Approfondimento

San Giovanni in Fiore, dagli Invisibili nasce il Comitato per il lavoro dignitoso

Il gruppo è coordinato dall’accademico Paolo De Marco, economista marxista
venerdì 1 luglio 2016.
 

Gli “Invisibili” di San Giovanni in Fiore si sono spaccati. Era prevedibile, avevano guadagnato luci e consensi.

La politica nostrana ha lavorato per ridurne la carica originaria e, stando alle testimonianze, per levare di torno "guastafeste" e dissenso; a partire dall’ideologo Paolo De Marco (in foto, ndr), marxista ortodosso.

Pare che il governo regionale e del luogo abbia scelto di muoversi in proprio, in sicurezza, per organizzare l’assistenza di rito, sfruttare il momento e preparare l’orto elettorale. Bene premunirsi, i tempi danno segnali a ripetizione.

Nel primo gruppo dei disoccupati ha prevalso invece la confusione, la paura indotta dal bisogno, la dipendenza dagli apparati. Tuttavia è nata una nuova costola autonoma, il «Comitato Cittadino per il Lavoro Dignitoso di San Giovanni in Fiore (CS) (ex-Invisibili)», grazie al professor De Marco, instancabile, puro. Si presenta come «movimento civile, pacifico e costruttivo dei disoccupati e dei precari», e con strumenti interpretativi di peso.

I limiti di Isee al sostegno dei disoccupati sono un problema, e servono alla propaganda della politica, che lascia tanta popolazione nel bisogno e nell’attesa. È un gioco al massacro, cui si prestano i livelli periferici del potere, pronti a far liste, controllare masse e dispensare promesse.

La storia è vecchia e ciclica, lo sanno bene nel Comitato per il Lavoro Dignitoso, che attacca: «Durante un incontro con i disoccupati ed i precari tenutosi il 22 giugno 2016 nella sala comunale, il Sindaco di San Giovanni in Fiore ha annunciato la solita preparazione di un bando pubblico per 200 corsi di formazione aperti a tutte/i le cittadine/i. Si parla di una somma di 700.000 euro in fondi europei da destinare a questo bando. Saranno quindi meno di 3500 euro per candidata/o selezionata/o, dato che ci saranno delle spese amministrative. I criteri che si applicheranno a questo bando non sono ancora determinati. Questo annuncio deludente arriva dopo più di sei mesi di sciopero e di mobilitazioni pacifiche del nostro movimento».

Dritti, i manifestanti vanno al cuore del problema: non è stato fatto nulla, non ci sono idee, progetti, percorsi. «Sappiamo però - ammonisce il Comitato - che ci sono già oltre 5500 domande di impiego senza risposta nella nostra Città. Sappiamo pure che questo tipo di corsi di formazione non permette un inserimento lavorativo stabile. Serve solo a mascherare i numeri ufficiali della disoccupazione ormai endemica nella nostra Regione». E poi il passaggio più netto: «Siamo perciò costretti a sottolineare che si tratta di un spreco di denaro pubblico nell’ottica di scenari puramente ideologici, se non clientelistici, scenari che non creano lavoro stabile e nessuna base di sviluppo socio-economico duraturo».

Dunque il Comitato chiede «formalmente al Comune di San Giovanni in Fiore ed alla Regione Calabria di cambiare rotta e di ritornare a pensare il problema della disoccupazione e della precarietà in un modo più razionale».

In proposito è mancata una discussione politica in consiglio comunale e regionale, come se l’argomento fosse cotto. «Basandosi sui principi sacrosanti sanciti dalla nostra Costituzione (all’articolo 1), il nostro movimento - ricordano i manifestanti - dei disoccupati e dei precari (ex-Invisibili) aveva chiesto la formazione di una o più cooperative pubbliche in modo da potere attingere ai fondi europei con 5 progetti già presentati al Comune ed alla Regione e qui allegati. Due altri progetti sono inclusi».

I «progetti iniziali - aggiungono - furono descritti come “meritevoli” in un comunicato stampa dell’Assessore regionale del 4 aprile 2016. Visto lo sfascio socio-economico, il dissesto idrogeologico e il degrado generale del territorio della nostra Regione, altri progetti di lavori di pubblica utilità potrebbero e dovrebbero essere aggiunti».

All’Assessore regionale al Lavoro, Federica Roccisano, i disoccupati avevano già argomentato, nel marzo scorso, che il cofinanziamento necessario all’avvio dei progetti di lavoro deve «essere fornito dal Comune o dalla Regione o da ambedue le parti», e che possono «essere utilizzate forme di partnership tra le cooperative pubbliche e gli Enti pubblici esistenti per facilitarne la creazione e la gestione».

Questa vicenda, che sembra periferica e circoscritta, racconta di due modelli contrapposti: il liberismo che tutto travolge, diritti, servizi, umanità, e una resistenza che vuol essere rinascita sociale. Da un luogo, la Sila, di spirito, di lotta e di pensiero.

Auro Burbarelli


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