Caro Arcivescovo,
nei giorni scorsi e da tempo si parla negativamente, in alcune chiese di San Giovanni in Fiore, di Gianni Vattimo, candidato sindaco. Padre Marcellino Vilella lo ha definito pericoloso per i giovani, indegno e nemico della Chiesa. Il riferimento al teorico del pensiero debole è stato indiretto ma molto preciso. L’ho ascoltato con mia madre, ero in chiesa. Padre Vilella, partendo dal Vangelo, ha detto che la cultura va bene fino a un certo punto, oltre il quale rappresenta un male sociale; ha detto che i filosofi promuovono l’ateismo, attaccano Dio e, negli ambienti accademici, portano gli studenti alla perdizione. Poi, rivolgendosi a me, fra i promotori della lista di Vattimo, ha detto dal pulpito che giovani formati in buone università si sono smarrititi frequentando illustri pensatori, «tale magister, tale discipulus». Sono cristiano e ritengo di agire secondo princìpi di altruismo, tolleranza, solidarietà e comunione. Dal pulpito, Don Emilio Salatino, invece, avrebbe definito Vattimo come «il diavolo che viene da Torino». Conosco i documenti del Vaticano II e l’orientamento contemporaneo della Chiesa su tante questioni. Ho letto, poi, ad esempio, del recente dibattito sulle posizioni del cardinale Ratzinger circa il rapporto fra uomo e donna, specie i commenti di Ida Dominijanni, molto vicina al Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, giusto in tempi di movimenti convergenti. La Chiesa si apre al mondo delle diversità culturali e ideologiche, mentre il mondo rischia di scomparire per la fame e la guerra. L’esempio di padre Vilella - e don Salatino, se le sue affermazioni fossero vere - mi pare di segno esattamente contrario: testimonia un dogmatismo autoritario che esclude categoricamente quella verità nel dialogo postulata dalla Chiesa anche su basi heideggeriane - ad esempio in Libertà e trascendenza, di Pierluigi Lia. È gravissimo, poi, che si faccia campagna elettorale in parrocchia e, peggio ancora, in chiesa; soprattutto in un momento in cui, dopo i tanti esempi di evidente immoralità di amministratori pubblici locali, la Chiesa avrebbe dovuto avviare un discorso sull’etica in politica, fondamentale per cominciare un recupero di San Giovanni in Fiore, da anni nella peggiore regressione culturale ed economica per assenza di confronti e politiche generali. Se i parroci si comportano con aggressione e pregiudizi, la casa del Signore sarà vuota o frequentata solo da chi crede che basta pregare, per salvare l’anima. In attesa di risposta, La saluto con sincera cordialità.
Emiliano Morrone
Ho scoperto il vostro sito per caso, e sono rimasto colpito dall’articolo relativo alle esternazioni di Padre Marcellino Villella nei confronti di Vattimo perpetrate dal pulpito di una Chiesa. Premetto che non conosco personalmente entrambi, ma ieri, 20 Marzo, Domenica delle Palme, ho assistito ad una scena che mi ha mandato letteralmente su tutte le furie e che ha delle sconcertanti analogie con quanto da voi raccontato. Intorno alle 11,15 mi sono recato con mia moglie nell’Abbazia di S.G. in Fiore per ascoltare la S.S. Messa; la funzione, come ogni tanto avviene, non è stata celebrata da Don Franco Spadafora, bensì da un esponenente della Chiesa che opera in Sud America (di cui non conosco il nome) ed è (come lui stesso ha più volte ribadito) un carissimo amico del Sindaco Succurro, seduto per l’occasione in prima fila. Durante l’omelia, dopo aver ribadito più volte la stretta amicizia che lo lega al Sindaco, è avvenuto qualcosa di indegno e schifoso (fatemi passare il termine): l’illustre ospite, nonostante fino a quel momento non avesse fatto alcun cenno alla celebrazione delle Palme, ha ritenuto opportuno ricordare ai presenti di "ringraziare il Sindaco e l’intera giunta comunale per l’ottimo lavoro svolto nel suo mandato". A questo punto, increduli, io e mia moglie ci siamo guardati e contemporaneamente ci siamo alzati dal banco della Chiesa, uscendo indignati per l’accaduto. Non so, quindi, come è terminata la campagna elettorale di ieri mattina tenuta dal pulpito di una Chiesa così illustre e gremita di gente, in vista ovviamente delle prossime elezioni comunali, ma so di sicuro che non ci rimetterò più piede.
La mia esternazione prescinde ovviamente dal colore politico, ma ritengo che un fatto come quello a cui ho assistito ieri sia di una gravità immensa e possa, comunque, aiutare a comprendere i motivi della crisi della Chiesa Cattolica.
Ieri, io e mia moglie sentivamo il bisogno spirituale di ascoltare la parola di Dio, per trovare la forza di andare avanti ogni giorno contro le avversità e le difficoltà della vita, ma siamo stati "cacciati" dalla Chiesa dalle parole di chi, evidentemente non ama il suo prossimo, e dal comportamento di chi avrebbe dovuto impedire che ciò accadesse e non lo ha fatto (anzi, forse ha promosso l’iniziativa). Io non so se la Vostra redazione sia politicamente vicino a qualcuno, ma ripeto, indipendentemente dal colore politico, tale gesto và condannato con tutte le forze, perchè gli uomini non sono "voti politici" che camminano ma sono l’immagine di Dio, da amare e rispettare.
Caro Emiliano, inanzitutto complimenti per l’idea del sito e soprattutto complimenti per il coraggio di portare gente nuova da fare conoscere ai nostri concittadini. So quanto è difficile penetrare nella mentalità di gente ormai da troppi anni seduta comodamente sulla plotrona politica del nostro paese. Ma a questi complimenti voglio però aggiungere anche una piccola considerazione e muoverti una critica. Personalmente non conosco il prof. Vattimo ma conosco molto bene te. Credo che per porare un discorso serio in politica non c’è bisogno tanto di persone nuove ma anzi credo che ci debba essere una continuità di azioni e buoni propositi. Circa due anni fa, guardai su Sila TV un’intervista all’ormai ex sindaco Succurro e rimasi sorpreso dalla tua accondiscendenza nei suoi confronti. A distanza di soli due anni le cose mi sembrano cambiate troppo radicalmente. Ed è qui il nocciolo del discorso: per convincere la generazione dei cinquantenni è necessario avere una continuità di pensiero ed avere il coraggio sin dall’inizio di prendere una posizione politica. Mi dispiace dirlo, ma vivendo ormai lontano da San Giovanni, mi rendo conto che questa continuità non è stata così palese nel tuo modo di approciarti alle problematiche di San Giovanni. Non voglio assolutamente demoralizzarti, ma credo che per queste elezioni sarà molto difficile che tu ottenga delle gratificazioni, credo invece in una politica che vada di più a colpire e sensibilizzare la generazione dei nostri genitori che rappresentano l’ago della bilancia elettorale. Non mollare, anzi se è il caso dopo le elezioni possiamo parlare insieme e costruire un futuro più degno, un futuro che accolga tutti noi giovani ormai lontani dal paese sia col corpo e sia (ahimé) col cuore e con la mente.
Un forte in bocca al lupo.
Giovanni Iaquinta (MILANO)