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PER UN’ALTRA EUROPA E PER UN’ALTRA ITALIA. Al di là dei "corsi e ricorsi", il filo della tradizione critica. Contro la cecità e la boria dei dotti e delle nazioni ...

L’ITALIA AL BIVIO: VICO E LA STORIA DEI LEMURI (LEMURUM FABULA), OGGI. Un invito alla (ri)lettura della "Scienza Nuova" - di Federico La Sala

IL PUTTANESIMO. "Potrai facilmente, o Leggitore, intendere la bellezza di questa divina Dipintura dall’orrore, che certamente dee farti la bruttezza di quest’altra, ch’ora ti dò a vedere tutta contraria".
lunedì 27 maggio 2013
"PRINCIPI DI SCIENZA NUOVA D’INTORNO ALLA COMUNE ORIGINE DELLE NAZIONI": QUALE SIA LA CHIAVE DI ACCESSO AL CAPOLAVORO (1744) DI GIAMBATTISTA VICO, NON E’ ANCORA AFFATTO CHIARO NE’ AI FILOSOFI NE’ AI FILOLOGI E NEPPURE AI TEOLOGI, BENCHE’ SIA SOTTO I LORO OCCHI: "IGNOTA LATEBAT"!
LA MENTE ACCOGLIENTE. Una traccia per la rilettura della "Scienza Nuova".
PIANETA TERRA TRAGEDIA E APOLLO 11. Il "nodo di Ercole", il rapporto caverna-Socrate, ancora non sciolto. Con Neil Armstrong e Buzz Aldrin (...)

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> L’ITALIA AL BIVIO --- A MARGINE DEI DISASTRI: LA QUESTIONE LAICI E CATTOLICI (di Giancarla Codrignani)

venerdì 10 maggio 2013

di Giancarla Codrignani *

È tornata a galla in questi giorni, ma la questione ha un’origine lontana: quando io andavo ancora a scuola e rifiutavo l’esistenza di un "partito dei cattolici", a mio avviso "eretico".

Il neotemporalismo preparava frutti amari anche per i tempi in cui sarebbe diventato un fantasma. Perciò fu per me un momento cruciale quando Enrico Berlinguer parlò di "incontro" tra culture comunista, socialista e cattolica: programma serio reso vano dalla prassi del "compromesso" amato dai burocrati di tutti i partiti e inteso opportunisticamente come accordo ai vertici.

Proprio come Togliatti volle i Patti lateranensi nella Costituzione per quella cosa orrenda, anche linguisticamente, che oggi si chiama inciucio, così il Pci degli anni Ottanta (del secolo scorso) cercava l’intesa di governo con la Dc. Il che era perfino politicamente ovvio, soprattutto in un paese come l’Italia destinato a non avere mai avuto alternanza di governo; ma senza fare leva sulla crescita culturale della gente, già il Pci doveva sapere che sarebbe rimasto, anche se avesse raggiunto l’intento, prigioniero come il Psi nella stanza dei bottoni. All’inizio degli anni Novanta avvenne l’impensabile: un processo di corruzione - in un paese che quarant’anni prima chiamava i democristiani "i forchettoni" e chi aspirava ad un sussidio gli si raccomandava per ottenere, anche sano, una pensione di invalidità - dissolse in pochi mesi cinque partiti storici: Dc, Psi, Psdi, Pri, Pli.

Non avvenne certo per lo scandalo della corruzione scoperto da "Mani pulite", anche se la gente si arrabbiò di brutto, ma perché i partiti (la stessa forma-partito) erano intollerabilmente vecchi, rispetto ad un mondo divenuto complesso che imponeva ai politici di ripensare (magari studiando) il loro ruolo e le loro competenze.

La destra non ha mai avuto una forma partitica seria, dopo il Pli, ed è finita nel berlusconismo; mentre la sinistra non si è mai messa in analisi e ha dovuto aspettare che Bertinotti andasse in pensione per chiudere una delle sue vetrine. Invece la società italiana era pronta, dopo la caduta del muro di Berlino e Mani pulite, per quel Partito Democratico che si è inventato dopo le dissolvenze Pds, Ds e le tensioni D’Alema/Veltroni. Insieme si inventava purtroppo la Margherita e Casini vagheggiava il Centro.

Ritornavano, sostenuti da Ruini, i cattolici che, dopo il Concilio Vaticano II, dovevano essere diventati attenti a quel bene comune che è laico, anche se lo Ior era da sempre inquietante e gli elettori già democristiani stavano per votare compatti Berlusconi.

Senza elaborare risposte all’esigenza di cambiare pelle - di fronte ad un futuro sempre più urgente - con idee nuove da condividere con il paese, i diesse si sono accordati con una "Margherita" rassicurante, come se i cromosomi identitari fossero eliminabili con qualche spartizione; tanto più che il peso numerico del Pd non era confrontabile con quello dei cattolici che mantenevano le loro pretese, non solo di idee. L’elezione di Prodi fu un momento alto anche per il recupero di senso: l’uomo era un cristiano adulto, un personaggio di livello internazionale estraneo ai tatticismi (anche perché non ne aveva bisogno): peccato che sia stato fatto fuori, senza neppure un tentativo credibile a giustificazione dell’incidente. Adesso non solo è stato proposto Marini, uno che neppure i cattolici volevano (per un paese che ha bisogno di recupero di credibilità internazionale), ma è stato fatto uscire da una trattativa indecente con il PdL

Quando, poi, a rimediare l’errore, il cilindro manda fuori il coniglio Prodi, i soliti gli hanno tolto il voto. Alla base del popolo sovrano (che non ha idea di come si configuri la sua sovranità) tutto questo sembra (ed è) incomprensibile.

Certamente bisogna che il Pd vada a Congresso, ricominci a tessere relazioni interne ed esterne e riorienti la dirigenza. Intanto, come ai tempi di Ingrao e Amendola, ci ritroviamo - mutati i tempi! - a fare i conti fra Bersani (o, al suo posto, Barca) e Renzi. Non ci sono altri nomi, né altre tendenze per la solita "linea" che non può più calare dall’alto... Ma intanto sono andati avanti i grillini, in corsa dietro un comico che li pilota dalla rete e dal cellulare, proprio come i loro genitori si fidavano di uno che gli firmava in tv il patto con gli italiani e che adesso gli ha promesso l’abolizione dell’ Imu. Con problemi istituzionali gravi che vanno affrontati, a partire dalla regolamentazione della rappresentatività via internet.

Chiunque voglia curarsi del paese, laico o cattolico che sia, deve fare il cittadino responsabile e il Pd bisogna che si rimetta in gioco e faccia cultura, cultura, cultura, anche se non si sa che cosa proporre, che certezze offrire: è più vincente farsi aiutare da chi forse ne sa meno di te, ma è vivo in questo mondo e vuole sapere (oltre ad averne diritto) che senso ha viverci. I cattolici dicevano "il bene comune"....

N.B. La rabbia non è una mia passione. Mi viene tardiva, di testa. Quindi aggiungo qualche chiarimento al testo. Ma, a distanza di qualche giorno, proseguo un ragionamento che diventa giudizio.

Severo, anche perché vedo che ci si accontenta di due o tre dichiarazioni di ignari che hanno votato la loro stima per Rodotà. L’indagine - figurarsi la censura - sui 101 ha poco senso; e, giustamente, la si pone per finta. Invece si accettano, senza far verbo, accuse dell’informazione su divisioni e lotte interne, poco preoccupanti se non si aggiungesse "per bande".

Qualche politico insinua a quattr’occhi - e mai vorrebbe essere nominato - la catena di intrighi apertasi con l’incontro Bersani/Berlusconi. Marini non era bene accetto nemmeno ai cattolici: perché non è stata traumatica la sua caduta e gli si è trovato subito un successore? È stato prontamente sostituito da Prodi, che più candidato del centro-sinistra non poteva essere, ma era anche il massimo nemico di Berlusconi (che avrebbe forse accettato perfino Rodotà, ma mai Prodi). E nasce la bocciatura. Le elezioni del Presidente della Repubblica non sono sempre state lineari: Pertini l’abbiamo eletto in sedici tornate, ancor di più per Scalfaro.

Come mai il dramma ha bloccato la ripresentazione di Prodi o una nuova "sorpresa", come la chiamava Bersani? Solo per il rumore del M5S interno all’aula ed esterno? La piazza ha sempre fatto rumore e in aula dall’antico Pci o i radicali fino - oddio lo stile - ai mangiatori di mortadella i richiami all’ordine si sprecavano. In questo caso il capolinea per Prodi e il dramma fino al ricorso a Napolitano hanno impedito di capire chi mai fosse stato previsto come terzo candidato.

Questo è il vizio oggi intollerabile dei "vecchi" partiti: era necessario che il Pd dicesse pubblicamente quali erano le carte su cui puntava. Non averlo fatto autorizza a pensare che il nome prestigioso di Rodotà (che M5S ha venduto come merce propria e poi svenduto al conteggio tardivo di nemmeno 5.000 preferenze) insieme con Prodi abbia affossato un gioco che avrebbe portato alla terza proposta, nemmeno tanto misteriosa, che l’autodifesa tesissima di un D’Alema di solito controllato e irridente ha fatto sparire.

Certo Bersani ha le responsabilità formali degli errori, ma, proprio perché un segretario non è né un autocrate né un martire, non deve permettere la favola italica di storie che non si saprà mai come sono veramente andate.

Giancarla Codrignani

Articolo tratto da:

FORUM Koinonia 345 (9 maggio 2013)

http://www.koinonia-online.it

Convento S.Domenico - Piazza S.Domenico, 1 - Pistoia - Tel. 0573/22046

* Il Dialogo, Giovedì 09 Maggio,2013


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