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EVANGELO E COSTITUZIONE. Per la critica dell’antropologia e della teologia di "Mammona" e di "Mammasantissima" ....

IL PRESEPE E LA NOTTE DI NATALE. La lezione di Pirandello a Benedetto XV e a Benedetto XVI - a cura di Federico La Sala

LA "SACRA" FAMIGLIA DELLA GERARCHIA CATTOLICO-ROMANA E’ ZOPPA E CIECA: IL FIGLIO HA PRESO IL POSTO DEL PADRE DI GESU’ E DEL "PADRE NOSTRO" ... E CONTINUA A "GIRARE" IL SUO FILM PREFERITO, "IL PADRINO".
lunedì 22 dicembre 2008
[...] Venuta la notte di Natale, appena il signor Pietro Ambrini con la figlia e i nipotini e tutta la servitù si recarono in chiesa per la messa di mezzanotte, il signor Daniele Catellani entrò tutto fremente d’una gioia quasi pazzesca nella stanza del presepe: tolse via in fretta e furia i re Magi e i cammelli, le pecorelle e i somarelli, i pastorelli del cacio raviggiolo e dei panieri d’uova e delle fiscelle di ricotta - personaggi e offerte al buon Gesù, che il suo demonio non aveva (...)

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> IL PRESEPE E LA NOTTE DI NATALE. La lezione di Pirandello a Benedetto XV e a Benedetto XVI --- Per una pedagogia transculturale e una scuola inclusiva. Una nota di A. Goussot.

giovedì 17 dicembre 2015


Per una pedagogia transculturale

di Alain Goussot (Comune-info, 17 dicembre 2015)

Nelle ultime settimane si parla molto delle vicende che riguardano la presenza o meno del Presepe nelle scuole per Natale con fronti contrapposti, tradizionalisti e laici ; fronti anche falsi poiché la questione è mal posta in partenza. Si parte da impliciti erronei: da una parte è come se le tradizioni che sono varie e anche vissute fossero per definizione opposte all’apertura e al riconoscimento delle differenze, dall’altra parte è come se il pluralismo culturale fosse per definizione contrario alle tradizioni.

Pensiamo che queste due posizioni siano false culturalmente e anche pedagogicamente. Sono posizioni che tendono ad escludere, a sottrarre: per i tradizionalisti le culture diverse, per i laici pluralisti le tradizioni considerate come problematiche.

In realtà sul piano pedagogico ma anche su quello dei vissuti, stiamo parlando dei bambini e delle loro famiglie, le cose sono molto più complesse e anche viste, per fortuna, con maggiore buon senso. Anzi bisognerebbe ritornare a una pedagogia del buon senso, come la chiamava Célestin Freinet, il fondatore dell’approccio cooperativo in educazione.

La questione non è di non fare il presepe insieme in classe oppure di non fare l’albero di Natale (ci si potrebbe chiedere perché l’albero sì e il presepe no?); la questione non è di escludere il presepe dalle aule perché potrebbe offendere la sensibilità di chi non è cattolico, personalmente non lo sono ma dubito fortemente che questo offenda i bambini presenti che provengono da diversi orizzonti culturali e familiari, quindi anche religiosi. In realtà se lo si vive come una costruzione comune, un gioco, un momento di festa e di convivialità, di curiosità, nessuno si sente offeso.

Ma per essere veramente inclusivo sul piano pedagogico bisogna anche festeggiare il Ramadan con i bambini musulmani e la festa ebraica con quegli ebrei presenti, oppure anche buddista e induista se necessario, trasformare tutti quei momenti come momenti d’incontro, di conoscenza e anche di convivialità poiché le emozioni positive che creano comunione e prossimità nel rispetto delle specificità di ognuno possono diventare delle mediazioni costruttive per crescere insieme e imparare a stare insieme nel rispetto della varietà culturale che forma la società.

Il laicismo che vorrebbe sottrarre finisce per fare della scuola un mondo ascetico, senza anima, senza vita, e soprattutto non rispecchiando la realtà socio-culturale, la sua logica è, purtroppo, quella di una nuova religione o cultura che esclude le altre.

Come affermava il grande pedagogista italiano Raffaele Laporta occorre rispecchiare pedagogicamente la pluralità dei mondi presenti nella società, la laicità è additiva e non sottrattiva, pluralista e non monoculturale, aperta a tutti e non chiusa a tutti in nome di una norma laica decisa da non si sa chi. Importante è il vissuto comune dei bambini, le loro percezioni e quella delle loro famiglie.

Quindi apriamo e non chiudiamo: facciamo il presepe a Natale, mettiamo insieme l’albero, mangiamo i pasticcini e leggiamo un racconto del Corano durante il Ramadan, festeggiamo la festa ebraica, oppure le feste cinesi e quelle civili, come quella del 25 Aprile: la logica dell’arricchimento e dell’accoglienza di tutti e di tutte è il terreno sul quale si costruisce le condizioni dell’educazione all’alterità, alla varietà e al meticciato. Mettiamoci in cammino sulla strada di una pedagogia transculturale che fa emergere al di là delle differenze il nostro fondo comune.

* Alain Goussot è docente di pedagogia speciale presso l’Università di Bologna. Pedagogista, educatore, filosofo e storico, collaboratore di diverse riviste, attento alle problematiche dell’educazione e del suo rapporto con la dimensione etico-politica, privilegia un approccio interdisciplinare (pedagogia, sociologia, antropologia, psicologia e storia). Il suo ultimo libro è L’Educazione Nuova per una scuola inclusiva (Edizioni del Rosone)


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