Politica

Paura della politica? Si deve ancora restare da parte?

I giovani (nella mente e nello spirito) prendano le redini della cosa pubblica
sabato 15 gennaio 2005.
 

Aldo Orlando è attualmente il vicesindaco di San Giovanni in Fiore. Salvatore Frijo è assessore della Comunità montana silana, con Franco Rugiero vicepresidente. Tre nomi, un esempio: la politica è diventata, a San Giovanni in Fiore, qualcosa da affidare a chi, nelle assemblee, parla poco o niente e si distingue per vedute politiche corte, anzi, cortissime. La politica si può sintetizzare, in città, nell’immagine del solito e vecchio orticello, da coltivare quotidianamente attraverso chiacchiere per strada, inchini e visite al bar, favori, promesse e porta a porta. L’orizzonte delle urgenze, dei diritti, delle necessità e delle prospettive di crescita vera non è da considerare. È troppo in là, in alto. Ci hanno abituato, con pazienza, a questa mentalità. Soprattutto i politici, che hanno creato il vuoto, quelli di destra e sinistra. La verità è che, per molti politici, la città non deve avere serenità, lavoro e felicità. Perché, se succede, la classe politica dei pasticcieri se ne va per sempre a casa, a testa bassa e senza più fiatare. Ora, pare che il centrosinistra stia scegliendo il suo sindaco. Si fa il nome, in giro, di Domenico Foglia, probabilmente il maggiore rappresentante locale della storica Democrazia cristiana. Mentre la destra non ha ancora deciso, per causa di ambizioni personali. Nella Casa delle libertà, ci sono rancori tremendi. Guardando ai suoi esponenti politici, poi, bastano Battista Benincasa e Angelo Gentile, per capire davanti a quali grandi novità politica si trovi l’elettore, a quale alternativa. Ciò che più scandalizza è che la gente si sente obbligata a votare per i candidati in corsa, non esercitando la terza opzione. Se non ci sono uomini (donne comprese) effettivamente degni di consenso, non si deve esprimere obbligatoriamente una preferenza. Né va fatto per ragioni d’amicizia o parentela. Si deve scegliere qualcuno che sappia seguire per davvero l’interesse pubblico, che non si preoccupi del particolare e che abbia capacità, intelligenza e cultura. Soprattutto, bisogna ripristinare il senso dell’etica e della legalità. Questo a livello generale. Se non c’è coscienza né rispetto delle regole, la nostra società è destinata ai mali peggiori. I giovani devono farsi sentire e prendere in mano il fatto politico. Chi ci sta governando, con quali referenze, con quali garanzie? Di solito, la classe politica esprime il valore della società che la sceglie. Vogliamo forse concludere che siamo uguali, che ci importa nulla e che non siamo in grado di operare bene, così come la maggioranza dei nostri politici? È tristissimo che laureati, giovani e professionisti non contribuiscano alla causa di San Giovanni in Fiore. Per troppi anni, la città ha vissuto nell’inezia e nel malaffare. Per le elezioni comunali, si deve costruire e sostenere un’idea di sviluppo indipendente dai partiti, dalle loro logiche perverse, dalle loro pretese. I partiti hanno fallito. Può dire il contrario solo un cieco, un falso cieco. È il momento che i giovani e quanti non sopportano più un sistema di imbrogli, scorrettezze e incompetenze si facciano avanti, che parlino, agiscano e partecipino attivamente alla politica. Che non è sporca e inutile. Sporchi sono quegli inutili che si sporcano. Se, dunque, condividete (o non condividete) queste opinioni, potete scrivere all’indirizzo lavoce@jaflos.it, il dibattito è immediatamente aperto e va avanti sui prossimi numeri del giornale.

Giovanni Talerico (Pezzo inserito dalla Direzione)


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