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Con Freud, oltre...

PSICOANALISI E OMOSESSUALITA’: IPOTESI GAY. L’avvio di un dialogo che tenta di smarcarsi da annosi schematismi, in una raccolta di saggi curati da Olga Pozzi e Sarantis Thanopulos - a cura di pfls

giovedì 22 febbraio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] nel corso dell’esperienza analitica con pazienti omosessuali, lungamente raccontata tra queste pagine, non mancano certo aspetti conflittuali e patologici, ma essi non derivano dalla condizione gay di per sé, bensì da problemi più generali che riguardano i processi di identificazione e quelli relativi alle dinamiche intrinseche alle relazioni con gli altri. Lo stesso Freud, in una nota aggiunta nel 1914 ai Tre saggi sulla teoria sessuale, scriveva che «anche l’interesse sessuale (...)

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> PSICOANALISI E OMOSESSUALITA’: IPOTESI GAY. --- Sigmund Freud e l’omosessualità: "Non c’è niente di cui vergognarsi".

sabato 13 febbraio 2016


Sigmund Freud e l’omosessualità. La lettera ritrovata che svela il suo pensiero: "Non c’è niente di cui vergognarsi"

di Redazione *

Nel 1935, Sigmund Freud scrisse una lettera di risposta a una madre che gli aveva chiesto aiuto per il figlio gay. Nonostante le percezioni più ampie sull’omosessualità a quel tempo Freud aveva un approccio diverso: "Non c’è nulla di cui vergognarsi", scriveva alla donna.

"Deduco dalla tua lettera che tuo figlio è omosessuale. Sono molto colpito dal fatto che non utilizzi questo termine quando dai informazioni su di lui. Posso chiedere perché lo eviti?" scrive Freud. "L’omosessualità non è di certo un vantaggio, ma non c’è nulla di cui vergognarsi, non è un vizio, non è degradante, non può essere classificata come una malattia, riteniamo che sia una variazione della funzione sessuale, prodotta da un arresto dello sviluppo sessuale. Molti individui altamente rispettabili di tempi antichi e moderni sono stati omosessuali, molti dei quali sono stati grandi uomini".

Questa corrispondenza getta una luce sulle opinioni personali di Freud: è noto da tempo che non considerava l’omosessualità come una patologia. Credeva che tutti nascessero bisessuali e più tardi si orientassero verso l’etero o l’omosessualità. Nella lettera, Freud suggerisce che una "terapia" per trattare l’omosessualità può essere possibile, ma dice che il risultato "non può essere previsto".

La lettera è attualmente esposta a Londra nell’ambito della mostra alla Wellcome Collection. [...]

Ecco il testo integrale:

Cara signora,

deduco dalla sua lettera che suo figlio è omosessuale. Sono molto colpito dal fatto che non usi mai questo termine nel darmi le informazioni su di lui. Posso chiedere perché lo evita? L’omosessualità non è certo un vantaggio, ma non c’è nulla di cui vergognarsi, non è un vizio, non è degradante; non può essere classificata come una malattia; riteniamo che sia una variazione della funzione sessuale, prodotta da un arresto dello sviluppo sessuale. Molti individui altamente rispettabili di tempi antichi e moderni erano omosessuali, tra di loro c’erano grandi uomini. (Platone, Michelangelo, Leonardo da Vinci, ecc).

È una grande ingiustizia perseguitare l’omosessualità come un crimine - e anche una crudeltà. Se non mi credete, leggete i libri di Havelock Ellis. Mi chiede se posso aiutarla, intendendo dire, suppongo, se posso sopprimere l’omosessualità e fare in modo che al suo posto subentri l’eterosessualità. La risposta è, in linea generale, che non posso promettere che questo accada.

In un certo numero di casi riusciamo a sviluppare i semi degradati delle tendenze eterosessuali, che sono presenti in ogni omosessuale, ma nella maggior parte dei casi non è più possibile. Dipende dal tipo e dall’età dell’individuo. Il risultato del trattamento non può essere previsto. Quello che l’analisi può fare per suo figlio è un’altra cosa. Se lui è infelice, nevrotico, lacerato da conflitti, inibito nella sua vita sociale, l’analisi può portargli armonia, pace della mente, piena efficienza, sia che rimanga un omosessuale, sia che diventi eterosessuale. Se si decide, può fare l’analisi con me - non mi aspetto che lo farete - lui deve venire a Vienna. Non ho alcuna intenzione di spostarmi da qui. Tuttavia, non trascurate di darmi una risposta.

Cordiali saluti con i migliori auguri,

Freud

Post Scriptum

Non ho trovato difficoltà a leggere la sua scrittura. Spero che non troverete la mia scrittura e il mio inglese difficile da leggere.

* L’Huffington Post, 19/02/2015


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