Approfondimento

Breve storia di Giuseppe d’Ippolito, l’avvocato "Pipino Prestipino" di Beppe Grillo

Il legale e docente universitario è candidato in Calabria, ma solo dopo un lungo percorso da attivista
mercoledì 31 gennaio 2018.
 

Ciascuno può consultare le liste ufficiali dei candidati in Calabria per Camera e Senato.

Le scelte dei partiti tradizionali sono state dettate in larga parte dall’istinto di sopravvivenza. Nelle segreterie romane ha vinto il ricorso a figure del passato, che rinviano a rapporti di parentela, amicizia e interessi ormai noti. Centrodestra e centrosinistra si uniscono nei criteri di selezione delle “truppe” e al momento si dividono per l’orizzonte politico, con potenziali inciuci dopo il vicino 4 marzo.

Nel caos del periodo, rischia di sfuggire il dato essenziale: nel Pd e in Forza Italia si ripropongono protagonisti dell’ Ancien Régime , tra cui spiccano la deputata uscente Enza Bruno Bossio e il consigliere regionale Domenico Tallini. Nelle loro biografie si registrano: per lei l’ininterrotta presenza nell’eden del potere calabrese, per lui il rinvio a giudizio nell’ambito delle due inchieste “Multopoli” e “Catanzaropoli”, della Procura di Catanzaro.

Evidentemente Renzi e Berlusconi, che si assomigliano, non rinunciano ai rispettivi cavalli di battaglia: l’uno alla «rottamazione» a chiacchiere, l’altro al garantismo a oltranza, che, in corso il processo sulla «Trattativa», è al momento congelato dall’intellighenzia vicina al Cavaliere.

Tra i candidati M5s c’è, nel collegio uninominale Catanzaro-Lamezia Terme, Giuseppe d’Ippolito (in foto, ndr), detto «Pino», lametino a lungo presidente dell’Acu (Associazione consumatori e utenti) nazionale e avvocato di Beppe Grillo.

Lo stesso legale che da difensore dei consumatori ispirò il comico nella guerra al numero telefonico dell’autoerotismo a pagamento, per cui, su invito del secondo trasmesso da Rai 1, al manager di Stet Biagio Agnes arrivarono 50mila cartoline col messaggio «Vergogna, toglietemi a vostre spese il 144». Un caso famoso, che costrinse Agnes all’azione legale e poi a soccombere in giudizio.

D’Ippolito, proprio lui, signore nei modi che per indole rinunciò alla candidatura in Calabria con 5stelle alle politiche del 2013, osservando il codice dell’esclusione motu proprio, tipico delle persone scrupolose nemiche dei privilegi, degli spintoni, del carrierrismo, dell’utilizzo strumentale di legami ed esperienze.

Giurista, D’Ippolito iniziò sotto la giuda di Stefano Rodotà la sua avventura come docente universitario, seguendone le orme sul piano scientifico, dei comportamenti e dello stile. Eletto Rodotà in parlamento, D’Ippolito finì a Milano, all’Acu (Associazione dei consumatori e degli utenti), per cui si interessò della pubblicità ingannevole. La studiò a fondo e ci scrisse un libro, Controllare la pubblicità, con presentazione di Guido Alpa, ordinario di Diritto civile nell’università La Sapienza di Roma.

Più tardi l’incontro a Bergamo con Grillo, che ne rimase affascinato e con cui D’Ippolito collaborò per spettacoli di denuncia del capitalismo industriale e finanziario, sino a ritrovarsi in tribunale a lottare e vincere, insieme al comico, contro colossi delle telecomunicazioni e avvocati blasonati come Franzo Grande Stevens, presidente della Juventus nell’era Moggi.

Non solo: D’Ippolito presenziò al “battesimo” del Movimento 5stelle, che nacque per via della convergenza, stretta nei primi anni 2000, tra Grillo e Gian Roberto Casaleggio: l’uno corpo e megafono di quella spinta alla tutela dei deboli alimentata dallo stesso avvocato lametino; l’altro profeta di una democrazia partecipativa favorita dallo strumento egualitario Internet.

D’Ippolito, che ha insegnato nelle università di Cosenza, Salerno e alla Luiss, ha all’attivo innumerevoli pubblicazioni scientifiche in materia di diritto civile.

Soprattutto, da dirigente dell’Ufficio del commissario governativo ha lavorato alla bonifica della burocrazia durante l’emergenza ambientale in Calabria. Ed è stato presidente dell’Albo gestori ambientali, nominato sia dal ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, di centrosinistra, sia dal successore, di centrodestra, Stefania Prestigiacomo. In questa veste ha bloccato l’incenerimento di rifiuti e l’autorizzazione alla seconda discarica del gruppo Vrenna, destinata a quelli tossici e pericolosi. Non venne riconfermato da Corrado Clini, ministro del governo Monti, che in Calabria si ricorda pure perché la moglie, Martina Hauser, fu assessore comunale a Cosenza.

Colpisce un fatto: D’Ippolito non ha mai menato vanto del suo passato con Grillo, ma l’ha tenuto nei ricordi personali. Da navigato attivista 5stelle ha profetizzato lo scioglimento del Consiglio comunale di Lamezia Terme, all’epoca della sua candidatura a sindaco nel 2015, che non lo portò in municipio. Inoltre ha segnalato in Procura casi di grave inquinamento ambientale e da tecnico è intervenuto sulla questione delle tariffe illegittime applicate dal gestore del servizio idrico Sorical, posta e divulgata su iniziativa del deputato M5s Paolo Parentela.

Insomma, l’avvocato «Pipino Prestipino», come Grillo chiamava D’Ippolito nei suoi show, è, di là dall’appartenenza, uno di quei pochi politici che non amano le luci della ribalta, preferendo i fatti e l’impegno vero, lontano dalla propaganda, dalla pubblicità incontrollata. Un personaggio, diremmo, all’opposto del legale di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini.

Giorgio Aligi Colesanti


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