Omicidio Scopelliti: secondo Aldo Pecora la pista da seguire resta quella palermitana

sabato 8 agosto 2009.
 

"Antonino Scopelliti era un magistrato tra i pochi del nostro Paese a vestire ripetutamente i panni di Pubblico Ministero nei più importanti processi dell’Italia della Prima Repubblica: dal primo processo Moro, a quello per l’omicidio del giudice Rocco Chinnici, alla strage di Piazza Fontana, a quella del Rapido 904, all’uccisione del Capitano Basile, al sequestro dell’Achille Lauro, ai processi Piromalli, De Stefano, Mammoliti, fino a quelli contro la Nuova Camorra Organizzata". E’ quanto scrive il Presidente del Movimento antimafia ’Ammazzateci Tutti’, Aldo Pecora, in un editoriale per ’Il Quotidiano della Calabria’ in occasione del diciottesimo anniversario dall’uccisione del giudice calabrese.

Pecora, auspicando nuovamente in una riapertura delle indagini sul delitto Scopelliti, insiste sulla pista dell’ipotetico patto di sangue tra Cosa Nostra e ’Ndrangheta per uccidere Scopelliti, patto sul quale era basato l’impianto accusativo del processo in Corte d’Assise contro Riina, Provenzano ed i boss della ’cupola’.

"L’accordo - scrive il presidente del movimento antimafia - si sarebbe potuto suggellare anche senza spargimenti di sangue, o almeno i calabresi avrebbero potuto dimostrare la loro lealtà ai siciliani anche solo convincendo Antonino Scopelliti ad ’aggiustare’ la requisitoria del Maxi in direzione favorevole a Cosa Nostra".

"E Scopelliti - conclude Pecora - era uno di quei magistrati che non distruggeva il lavoro profuso dai colleghi nei processi di prime cure e di appello. Al contrario, diverse sue requisitorie non ebbero accoglimento da parte del Presidente della Prima sezione penale della Corte di Cassazione Corrado Carnevale, come quella del processo per la strage del Rapido 904".


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