Ansa» 2008-07-29 08:46
SEVESO: ANCORA EFFETTI DIOSSINA SULLE NUOVE GENERAZIONI
ROMA - A oltre trent’anni persistono ancora gli effetti sulla salute, anche indiretti sulle nuove generazioni, della tragedia di Seveso del 1976: i bimbi nati da donne che vivevano nelle aree contaminate da diossina mostrano disfunzioni tiroidee con probabilità 6,6 volte maggiore dei coetanei figli di donne non esposte.
E’ quanto attesta uno studio pubblicato sulla rivista PLoS Medicine da Andrea Baccarelli dell’Università di Milano. E’ emersa una netta associazione tra esposizione materna a2,3,7,8-Tetraclorodibenzo-p-diossina (TCDD), la più pericolosa tra le diossine, classificata dall’OMS come carinogeno di classe uno, ed alterazioni della funzione neonatale tiroidea in una ampia popolazione esposta dopo l’incidente di Seveso.
Era il 10 luglio quando negli impianti chimici della Icmesa di Meda, vicino Seveso, avvenne l’incidente che sprigionò la diossina nei comuni lombardi limitrofi.
Da allora sono stati molti gli studi sugli effetti sulla salute della mostruosa nube tossica. Questo lavoro è stato condotto per vedere quelli a lungo termine sulle successive generazioni, ovvero sui figli delle donne esposte.
Gli esperti hanno coinvolto 1772 donne delle zone A e B di Seveso, le zone più contaminate (A, contaminazione molto alta; B, contaminazione alta), e 1772 donne dalla zona circostante non contaminata. "Abbiamo valutato tra il 1994-2005 i nati da donne, in tutto 1014", riferiscono gli autori, e misurato i livelli neonatali di tireotropina ematica (b-TSH), un ormone tiroideo usato come parametro per capire se la tiroide funziona bene. Livelli di TSH sono troppo elevati sono un indice di disfunzioni tiroidee che nel bambino possono portare a danni permanenti di sviluppo del corpo e del cervello.
E’ emerso che ancora a distanza di decenni dal disastro, i bimbi delle donne della zona A hanno un rischio di 6,6 volte maggiore di disfunzioni tiroidee (alti livelli di TSH nel sangue); anche nei bimbi di donne della zona B i livelli di TSH sono risultati più elevati della norma anche se con valori intermedi rispetto a quelli della zona A.
I ricercatori hanno anche riesaminato i dati, disponibili solo per una parte del campione studiato (51 donne) sulla concentrazione ematica di diossina della donna al momento del parto, confrontandoli con i livelli di TSH dei rispettivi figli. Gli esperti hanno visto che i neonati coi livelli più alti di ormone tiroideo sono proprio i figli delle donne che al momento del parto presentavano le concentrazioni più alte di diossina nel sangue. Questa è una dimostrazione marcata del fatto che i livelli di TSH e quindi le anomalie della tiroide nei bambini sono conseguenza diretta dell’esposizione materna, decenni prima, alla diossina.
Ciò significa che, anche a distanza di molti anni dalla contaminazione, l’esposizione materna alla TCCD produce effetti dannosi sulla salute dei bimbi, concludono gli autori; serviranno ulteriori studi prolungati nel tempo per verificare se le disfunzioni tiroidee riscontrate nei bambini saranno per loro causa di danni di sviluppo.
’’Valutazione prudenziale, se non minima del danno morale" patito
Nube tossica a Seveso, dopo 33 anni 86 cittadini saranno risarciti per il patema d’animo vissuto
La Cassazione ha riconosciuto 5.000 euro ciascuno ’’per il patema d’animo indotto dalla preoccupazione per la propria salute’’’ ai residenti della zona in prossimità dell’impianto di Seveso Icmesa dal quale, il 10 luglio di 33 anni fa, fuoriuscì diossina
Roma, 16 mag. - (Adnkronos) - Deve essere risarcito come danno morale il patema d’animo dei cittadini preoccupati per le ripercussioni sulla salute provocate da un ambiente inquinato da sostanze altamente tossiche. In questo modo, la Cassazione ha riconosciuto ad 86 cittadini residenti in prossimità dell’impianto di Seveso dal quale il 10 luglio di 33 anni fa fuoriuscì una nube tossica composta da diossina, un risarcimento di 5.000 euro ciascuno come danno morale per il patema d’animo vissuto degli anni della nube tossica.
Scrivono i giudici della terza Sezione civile (sentenza 11059) che deve essere riconosciuto il "danno non patrimoniale" ai cittadini per il "patema d’animo indotto in ognuno dalla preoccupazione per il proprio stato di salute". Un risarcimento che, come sottolinea la Suprema Corte, "ben può essere provato per presunzione, essendo sufficiente la rilevante probabilità del determinarsi" del patema d’animo e della sofferenza interna dovute alla preoccupazione di ammalarsi.
Applicando questo principio, la Cassazione ha respinto il ricorso dell’impianto di Seveso Icmesa nei confronti del quale era già intervenuta una condanna per il reato di disastro ambientale. Inutilmente l’azienda, già condannata dalla Corte d’Appello di Milano, nell’ottobre 2005, a risarcire le 86 persone residenti in prossimità dell’impianto, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo, tra l’altro, che non c’era la prova che i residenti nella zona della nube tossica avessero avuto ripercussioni nella vita sociale e di relazione.
Infine, conclude la Suprema Corte, l’importo di 5mila euro riconosciuto in favore di cuascuno dei residenti delle vicinanze di Seveso corrisponde "ad una valutazione prudenziale, se non addirittura minima del danno morale" patito.