PREMESSA SUL TEMA:
EBRAISMO E DEMOCRAZIA. ISRAELE E IL NODO ANCORA NON SCIOLTO DI ADOLF EICHMANN. FARE CHIAREZZA: RESTITUIRE L’ONORE A KANT E RICONCILIARSI CON FREUD. (Federico La Sala)
La difficile scelta di Israele
Israele e le minacce dell’Iran
I troppi imprevisti della scelta nucleare
di Arrigo Levi (Corriere della Sera, 14.04.2012)
È probabile un attacco nucleare iraniano a Israele? O dobbiamo invece aspettarci un attacco preventivo di Israele all’Iran? Il mondo intero se lo domanda. Quanto è probabile un attacco nucleare iraniano a Israele per «eliminare dalla faccia della terra» lo Stato ebraico? O dobbiamo invece aspettarci un attacco preventivo di Israele all’Iran? E quanto è reale il pericolo che l’uno o l’altro di questi possibili eventi coinvolga tutto il Medio Oriente, o addirittura provochi un più vasto conflitto?
Il mondo intero si sta ponendo con grande senso d’urgenza questi interrogativi. Ed è giusto porseli alla vigilia della ripresa a Istanbul questo weekend, dopo una pausa di 15 mesi, dei negoziati con l’Iran dei cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza più la Germania: il cui obiettivo minimo è di rinviare la possibile acquisizione da parte dell’Iran di un «potenziale nucleare», e di ottenere che cessi l’accumulazione di uranio arricchito nell’impianto sotterraneo di Fordo, situato presso la città santa di Qom. Saeed Jalili, responsabile per Teheran dei negoziati nucleari, ha annunciato che presenterà «nuove iniziative» e ha affermato che «è la strategia del dialogo e della cooperazione che può avere successo con l’Iran». Le dure sanzioni economiche, le apparenti contraddizioni sulle reali intenzioni dell’Iran, a partire dalla Guida suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei, (che definisce «contrario all’Islam» il possesso di armi nucleari, ma difende duramente i programmi nucleari iraniani), fanno sì che da parte occidentale vi sia, accanto a un ragionato scetticismo, anche qualche speranza sull’esito di questi negoziati.
Ma prevale anche un grande senso d’urgenza, per i segnali che vengono da Gerusalemme, che fanno ritenere «possibile» un’azione militare d’Israele prima dell’autunno. Netanyahu chiede che l’Iran ponga fine all’arricchimento dell’uranio, sia al 20% (subito sotto la soglia del bomb grade) che al 3%; che tutto il materiale nucleare già arricchito sia portato fuori dall’Iran; che l’impianto di Fordo sia smantellato. Le affermazioni iraniane che i loro piani nucleari «hanno soltanto scopi pacifici» non godono di molto credito. Certo non ci crede Israele: non soltanto il governo di Netanyahu ma la grande maggioranza dell’opinione pubblica israeliana.
Sullo sfondo di questa grave crisi ci si trova di fronte a un interrogativo, che riguarda la minaccia iraniana ma ha una più vasta portata, ed è questo: fino a che punto la teoria della Mutual assured destruction (o Mad, «Distruzione Reciproca Assicurata»), sulla quale si è basata la pace nucleare fra le superpotenze, rimane valida, in vista del possibile possesso di armi nucleari da parte di nuovi Paesi, a cominciare dall’Iran (a cui certo seguirebbero altri Stati della regione)? Kissinger ha profetizzato che «quando ci saranno venti potenze nucleari un conflitto atomico sarà certo». Da questo numero siamo ancora abbastanza lontani; e la corsa al nucleare sembrava interrotta. Ma l’arma nucleare iraniana potrebbe rompere l’incantesimo.
E ancora: Israele possiede armi nucleari, in parte presumibilmente collocate su sottomarini o comunque indistruttibili. Ma ciò può funzionare da deterrente, nel caso della minaccia iraniana? Un «primo colpo» contro un Paese così piccolo potrebbe bastare (nelle speranze di un ipotetico aggressore) per metterlo fuori combattimento o distruggerlo? E poi, perché non immaginare che una o più bombe atomiche vengano cedute a gruppi terroristici, come Al Qaeda, prive di territorio, non esposte quindi a Mad?
Attenzione, perché queste non sono ipotesi fantascientifiche. Sono gli interrogativi che debbono necessariamente porsi i responsabili della sicurezza, anzi della sopravvivenza, di uno Stato del quale si minaccia l’annientamento. Quale è appunto Israele. Istintivamente, la lunga esperienza fatta con Mad induce a pensare che la minaccia di rappresaglia nucleare basti per rendere inimmaginabile un attacco nucleare contro un Paese nucleare. Ma la storia è piena di imprevisti, di sorprese, di svolte irrazionali. Ecco perché, di fronte al pericolo dell’arma nucleare iraniana, Israele si trova di fronte a scelte terribili.