REFERENDUM PER ABROGARE IL LODO ALFANO. DI PIETRO HA PRESENTATO IL TESTO DEL QUESITO.

giovedì 31 luglio 2008.

Di Pietro deposita il quesito referendario per abrogare il Lodo Alfano

L’Idv lavora alla cancellazione del proveddimento sull’immunità per le alte cariche dello Stato *

ROMA - Antonio Di Pietro ha presentato in Cassazione il quesito referendario per cancellare la legge sulla sospensione dei processi penali per le quattro più alte cariche dello Stato (il Lodo Alfano). La notizia è stata confermata dall’Italia dei valori attraverso una nota.

«CONTO ALLA ROVESCIA» - «Inizia il conto alla rovescia per chiedere ai cittadini cosa ne pensano della legge sull’impunità che si è fatta apposta il presidente del Consiglio Berlusconi per non farsi processare» ha spiegato Di Pietro all’entrata del Palazzaccio. «Noi siamo qui perché occorre sapere prima se Berlusconi è un mascalzone o una persona perbene - ha detto Di Pietro - occorre saperlo prima, non dopo che ha governato e si è magari fatto gli affari suoi. Siamo qui con determinazione, dopo aver depositato il quesito, entro tre mesi avremo il responso dei cittadini per sapere se la legge è uguale per tutti o meno, per i soliti quattro furbetti». Di Pietro ha poi esortato il Pd a partecipare alla raccolta delle firme.

IL TESTO - Ecco il testo del quesito: «Volete voi che sia abrogata la legge 23 luglio 2008, n. 124, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 173 del 25 luglio 2008, recante "Disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato"?».

LE CRITICHE - La legge, di cui potrebbe beneficiare il premier Silvio Berlusconi imputato a Milano per corruzione in atti giudiziari nel processo stralcio per i fondi neri Mediaset, è stata approvata dal Parlamento con i voti contrari del centrosinistra. Di Pietro, che ha fatto della giustizia il suo cavallo di battaglia nel contrasto al governo Berlusconi, ha anche criticato il capo dello Stato per avere promulgato la legge, che porta il nome del ministro della Giustizia, Angelino Alfano.

* Corriere della Sera, 30 luglio 2008


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