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QUANTI VESCOVI CHE ASPIRANO AL "TITOLO" DI "PONTIFEX"!!! Una domanda al Vaticano e alla Cei e i dubbi del Centro Studi Teologici di Milano. Una nota

venerdì 27 agosto 2010
PONTIFEX, il SITO CATTOLICO INTEGRALISTA: SE LO CONOSCI LO EVITI!
Una nota alla stampa
del CENTRO STUDI TEOLOGICI di MILANO
MILANO, 27 Agosto 2010 - Sono mesi che il sito PONTIFEX con tanto di stemma di Benedetto XVI in testa ( in latino (...)

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> QUANTI VESCOVI CHE ASPIRANO AL "TITOLO" DI "PONTIFEX"!!! --- Sepe: «La Chiesa è avvelenata dai carrieristi» (di Antonio Manzo)

martedì 23 ottobre 2012

Sepe: «La Chiesa è avvelenata dai carrieristi»

di Antonio Manzo (Il Mattino, 19 ottobre 2012)

«Siamo noi ”uomini della Chiesa” i primi a sfigurare il volto santo della nostra Madre Chiesa. È rimasta famosa la frase dell’allora cardinale Ratzinger, pronunciata alla Via Crucis al Colosseo sulla ”sporcizia” nella Chiesa. Ma si ha l’impressione che ”alla sporcizia” si sia aggiunta anche tanta zavorra». L’atto di accusa e di autocritica ecclesiale del cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli e già prefetto di Propaganda Fide (il ministero degli esteri della Chiesa cattolica) arriva in pieno Sinodo dei Vescovi, all’inizio dell’Anno della Fede e a cinquant’anni dal Vaticano II. Sepe non resta fermo alla denuncia-preghiera dell’allora cardinale Ratzinger alla Via Crucis al Colosseo, nelle stesse ore in cui in quell’aprile di sette anni, veniva trasmessa al mondo l’icona della sofferenza di inizio secolo: Giovanni Paolo II, distrutto dai dolori e con la Croce tra le mani nella cappella privata del Vaticano. Il cardinale Sepe, a Napoli da sei anni, va oltre. Perchè oltre è andata la storia e la cronaca della denuncia sulla «sporcizia» nella Chiesa di Ratzinger, da quell’aprile del 2005: dagli scandali di Vatileaks al furto delle carte nello studio del Papa, dalla scoperta del maggiordomo infedele nell’appartamento papale alla condanna di Paolo Gabriele, per finire agli ancora segreti rapporti stilati dei cardinali «investigatori», voluti da Benedetto XVI, per ricostruire le trame dei corvi vaticani sullo sfondo di lotte interne ai Palazzi.

C’è tutto, nell’intervista che il cardinale di Napoli ha rilasciato due giorni fa a «Nuova Stagione», lo storico periodico della diocesi napoletana diretto da Enzo Piscopo. Ci sono i «mali della Chiesa» di questi tempi ma anche le nuove frontiere dell’evangelizzazione che hanno bisogno «non di nuove procedure o riunioni - dice il cardinale - ma di testimoni e di guide».

Sessantanove anni, la voce del cardinale Sepe «conta» in Vaticano. E non solo per la «giovane» età tra i cardinali della Chiesa. Dalla «sporcizia alla zavorra», ammette Sepe. «Penso al fenomeno subdolo e impalpabile, intorno al quale si attorcigliano e s’annidano veri e propri mali che si chiamano, per esempio, carrierismo o centralismo, parenti, peraltro, molto stretti tra loro. Sono scandali che non aiutano quanti sono alla ricerca di Cristo».

Per lui, alla frontiera più difficile del Mezzogiorno, l’evangelizzazione è il compito quotidiano che passa per la promozione umana, spesso da sollevare dai drammi dei senza lavoro e dell’assedio della criminalità. Di qui la durezza nell’analisi di oggi, passata simbolicamente negli anni dell’episcopato napoletano, dal grido «non rubate la speranza» ai ripetuti inviti di speranza modulati sulla religiosità popolare: «’A Maronna v’accumpagna».

Dice Sepe: «Non possiamo nasconderci dietro paraventi inesistenti o ipocriti. Anche nella Chiesa il carrierismo non solo esiste ma prospera. È sotto gli occhi di tutti che il carrierismo fa danni concreti, inquina i rapporti umani, avvelena gli ambienti in cui si sviluppa e matura». Non solo il carrierismo, ma anche «un certo centralismo burocratizzato» finisce nel mirino del cardinale di Napoli. «Il centralismo, seppure su un livello diverso, non è da meno, quanto ai danni che procura, soprattutto alla Chiesa-comunione. Salva fatta la verità della Chiesa-istituzione, ci si chiede: quanta comunione si vive nella Chiesa? Alle volte si ha l’impressione di vivere in una fossa di leoni che si sbranano tra loro, come con altre parole, ha ricordato Papa Benedetto XVI, piuttosto che in una Casa di comunione dove regnare l’amore di Cristo. Il centralismo, quando è condito di burocraticismo diventa asfissiante».

È l’esperienza di Napoli che conduce il cardinale Sepe sulla strada dell’analisi, una città «dove abbiamo alzato la voce, cercato le sue vie di dentro, famiglie angustiate da livelli di vita sempre meno dignitose» con la criminalità che «arruola» proprio nello «sfacelo del tessuto sociale». Gli scandali vaticani recenti, per il cardinale, sono una «orrenda serie di misfatti e di vere e proprio contro-testimonianze alle quali il Papa ha dato risposte forti e convincenti». Al di là dei corvi e delle trame, la preoccupazione più forte è, invece, quella «per una Chiesa che non riesce a essere più se stessa, una Chiesa avvolta dalla mediocrità di un’esistenza grigia, chiusa e arroccata su se stessa, che spesso sa dire solo parole che restano inascoltate perché fredde e scheletriche...Parole senza carne del vissuto».


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