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"I SOGGETTI SONO DUE, E TUTTO E’ DA RIPENSARE" (LAURA LILLI, 1993). A PARTIRE DALLA TESTA E DAI TESTICOLI DELLE DONNE E DEGLI UOMINI ....

DONNE, UOMINI, E POTERE. Dell’ultima cena (Rosalind Miles), del Codice da Vinci (Dan Brown), e della resurrezione dalla preistoria - oggi. Una recensione di Isabella Bossi Fedrigotti e alcune note di Federico La Sala

sabato 7 marzo 2009 di Federico La Sala
[...] Avrei voluto con mio honore poter lasciar questo capitolo, accioche non diventassero le Donne più superbe di quel, che sono, sapendo, che elleno hanno anchora i testicoli, come gli uomini; e che non solo sopportano il travaglio di nutrire la creatura dentro suoi corpi, come si mantiene qual si voglia altro seme nella terra, ma che anche vi pongono la sua parte, e non manco fertile, che quella degli uomini, poi che non mancano loro le membra, nelle quali si fa; pure sforzato (...)

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> DONNE, UOMINI, E POTERE. --- Rilettura femminista della Bibbia: Tamar Ross, "Constructing Faith" (di Giulio Busi)

domenica 22 maggio 2016


Judaica

Rilettura femminista della Bibbia

di Giulio Busi (Il Sole-24 Ore, Domenica, 22.05.2016)

      • Tamar Ross, Constructing Faith, a cura di Hava Tirosh-Samuelson e Aaron W. Hughes, Brill, Leida, pagg. 312, € 33

È una porta stretta, quella del pensiero contemporaneo. E chi voglia oltrepassarla, deve spogliarsi di molti panni, antichi e nobili. Come fare a portare con sé fede e innocenza religiosa, anche oltre la soglia della ragione che tutto dubita? Tamara Ross è studiosa e filosofa, una voce importante nel femminismo ebraico di orientamento ortodosso.

Della pretesa degli storici d’essere oggettivi e imparziali ha fatto esperienza fin dai suoi studi accademici, negli Stati Uniti prima , e in Israele poi, dove insegna all’Università Bar Ilan di Tel Aviv.

Rispetto a cosa, vuol essere imparziale uno storico? Alla verità del passato, da ricostruire con il freddo metodo della scienza, o alla verità del presente, che come un mare in tempesta ci lambisce, a volte ci sommerge, quasi sempre c’impensierisce? E la fede, poi, che pretese conoscitive può mai avere, con le sue deboli prove fattuali, con quel credere, così tangibile nelle azioni e nelle parole e pure sfuggente nelle sue cause profonde.

Quando Mosè vuol preparare la sua gente alla rivelazione divina, sul Monte Sinai, mette in guardia il popolo: «Siate pronti fra tre giorni, non vi accostate a donna». Per una donna ebrea di oggi, che sia credente e viva il proprio ruolo con convinzione, quella separazione e tabuizzazione del femminile, proprio alle soglie della teofania, può essere frustrante e incomprensibile.

Ross, che credente e convinta interprete della tradizione lo è senza dubbio, ha cercato, in scritti importanti, di riflettere sullo statuto di immutabilità del testo sacro.

Se la Bibbia e la tradizione rabbinica attribuiscono alla donna un ruolo subalterno, e usano un linguaggio maschilista, dove s’annida l’errore? È l’interprete, che fraintende, o è il testo, che è come avviluppato in un mondo arcaico, paternalistico, discriminatorio?

Tamara Ross ha il dono di una prosa cauta ed equilibrata. E non ama le posizioni radicali. Chiede a se stessa e agli altri con tono educato, sebbene le domande siano gravi ed eloquenti. Se il linguaggio della rivelazione stride con la sensibilità contemporanea, a chi dar retta? Cosa rimane di divino, se ogni testo, anche quello biblico, può essere storicizzato, visto nei limiti dell’ambiente in cui è stato redatto? Molto, risponde la Ross, anzi tutto e un poco di più, ed è affermazione sorprendente quando ci saremmo aspettati un rifiuto o una critica distruttiva.

Il concetto cardine attorno a cui si muove questa rilettura femminista è quello di interpretazione cumulativa. La rivelazione non avviene una volta per tutte, in maniera definitiva, ma dipende e si sviluppa dalla comunità a cui è rivolta, la custodisce, la medita, l’approfondisce. In questo senso, l’apparizione sul Sinai è solo un inizio. E se quest’inizio parla la lingua della società patriarcale del Vicino oriente antico, tutto il lavorio delle generazioni successive, e di quelle attuali, è anch’esso parte costitutiva dell’incontro tra divino e umano.

Partita dalla questione femminile, la Ross giunge a considerazioni che abbracciano il più ampio problema dell’attualità del discorso religioso. Non è modificando il testo che si riscrive il giudaismo. Piuttosto, il giudaismo, di cui le donne fanno ora parte in maniera più consapevole, può impossessarsi sempre più profondamente della forza della Torah.

Come a dire, che il libro sacro, e il patrimonio delle usanze e della legge, non sono contenuti fissati per sempre, ma un’energia, che si libera in ogni generazione, nei modi plausibili e comprensibili per quell’epoca. Non sfugge come questa visione sia calibrata sul senso, tutto postmoderno, di una verità contestuale.

Religione, insomma, non come sistema chiuso ma come esperienza che si avvera nella sua intensità storica ed emotiva.

La porta stretta della ragione e della critica la si può varcare anche di slancio, conservando solo l’essenziale. Tamara Ross è convinta che per continuare a credere nel passato sia necessario cambiarlo, oggi.


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