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IL SOGNO DI UNA "COSA" DI BENEDETTO XVI: UNA CHIESA "PER MOLTI", NON "PER TUTTI". Cinque note per un Convegno

giovedì 2 maggio 2013
CHIESA "PER MOLTI", NON "PER TUTTI"!!!
Per il Convegno "Chiesa di tutti, Chiesa dei poveri" del 15 settembre 2012, cinque note a margine
di Federico La Sala *
1. LA GERARCHIA CATTOLICO-ROMANA HA ROTTO I PONTI CON IL MESSAGGIO EVANGELICO. A 50 anni dall’inizio del Concilio Vaticano II, bisogna (...)

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> UNA CHIESA "PER MOLTI", NON "PER TUTTI". --- BRUNO FORTE DIFENDE IL SOGNO DEL PAPA: CARESTIA "PER TUTTI" ED "EU-CARISTIA" PER MOLTI

domenica 20 gennaio 2013

di Bruno Forte, arcivescovo di Chiesti-Vasto

-  “Avvenire” del 19 gennaio 2013

Il dibattito intorno alla traduzione delle parole della consacrazione del vino nella celebrazione dell’Eucaristia si sta facendo vivo nel nostro Paese, come mostrano vari interventi e pubblicazioni recenti. Il sangue di Cristo è stato versato «per molti» o «per tutti»? Come tradurre l’espressione greca « hypér pollôn », presente nei testi biblici, sottesi alla formula liturgica?

La traduzione della Bibbia, approvata dalla Conferenza episcopale italiana, sia nella precedente che nell’attuale versione, ha tradotto così l’espressione: «Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza, versato per molti » (Marco 14, 24 ); «Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati» (Matteo 26,27-28). Isaia 53,11s, poi, è reso in modo analogo: «Il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità... ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti».

Da parte mia, ho avuto modo di esprimere la mia posizione in varie sedi: lo feci, ad esempio, in una riunione di qualche anno fa del Consiglio permanente della Cei, di cui facevo parte come presidente della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, argomentando la mia preferenza per il «per molti». In sede di Assemblea dei vescovi italiani, pur ribadendo la mia preferenza, espressi la mia comprensione per la difficoltà pastorale che i più vedevano e che non ho mai negato: capirà la gente questo cambiamento di traduzione dopo l’uso pluridecennale della traduzione «per tutti»? Non si penserà forse che con questo cambiamento si vogliano restringere gli spazi dell’accoglienza di tutti nella salvezza offerta da Gesù, quasi a voler presentare una Chiesa dei «no», più severa ed esigente?

Provo a fare chiarezza nel conflitto delle interpretazioni: la traduzione «per tutti» non è scorretta, perché non c’è dubbio che Dio voglia tutti salvi e il Figlio sia stato mandato per la salvezza di tutti. Questa traduzione, tuttavia, come ogni traduzione può essere cambiata e migliorata. Ad esempio, alcuni propongono come nuova traduzione la formula «per una moltitudine», che fa eco alla scelta della traduzione francese del testo liturgico: «pour la multitude». Il punto fondamentale da affermare è che Cristo è morto per la salvezza di tutti, anche se non è scontato che tutti vorranno accettare il Suo dono.

Quest’idea a me sembra resa correttamente dalla traduzione letterale «per molti», che meglio rispecchia la distinzione fra la redemptio objectiva, offerta dal Signore a tutti, e la redemptio subjectiva, quella effettivamente accolta o rifiutata dalla libertà di ciascuno. Si tratta di una resa che rispetta maggiormente non solo l’originale del testo, ma anche la libertà dell’assenso da parte della creatura umana, e dunque la sua dignità nella prospettiva dell’alleanza salvifica con il Dio vivente. Noi non sappiamo se tutti entreranno nella salvezza di Cristo, precisamente perché è in gioco la libertà di ciascuno di accogliere o rifiutare il dono.

Mi sembra ovvio che come spera Cristo e spera la Chiesa, così noi speriamo che tutti lo accolgano, impegnandoci ad annunciare credibilmente a ciascuno la bellezza di quanto il Signore ci offre.

In questa luce, è importante sottolineare che «molti» in italiano si oppone a «pochi», ma non è il contrario di tutti. Resta certamente la difficoltà di modificare un testo usato per anni nella liturgia e di dover conseguentemente spiegare la scelta operata: ma l’opzione «per molti» potrebbe essere occasione di una catechesi arricchente, che aiuti i credenti a riappropriarsi del messaggio centrale della salvezza offerta a tutti, senza imporsi alla libertà di nessuno. È quanto fa l’Eucaristia: essa realizza e annuncia la salvezza universalmente offerta e lascia il rischio della libertà umana come presupposto sullo sfondo. Da questo insieme di considerazioni deduco che la traduzione «per molti» sarebbe la più esatta. Altri episcopati l’hanno accolta, in lingue di diffusione mondiale (basti pensare all’inglese: « for many »).

Perché la sfida accettata da quei pastori non potrebbe essere accolta anche da noi, considerando che in gioco c’è il messaggio centrale della fede cristiana e la celebrazione di esso per la nostra salvezza, culmine e fonte di tutta la vita della Chiesa?


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