(...) un giornalismo che riempie quattro pagine di giornale, tutti i giorni, sulle intercettazioni sessuali, sulle spiate, e cose di questo genere, e si disinteressa totalmente e platealmente della crisi palestinese (...)
La congiura contro la Palestina. I giornali ignorano le stragi israeliane
di Piero Sansonetti (www.liberazione.it, 23.06.2006)
Il primo ministro palestinese Ismail Hanniyeh ha chiesto ad Israele di sospendere gli attacchi missilistici su Gaza, visto che negli ultimi giorni hanno provocato la morte di 14 civili, tra i quali molti bambini e una donna incinta. Il capo della aviazione israeliana Eliezer Shkedi ha risposto assicurando che gli attacchi aerei e missilistici continueranno e aumenteranno di intensità perché - ha detto testualmente -«nelle circostanze presenti si tratta della tattica più efficace nei confronti dei terroristi che lanciano razzi contro Israele». Eliezer Shkedi si riferisce all’uso frequente da parte di terroristi palestinesi di razzi Qassam contro la cittadina di confine Sderot. Il lancio di questi missili dura da molto tempo e negli ultimi anni ha provocato cinque morti. I giornali italiani ne hanno parlato.
Vorremmo invece offrirvi alcune informazioni più riservate, perché usualmente non trovano spazio nei nostri giornali. Ne abbiamo individuate 10.
1) Negli ultimi quindici giorni gli attacchi israeliani hanno ucciso - già si è detto - 14 civili a Gaza (cifre israeliane che non tengono conto della famiglia sterminata sulla spiaggia di Gaza il nove giugno, unica superstite Huda, bimba di dieci anni la cui immagine, mentre abbraccia il cadavere del padre, è diventata il simbolo dell’orrore per il terrorismo israeliano).
2) Dall’inizio dell’anno (cifre fornite da Amnesty) gli israeliani hanno provocato con i loro attacchi 100 vittime civili a Gaza, e di queste 30 sono bambini. Negli ultimi tre anni le vittime civili palestinesi sono 800.
3) Un terzo dei bambini ricoverati negli ospedali di Gaza sono morti, e altrettanti rischiano di morire per quelli che si chiamano “basic illness”, cioè malattie banali ma che non si possono curare (denuncia Unicef) per assenza di medicine, medici, apparecchiature sanitarie.
L’Unicef ha aumentato gli stanziamenti a favore dell’emergenza Palestina, portandoli da 8,4 milioni di dollari a 22,7 milioni per fronteggiare la crisi economica dovuta al taglio degli aiuti e dei finanziamenti da parte di Europa, Usa e Israele (taglio deciso in polemica coi risultati elettorali in Palestina). L’Unicef dice che i soldi stanziati sono uno spillo nel pagliaio.
4) Israele ha bloccato i trasferimenti fiscali. Cioè non restituisce più al governo palestinese le tasse pagate dai palestinesi attraverso l’amministrazione israeliana.
5) La gran parte dei medici e degli insegnanti palestinesi non riceve più lo stipendio da tre mesi, in seguito all’embargo europeo, americano, israeliano.
6) Secondo “Amnesty international” in Israele proseguono le esecuzioni extragiudiziali e le detenzioni amministrative, oltre 600 palestinesi sono in stato di detenzione senza avere ricevuto accuse formali né aver subito processi. Vengono tenuti in campi militari in condizioni di vita durissime.
7) Negli ultimi mesi è continuato il processo di espansione delle colonie nei territori occupati. In netto contrasto con qualunque piano di ritiro. Il governo israeliano ha appena confermato il progetto di realizzare 3.500 nuove abitazioni a Gerusalemme est.
8) Recentemente è stato approvato un provvedimento - discriminatorio e in aperto contrasto coi diritti dell’uomo - contro i matrimoni misti. I cittadini israeliani non potranno sposarsi con arabi che vivono nei territori. Il provvedimento è dovuto a motivi di sicurezza.
9) I buldozer israeliani, ieri, hanno demolito la casa di Ali Abu Tair, situata nel distretto di Gerusalemme chiamato Em Touba. Testimoni raccontano che di prima mattina le forze armate israeliane hanno circondato l’area, bloccato i passanti e poi iniziato la demolizione. Ad Ali Abu è stato permesso di uscire di casa, per non restare sepolto sotto le macerie, ma gli è stato impedito di portare con se alcunché, neanche un oggetto di sua proprietà.
10) Ieri l’ex premier israeliano Netaniyau ha dichiarato: “Israeli army could wipe Gaza off this earth”. Traducendo alla lettera: l’esercito israeliano potrebbe spazzare via Gaza da questa terra. Diciamo farla sparire con un colpo solo dalla faccia del pianeta.
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Sono dieci notizie molto scarne, quelle che abbiamo trascritto, quasi tutte copiate dalla stampa internazionale. Terribili, agghiaccianti, di enorme valore giornalistico e di devastante significato politico e umano. Eppure voi non le troverete nei giornali italiani di oggi, né di ieri, né di domani. Contro il popolo palestinese è in atto una vera e propria campagna di tutta la stampa italiana. Una campagna politico- giornalistica basata sul silenzio, sulla censura. Noi cosa possiamo fare? Quasi niente, siamo un giornale piccolissimo, possiamo solo gridare a più non posso la nostra indignazione, la rabbia, la preoccupazione - da soli - e chiedere a voi, cioè ai nostri lettori, di farvi portavoce di queste notizie, di gettare l’allarme sul rischio di disastro umanitario e di annientamento del popolo della Palestina. Vorremmo rivolgerci anche ai nostri colleghi giornalisti, alle loro organizzazioni, all’Ordine, alla “Federazione della Stampa”: vi sembra dignitoso un giornalismo che riempie quattro pagine di giornale, tutti i giorni, sulle intercettazioni sessuali, sulle spiate, e cose di questo genere, e si disinteressa totalmente e platealmente della crisi palestinese, del comportamento terroristico di un governo amico, dei bombardamenti e delle altre illegalità? Non sarà il caso di fare qualcosa per salvare almeno una parvenza di serietà e di indipendenza nel nostro mestiere?
(Non confidiamo però in alcuna risposta)
Piero Sansonetti (venerdì 23 giugno)
INTERVISTA. Altri civili uccisi ieri da un raid israeliano «mirato» contro Hamas. Parla Michael Warshawski Gaza, la strage degli innocenti di Michele Giorgio (il manifesto, 22.06.2006)
Gerusalemme - Si tinge ancora una volta del sangue di palestinesi innocenti l’offensiva aerea di Israele. Ieri una donna incinta e suo fratello sono stati uccisi e altri 14 palestinesi feriti (tre dei quali bambini) in un nuovo raid avvenuto a Khan Yunis (Gaza). Un missile sganciato da un aereo (o un elicottero) in apparenza contro una automobile - con a bordo uomini dei Comitati di resistenza popolare - ha colpito invece una abitazione civile. Un nuovo «tragico errore», un nuovo «danno collaterale» della campagna militare che Israele ha dichiarato ai militanti palestinesi accusati di lanciare razzi artigianali contro la città di Sderot. Gli abitanti della cittadina israeliana, esasperati, ora protestano scioperando contro lo stato. Il ministro della difesa e loro concittadino Amir Peretz (laburista), tenta di placarli dando via libera a raid aerei e cannoneggiamenti e, si dice, presto anche a un’ ampia offensiva di terra. I palestinesi replicano con nuovi lanci di razzi. Un susseguirsi di attacchi e rappresaglie che pagano a caro prezzo i civili palestinesi mentre Peretz, secondo la stampa israeliana, avrebbe autorizzato l’eliminazione di dirigenti di Hamas. Il quotidiano Yediot Ahronot ieri ha pubblicato le sagome di otto possibili obiettivi del fuoco israeliano, tra questi il premier Ismail Haniyeh, il ministro degli esteri Mahmud Zahar e il ministro degli interni Said Siam. Israele le definisce «esecuzioni mirate» di militanti e dirigenti ma a morire sono anche innocenti. Ieri centinaia di palestinesi hanno partecipato a Jabaliya ai funerali di due fratellini e un adolescente centrati da un missile israeliano sparato contro una automobile con a bordo due attivisti delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa. Nei giorni scorsi altri bambini palestinesi erano rimasti uccisi in varie operazioni militari israeliane, ma la comunità internazionale resta in silenzio o si limita ad esortare alla «moderazione» le due parti in conflitto. Di questa indifferenza verso la sorte dei palestinesi sotto occupazione e il sangue che scorre ogni giorno abbiamo discusso con Michael «Mikado» Warshavski, uno dei più noti pacifisti israeliani ed autore del libro «Israele-Palestina. La sfida binazionale».
Innocenti colpiti a morte, ogni giorno da Gaza arrivano notizie drammatiche che non scuotono l’opinione pubblica mondiale. Ma fino a qualche anno fa non era così.. La ragione principale dell’indifferenza è che i neocon americani e i loro alleati nel mondo sono riusciti a far passare la tesi che nella «lotta al terrorismo internazionale» in corso un tributo di vite innocenti è inevitabile, quasi necessario. Ogni giorno apprendiamo di vittime civili in operazioni aeree e terrestri americane in Afghanistan o in Iraq ma tutto ciò non scuote l’opinione pubblica mondiale, soprattutto quella occidentale. Queste persone sono riuscite a far credere a centinaia di milioni di persone che l’occupazione di determinati paesi, l’utilizzo di armi devastanti e la conseguente morte di uomini, donne e bambini senza alcuna responsabilità è il prezzo da pagare per la nostra sicurezza. Tutto ciò è vero anche, e soprattutto, in Israele dove Sharon prima e Olmert poi hanno fatto di tutto per far credere alla popolazione che il nostro esercito «è il più morale al mondo» e che la colpa è sempre dei palestinesi, anche quando i nostri soldati ammazzano donne e bambini sulla spiaggia o passeggiano in strada. Quelle morti, ci spiegano politici e militari, rientrano nei costi umani che garantiscono la nostra sicurezza. Naturalmente dopo ogni uccisione queste persone si affrettano ad esprimere rammarico per l’«errore», ma sottolineando che la responsabilità è sempre dei militanti palestinesi.
E il centrosinistra israeliano’? In questi ultimi anni laburisti e Meretz hanno accettato l’unilateralismo ideato dalla destra, senza ammetterlo. I piani unilaterali di Sharon e di Olmert vanno benissimo ad una buona fetta della sinistra israeliana tradizionale, come il Meretz e il partito laburista, forze politiche che in pubblico si proclamano per la ripresa dei negoziati ma in realtà accettano il muro in costruzione in Cisgiordania e tutto ciò che di unilaterale si sta realizzando sul terreno. Non bisogna dimenticare che l’idea della separazione netta dai palestinesi appartiene prima di tutto ai laburisti. E se l’unilateralismo è ok, allora a queste forze politiche va bene anche tutto ciò che decidono i comandi militari, anche quando a rimetterci la vita sono palestinesi innocenti.