Intere cittadine, con migliaia e centinaia di abitanti, vivono sopra alcuni di questi roghi. Il caso di Centralia, negli Usa.
Quei giganteschi incendi senza fine che bruciano nel nostro sottosuolo
In Cina i fuochi sottterranei provocano il 2-3 % dell’effetto serra
di LUIGI BIGNAMI *
NON si è ancora spento l’eco dei grandi incendi che hanno colpito l’Italia, la Spagna e gli Stati Uniti. Con le ricadute sull’ambiente e le conseguenze che si avranno dopo la morte di migliaia e migliaia di piante. Ma forse pochi sanno che giganteschi incendi che durano decine, ma a volte anche centinaia di anni si stanno sviluppando nelle viscere della Terra senza che nessuno riesca a fare nulla per domarli. I fumi che raggiungono la superficie hanno conseguenze sull’ambiente ben peggiori di quelli boschivi. Secondo un rilevamento che viene continuamente aggiornato, solo in Pennsylvania (Usa) ci sono una quarantina di miniere di carbone che in questo momento stanno bruciando.
"In Cina ogni anno vanno in fumo 10-20 milioni di tonnellate di carbone", spiega si legge in un rapporto dell’Arsc (Aerophotogrammetry & Remote Sensing Buereau of China Coal), ma secondo un rapporto di Glenn Stracher del East Georgia College (Usa), il valore è sottostimato di almeno 10 volte. Un ricercatore olandese, Paul van Dijk dell’International Institute for Geo-Information Science and Earth Observation, con una équipe ha studiato il caso degli incendi sotterranei cinesi e ha concluso che ogni anno gli incendi cinesi emettono nell’atmosfera 360 milioni di tonnellate di anidride carbonica, ovvero il 2 - 3 per cento delle emissioni globali di questo gas serra.
Il fenomeno cinese è concentrato soprattutto nella parte settentrionale del territorio, dove vi è una fascia di depositi carboniferi lunga 5mila chilometri che si estende da est ad ovest e ampia 750 Km. E’ stato calcolato che la quantità di carbone che brucia in questo modo ha un valore che si aggira attorno al miliardo di euro all’anno, superiore di almeno 5 volte quello esportato dal Paese.
Anche in India, comunque il problema ha proporzioni gigantesche. Jharia Coalfield è una località a circa 250 Km a nord ovest di Calcutta. In quell’area si estrae carbone dal 1894, ma negli ultimi 15 anni un sessantina di incendi hanno bruciato 40 milioni di tonnellate di carbone.
Ma forse l’incendio simbolo tra tutti questi è quello scoppiato a Centralia, una cittadina degli Stati Uniti a circa 100 Km da Filadelfia. Alberi biancastri e scheletrici, strade fratturate che sembrano state colpite da un violento terremoto qua è la rattoppate a malapena e un forte odore di zolfo ristagna ovunque. Calcinacci di antiche ville sono ormai preda della vegetazione e ovunque fumo. Un incendio sotterraneo sviluppatosi nel 1962 è la causa di tutto questo. Ancora oggi non è noto cosa innescò il rogo della miniera sotterranea di Centralia. Forse la fermentazione di rifiuti abbandonati in un camino della miniera ormai in disuso, forse l’autocombustione del carbone o un incidente mai compreso. Sta di fatto che l’incendio iniziò a propagarsi con violenza e in un primo tempo si tentò con ogni mezzo di domarlo. Ma nonostante 12 milioni di dollari spesi dal governo americano la vena di carbone continua a bruciare là sotto.
Dei 1.100 abitanti che lavoravano nella fiorente cittadina negli anni Sessanta, oggi ne sono rimasti un centinaio. Essi tentano in ogni modo di non far morire la cittadina: si ritrovano, festeggiano il Memorial Day come in tutti gli Stati Uniti, invitano ragazzi stranieri per imparare le lingue, ma sanno che la loro vecchia città ha un solo destino che viene dalle profondità della Terra.
* la Repubblica, 3 agosto 2007