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MICHELANGELO E LA SISTINA (1512-2012). I PROFETI INSIEME ALLE SIBILLE PER LA CHIESA UN GROSSO PROBLEMA ....

DOPO 500 ANNI, PER IL CARDINALE RAVASI LA PRESENZA DELLE SIBILLE NELLA SISTINA E’ ANCORA L’ELEMENTO PIU’ CURIOSO. Materiali sul tema, per approfondimenti

mercoledì 7 novembre 2012 di Federico La Sala
TONDO DONI. Attenzione: nella cornice "raffigurate la testa di Cristo e quelle di quattro profeti" (Galleria degli Uffizi)? Ma, per Michelangelo, non sono due profeti e due sibille?!

In un bel documentario dal titolo «1512. La volta di Michelangelo nella Sistina compie 500 anni» mandato in onda, ieri, 31 ottobre 2012 (giorno dell’anniversario) su TV2000 alle ore 13.05 (e replicato alle 23.05) con Antonio Paolucci, Gianluigi (...)

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> DOPO 500 ANNI, PER IL CARDINALE RAVASI --- Andiamo, ora, alla Cappella Sistina (2022). Musei Vaticani, tour dell’anima con il direttore: Barbara Jatta ci indica di guardare in alto, verso le Sibille (di Elisa Calessi)..

domenica 6 febbraio 2022

ANTROPOLOGIA E MESSAGGIO EVANGELICO: UNO SGUARDO NUOVO SULLA STORIA E SULL’ARTE...


L’evangelizzazione attraverso l’arte

Musei Vaticani, tour dell’anima con il direttore Barbara Jatta

di Elisa Calessi *

"[...] Andiamo, ora, alla Cappella Sistina. Ma non ci fermiamo davanti al Giudizio Universale. Barbara Jatta ci indica di guardare in alto, verso le Sibille. Maestose figure di donne, affrescate da Michelangelo Buonarroti tra il 1508 e il 1512. «Mi hanno sempre colpito perché sono annunciatrici del Verbo e sono imponenti. Se vogliamo, sembrano anche mascoline. La Delfica, la Libica, le ho sempre trovate figure meravigliose e molto incisive. Donne che parlano e vedono prima degli altri». Ci soffermiamo, in particolare, a osservare la Delfica. Ha in mano un rotolo, ma volge la testa dalla parte opposta, rispetto alla rotazione del corpo. Come se qualcosa o qualcuno l’avesse distratta, mentre era intenta a leggerlo.

Torniamo nella Pinacoteca. In una sala in fondo, l’ottava, il direttore dei Musei Vaticani ci mostra un dipinto di grandi dimensioni: è la Madonna di Foligno di Raffaello. «È una opera della maturità artistica, che guarda agli artisti veneti, ma anche alla plasticità di Michelangelo. Ha una dolcezza infinita. La trovo un’opera bellissima». Gli occhi le brillano. «È un grande privilegio del mio lavoro, una grande benedizione, essere attorniata da questa bellezza. Perché ti ricarica. Come mi ha detto poco tempo fa Papa Francesco, l’arte aiuta ad andare avanti. Le difficoltà ci sono, ovviamente. Ma sono ripagate. Questa bellezza ti dà la forza di continuare con passione, ma anche con devozione, con senso di responsabilità per questo ruolo così delicato e importante. Un ruolo di conservazione e condivisione di un patrimonio non solo di storia e di arte, ma anche di fede e di devozione cristiana».

Le chiediamo come si intrecciano l’arte e la fede. «Questi - spiega - sono Musei dove l’identità cristiana è talmente forte che l’attenzione all’aspetto di evangelizzazione è preminente. Io sono una storica dell’arte, ma in questo luogo le considerazioni sono e devono essere diverse. Le faccio un esempio: io faccio parte di un consesso di direttori di musei internazionali, Louvre, National Gallery, eccetera. Ma sento fortemente di essere portatrice di una identità diversa, che è quella cristiana. Quella che si fa qui è un’opera non solo di educazione artistica e storica, ma di evangelizzazione attraverso l’arte. Lo aveva capito Pio xi quando, all’indomani dei Trattati Lateranensi del 1929, istituì la commissione edilizia che permise di costruire la rampa dell’ingresso e il portone principale e che consentì di far entrare i visitatori direttamente dall’Italia. Dal 1932 chiunque può pagare un biglietto ed entrare facilmente. Prima, invece, dovevi entrare dal Palazzo. E i Musei erano aperti solo per diplomatici, accademici. Pio XI capì, da uomo di cultura e di fede, la straordinaria potenzialità di evangelizzazione racchiusa in queste collezioni».

E, in questo trionfo di bellezza, la donna è centrale. «Non c’è dubbio che le figure femminili sono notevoli in tutte le collezioni. La Vergine è la rappresentazione per eccellenza nell’arte cristiana. In alcuni casi, forse ancora di più del Cristo. Ma già nell’antichità la figura femminile è estremamente valorizzata nelle Veneri». Ce ne fa vedere due, in particolare. Si trovano nel Museo Pio Clementino, Gabinetto delle Maschere. La prima è una copia dell’Afrodite di Doidalsas. «Guardi il volto, la dolcezza dei movimenti». La seconda, nella stessa stanza, è una copia romana dell’Afrodite Cnidia di Prassitele. In piedi, le fattezze morbide, l’espressione seria.

«Ci sono tante Veneri meravigliose nel Museo Pio Clementino. E c’è una scultura femminile bellissima nel Museo Gregoriano Profano». È la Niobide Chiaramonti. La statua, una copia di età adrianea, raffigura una delle figlie di Niobe mentre tenta di fuggire dalle frecce di Apollo e Artemide. Manca la testa, è rimasto solo il corpo. «È una donna forte, ma in movimento. E ha un panneggio splendido, mosso dal vento», ci invita a osservare. Effettivamente, a guardarla, colpisce questo moto di tutto il corpo, come se lo scultore avesse catturato l’istante in cui fugge. «L’abbiamo messa al centro della sala. Del resto, anche la Niobide è una divinità».

C’è una continuità «tra l’arte antica e quella cristiana: la donna è espressione di un canone di dolcezza, di bellezza. Con il cristianesimo, poi, il soggetto femminile ha uno sviluppo esponenziale, per il ruolo che la Vergine ricopre nella vita».

Il nostro viaggio è finito, ci dirigiamo verso l’uscita. Non prima di aver dedicato un ultimo sguardo alla Niobide fuggente.

Barbara Jatta è direttore dei Musei Vaticani, nominata da Papa Francesco, dal 1 gennaio 2017. Cinquantanove anni, storica dell’arte, è la prima donna a ricoprire questa carica in cinquecento anni di storia delle collezioni pontificie. Nei Musei ogni giorno operano circa mille persone, tra dipendenti e collaboratori.

* L’Osservatore Romano, 05 febbraio 2022 (ripresa parziale).


Sul tema, nel sito, si cfr.:

RINASCIMENTO ITALIANO, OGGI: LA SCOPERTA DI UNA CAPPELLA SISTINA CON 12 SIBILLE.

Federico La Sala


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