico e poetico. Vocabolarietto e tautogramma per l’unico sguardo che conta, quello umano.

A

-  A come aiuto!
-  Ad Auschwitz non voglio andare!
-  Non voglio essere ammazzato
-  non voglio essere annientato.
-  Non avranno la mia anima.
-  ARBEIT MACHT FREI:
-  non è vero,
-  il lavoro non rende liberi gli ebrei
-  ma ci scava l’abisso.

B

-  B come basta con questa barbarie,
-  dov’è finita la bontà?
-  Partivano dal binario 21
-  forse non se n’è salvato nessuno.
-  A Birkenau e a Buchenwald
-  c’erano belve con la faccia da uomo,
-  i bambini nelle baracche di notte
-  avevano le speranze rotte.

C

-  C come ciao casa,
-  chissà se ti rivedrò.
-  Né cibo né carezze né calore,
-  nel campo di concentramento
-  si è perso il cuore.
-  I miei capelli tagliati per terra
-  anche questa è la guerra.
-  Lo so non crescerò
-  non arriverò a maggio,
-  mi hanno detto delle camere a gas
-  ed io prego il Dio del coraggio.
-  Passerò davvero in un camino
-  anche se sono un bambino?

D

-  D come Dio dov’è?
-  Perché non è qui con me?
-  A Dachau sono deportato
-  e da tutti disprezzato.
-  Qui è tutto disumano
-  dolore e distruzione
-  un’unica disperazione.
-  Nelle docce
-  delle donne sono entrate
-  e non sono più ritornate.
-  Ogni diritto è cancellato
-  e il mio diario è bruciato.
-  Tutto muore ma non il desiderio
-  di essere liberato.

E

-  E come eccomi:
-  sono ebreo,
-  mi chiamano anche giudeo.
-  Un essere umano come te
-  come puoi fare gli esperimenti
-  su di me?

F

-  F come figlio
-  alla sua famiglia strappato
-  e chiuso dietro ad un filo spinato,
-  nel fango con la fame e il freddo
-  qualcuno viene fucilato.
-  Führer chiamano il loro capo
-  e nel forno crematorio
-  milioni ne hanno bruciato.
-  Nel fumo denso che saliva
-  la gente in silenzio moriva.

G

-  G come Giornata della Memoria
-  per ricordare ciò che è accaduto
-  nella seconda guerra mondiale
-  quando grande fu il male.
-  Per ricordare che nessuno
-  va chiuso in un ghetto,
-  nessuno strappato al suo tetto.
-  Che la Gestapo
-  tanta gente arrestava
-  e che un genocidio
-  la Germania preparava.
-  Giudei e gitani
-  ebbero la stessa sorte,
-  alcuni “giusti”
-  li salvarono dalla morte.

H

-  H come di Hitler ho paura!
-  Come gli handicappati eliminati
-  per questa rovina della razza pura.
-  Help me!

I

-  I come chi ha fatto l’indifferente
-  chi non si interessava di niente,
-  chi ignorava ciò che accadeva
-  l’ingiustizia che si commetteva.
-  Internati e in isolamento
-  io, tu, lei a cento a cento.
-  Un incubo tremendo
-  le nostre identità nel vento.
-  Indicibile.
-  Inverno
-  inferno.

L

-  L come le leggi razziali
-  che mi hanno cancellato
-  come le lacrime che ho versato
-  come le lettere che ho scritto.
-  Chiuso nel lager con i lavori forzati
-  e poi la liberazione degli alleati.

M

-  M come matricola 34796
-  ma tu mamma dove sei?
-  Vieni, prendimi per mano
-  chiamami per nome piano piano.
-  Hans, Magdala, Amos, Edna, Daniel...
-  Lot, Marisha, Isaac, Sarah, Rah’el...
-  La Memoria di chi siamo
-  chiamateci
-  e per un po’ viviamo.

N

-  N è il mio nome che si presero
-  il numero che mi lasciarono.
-  Avevamo un nascondiglio
-  ci trovarono, non era per gioco.
-  Qui la notte è nera e lunga
-  non vedono i nostri occhi tristi
-  cade la neve e urlano i nazisti.
-  “Numi numi nim”
-  Fai la ninna, fai la nanna
-  canta canta la mia mamma,
-  prendo forza dalle sue parole
-  scivola dentro un goccio di sole.
-  Qualcuno un giorno negherà...

O

-  O come orchestra
-  ma qui non c’è festa.
-  In ogni campo ce n’è una
-  copre il suono della sfortuna.
-  Un’orchestra piccolina
-  per placare la paura.
-  Per chi scende dai treni
-  per coprire i suoni della morte
-  dolci e amare sono le note.
-  L’orrore suona più forte
-  il suo concerto d’odio
-  e non è ancora esausto
-  in diretta c’è l’olocausto.

P

-  P come prigionieri,
-  come popolo da perseguitare,
-  non solo l’ebraico
-  anche il popolo del vento
-  volevano eliminare.
-  Porrajmos, divoramento,
-  lo diciamo.
-  P come propaganda di un popolo superiore e di un altro inferiore.

Q

Q come Questo è stato,
-  meditate...

-  «Vi comando queste parole.
-  Scolpitele nel vostro cuore».
-  (Primo Levi)

R

-  R come rastrellamento
-  siamo stati catturati in un momento,
-  requisiti gli oggetti e i beni personali
-  si sono scordati di essere umani.
-  La razza è una menzogna
-  ci mette contro ed è una vergogna.
-  R come ricordo di quella violenza
-  a cui si oppose la resistenza.

S

-  S come stella a sei punte:
-  la storia di sei milioni
-  di stelle rubate al cielo
-  e spente sul petto
-  di donne, bambini,
-  uomini, anziani.
-  Esclusi dalle scuole
-  catturati dalle SS
-  portati nei campi di sterminio
-  per la selezione
-  e la soluzione finale.
-  Un grande silenzio.
-  Questa è stata la shoah.
-  S come Shalom aleikem.

T

-  T come treni merci
-  al posto del bestiame
-  T come Terezin
-  il campo dei bambin
-  T come terrore
-  come tremore
-  come tatuaggio
-  sul braccio
-  T come triangoli colorati
-  per essere distinti
-  e comunque maltrattati:
-  rosso, verde, rosa,
-  marrone, blu, nero...
-  E questo è tutto vero.
-  Quello dei Testimoni di Geova era del colore delle viole
-  e non c’erano più parole.

U

-  U come uomini...
-  ma che uomini sono
-  se umiliano i loro fratelli
-  se li considerano nemici
-  se li offendono
-  se li uccidono?
-  Che storia è questa qua
-  che distrugge l’umanità?

V

-  V come le valigie che lasciammo
-  come i vagoni su cui viaggiammo
-  come i vestiti tolti
-  come i nostri pallidi volti
-  come le vittime che diventammo.
-  Erano ebrei novanta su cento
-  la loro verità viaggia nel vento.
-  Un violino suona nel tempo
-  della vita il valzer lento.

Z

-  Z come zingari,
-  rom e sinti,
-  senza zuppa
-  con la zappa
-  senza una zolletta
-  di zucchero.
-  In cinquecentomila
-  li misero in fila
-  a morire di sicuro
-  con lo Zyklon B,
-  gas a base di cianuro.

* maestra


SHOAH - STERMINIO DEL POPOLO EBRAICO. 27 GENNAIO: GIORNO DELLA MEMORIA - LEGGE 20 luglio 2000, n. 211, DELLA REPUBBLICA ITALIANA


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