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Pianeta Terra. Mediterranea-mente ....

GELBISON, GIBSON E LA CHIESA CATTOLICA. DUE PAROLE, UN ’RIVELATIVO’ SEGNO DEI TEMPI. UNA ’MEMORIA’ DEL 2004 - di Federico La Sala

Dedicata al ’monaco florense’, Emiliano Morrone, in viaggio...
sabato 24 giugno 2006
"Il grande Teatro di Oklahoma vi chiama! Vi chiama solamente oggi, per una volta sola! Chi perde questa occasione la perde per sempre! Chi pensa al proprio avvenire, è dei nostri! Tutti sono i benvenuti! Chi vuol divenire artista, si presenti! Noi siamo il teatro che serve a ciascuno, ognuno al proprio posto! Diamo senz’altro il benvenuto, a chi si decide di seguirci! Ma affrettatevi, per poter essere assunti prima di mezzanotte! A mezzanotte tutto verrà chiuso e non sarà più riaperto! (...)

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> GELBISON, GIBSON ... E LA CHIESA CATTOLICA. --- Jacques Maritain, il filosofo del «mare nostrum», valorizzò il Mediterraneo come crogiolo di culture e religioni diverse (di Roberto Papini).

giovedì 18 marzo 2010

CON MARITAIN, OLTRE MARITAIN:

UN MESSAGGIO CIFRATO PER BENEDETTO XVI. AL PONTEFICE MASSIMO E ALLA SUA EMPIA PRETESA DI AVERE UN POTERE PARI A DIO, IL GIORNALE DEI VESCOVI RICORDA LA LEZIONE DI GIOVENALE.

LA CHIESA E IL VERGOGNOSO SILENZIO SULLA PEDOFILIA DELLA GERARCHIA VATICANA. Il tradimento strutturale della fiducia. Una nota sul numero 3 (2004) della rivista "CONCILIUM" Un GRANDE concilio, in terra!, tra tutti gli uomini e tutte le donne di buona volontà di tutta la Terra, come quello immaginato IN CIELO nel Quattrocento da Nicola Cusano, "per placare la follia dell’ira e di aiutare la verità a manifestarsi" (...)

UN NUOVO CONCILIO, SUBITO. UNA MEMORIA DI "VECCHIE" SOLLECITAZIONI. Il cardinale Martini, dalla “città della pace”, lo sollecita ancora!!! Cattolicesimo, fascismo, nazismo, stalinismo: il sogno del "regno di ‘dio’" in un solo ‘paese’ è finito. 95 TESI? NE BASTA UNA SOLA!



-  Maritain, il filosofo del «mare nostrum»

-   Il pensatore francese valorizzò il Mediterraneo come crogiolo di culture e religioni diverse.
-  Qui nacque l’idea feconda che il confronto con l’altro arricchisce la propria identità

-  Influenzò il giovane Bobbio e Adriano Olivetti, a Chicago lavorò con Strauss e Voegelin
-  per tracciare un fondamento più sicuro alla democrazia dopo il dramma dei due conflitti mondiali

-  DI ROBERTO PAPINI (Avvenire, 18.03.2010)

Jacques Maritain (1882- 1973) è generalmente riconosciuto come uno dei maggiori pen­satori del XX secolo, anche se l’ar­ticolazione scolastica della sua o­pera ha allontanato molti tra i suoi potenziali estimatori. Ricor­rendo ad un tomismo duttile ed a­perto ha affrontato i maggiori problemi teorici del suo tempo nei campi più diversi: nella me­tafisica, nell’epistemologia, nella filosofia della natura e in quella della cultura, dell’estetica e del­l’educazione ed anche nella poli­tica, conducendo una battaglia per la liberazione dell’intelligen­za e un ritorno al realismo, nella prospettiva di dare un fonda­mento alla nozione di persona.

Specialmente in Umanesimo in­tegrale, Maritain analizza i rap­porti tra persona e società e af­ferma che l’uomo non si esauri­sce nel sociale, anche se è porta­to ad una « comunione sociale » : la società è per le persone e non le persone per la società. Il bene comune non consiste allora solo in una redistribuzione del benes­sere materiale, ma soprattutto nell’edificazione di una società che favorisca la promozione di tutto l’uomo e di tutti gli uomini.

Per dirla sinteticamente, la filo­sofia di Maritain è un umanesi­mo personalista. D La sua filosofia politica si svilup­pa già nelle sue opere degli anni Venti, partendo dall’idea di per­sona presente in San Tommaso, ma da lui approfondita nella sua dimensione storica e relazionale. Maritain, in particolare, teoriz­zerà quella corrente fi­losofica, il personali­smo, cui appartengo­no, per molti versi, au­tori come Mounier, Lé­vinas, Ricoeur, Buber, Scheler, Guardini, il giovane Bobbio, Oli­vetti, Pareyson ... e tanti altri che, da un la­to, rifiutano l’atomiz­zazione della società li­berale e, dall’altro, il collettivismo delle società comu­niste ( oltre ai fascismi emergen­ti).

Da qui il disegno di una so­cietà pluralista, personalista e co­munitaria il cui fondamento non è né l’individuo né lo Stato, ma la persona. Con questa prospettiva si può dire che Maritain ha vera­mente attraversato i grandi pro­blemi del Novecento e non in mo­do disincantato ( basti ricordare le sue numerose battaglie per la fondazione dei diritti umani, il suo impegno per la fine della guerra civile in Spagna, i Manife­sti firmati con altri intellettuali francesi ed europei...), ma come pensatore di movimento, « filo­sofo nella città » , intellettuale im­pegnato a servizio della verità e della giustizia.

Durante la guerra Maritain, rifugiatosi negli Stati Uni­ti a causa del suo antinazi­smo, approfondirà il suo pensie­ro politico nel contesto america­no. Nel 1949 Maritain, allora filo­sofo cattolico molto conosciuto, veniva invitato all’Università di Chicago con Leo Strauss, Eric Voe- gelin e Yves Simon ad offrire un contributo per una nuova filoso­fia della democrazia e dei diritti u­mani ritenuta necessaria per una ricostruzione solida dello spirito e delle istituzioni democratiche, a livello nazionale e internaziona­le, dopo la catastrofe delle due guerre mondiali.

Erano gli anni movimentati del dopoguerra e da molti era avvertita la necessità di approfondire la ragioni del « vive­re assieme » , anche se la guerra fredda e la minaccia nucleare a­veva spento molte speranze di trovare un camino pacifico per i paesi del pianeta dopo la firma della carta dell’Onu a San Franci­sco nel 1945 e la Dichiarazione U­niversale dei Diritti dell’Uomo nel 1948. L’idea era quella di un ordi­ne ( nazionale ed internazionale) fondato sulla persona umana ed i suoi diritti e doveri, un’idea cui Maritain aveva già dato un con­tributo importante alla cultura del tempo e, in particolare, du­rante la stesura della Dichiara­zione Universale del 1948. Uomo e lo Stato, che raccoglie le confe­renze di Chicago, si rivelò non so­lo il capolavoro della sua filosofia politica, ma fu considerato uno dei libri che coglievano con più profondità lo spirito dei tempi e disegnavano prospettive concre­te, anche se difficili, per l’edifica­zione di un mondo pacifico.

La triade persona umana e suoi diritti - società civile ( Maritain u­sava il termine « corpo politico » ancor più carico di significato in quanto assorbiva l’idea di Stato) - democrazia, costituisce per il pensatore tomista la base su cui costruire un mondo nuovo che a­vrebbe dovuto sostituire il ’ dé­sordre radical’ che aveva dilania­to il Novecento, con la triade in­dividuo (individualismo) - nazio­ne - Stato. La centralità della de­mocrazia è, insomma, il tema do­minante di L’uomo e lo Stato.

Una vera democrazia - politica, economica, sociale e culturale - espressione reale di un «corpo po­litico » maturo, è il sistema mi­gliore con cui gli uomini possono autoregolarsi e limitare l’idea che sia lo Stato a permettere i diritti u­mani, mentre a lui non spetta che riconoscerli come inerenti alla natura umana; e solo un mondo formato da democrazie sul piano nazionale può dar vita ad un’au­tentica democrazia internazio­nale e ad una globalizzazione gui­data non solo da imprese tran­snazionali, ma da un’ « autorità politica mondiale » espressione autentica di un « corpo politico » mondiale (oggi diremmo «società transnazionale » ). L’idea di perso­na e di democrazia si sono svi­luppate nell’ambito del Mediter­raneo in un intreccio tra religioni ( là Dio è entrato in contatto con l’umanità), culture ( è sempre sta­to un crocevia tra Oriente e Occi­dente) e politica in situazioni di conflitto, ma anche di reciproca collaborazione.

In un momento difficile come quello attuale, le analisi sotti­li di Maritain ( già presenti in Religione e cultura) su ebraismo, cristianesimo e islam, ci aiutano a comprendere tutte le valenze del « mare nostrum » che ha offer­to al mondo il pensiero per auto­comprendersi attraverso l’incon­tro con l’altro e tessere trame di collaborazione messe spesso alla prova, ma che hanno resistito e si sono rinnovate nei secoli. Anche se accade che la violenza reci­proca ci faccia velo, non possiamo dimenticare che esiste un uma­nesimo mediterraneo ( persona­lista). Maritain, filosofo della per­sona, come molti autori ebrei, cri­stiani e musulmani, ne era co­sciente.

CONVEGNO

IL «PADRE» DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI UMANI

Trentacinque anni di vita, un percorso di ricerca accademica che ora può andare sotto la lente d’ingrandimento degli studiosi. Per tale motivo si svolge in questi giorni a Roma il convegno «L’Istituto Maritain tra memoria e progetto dopo trentacinque anni», promosso in collaborazione con il Centro culturale San Luigi dei francesi e la Fondazione Roma. L’evento si è aperto ieri con la presentazione del volume di Jean-Dominique Durand, «Un laboratorio per la democrazia» (Il Mulino), dedicato all’attività dell’ente maritainiano.

Sono intervenuti William Sweet, vice presidente del «Maritain», Mauruzio Fallace, del Ministero per i Beni culturali, e Sergio Fernàndez Aguayo, presidente dell’Istituto Maritain del Cile. Oggi, in via del Corso 320 a Roma, doppia sessione di lavori con gli interventi, tra gli altri, di Roberto Papini, segretario generale dell’Istituto (di cui anticipiamo qui l’intervento), Federico Mayor, già direttore generale dell’Unesco, Marcelo Sànchez Sorondo, Cancelliere della Pontificia accademia delle scienze, Pedrag Matvejeviç, docente della Sapienza di Roma, Robert Royal, esponente del Faith & Reason Institute di Washington, e Mohammed Arkoun (professore alla Sorbona di Parigi). Il convegno si conclude sabato con una riflessione sull’enciclica «Caritas in veritate», dove interverranno Giancarlo Zizola, monsignor Agostino Superbo, Piero Votto, Gennaro Curcio.


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