’NDRANGHETA: BLITZ DURANTE SUMMIT, ARRESTATI 3 LATITANTI *
(AGI) - Reggio Calabria, 21 feb.- Interrotto dai carabinieri un summit mafioso che si stava svolgendo in localita’ "Serpe" nel comune reggino di Candidoni. I militari che hanno fatto irruzione in un casolare di campagna hanno arrestato quattro persone ritenute contigue alla cosca Bellocco di Rosarno. Tre degli arrestati, secondo notizie dei carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, erano latitanti: si tratta di Rocco Furuli, classe ’87, Vincenzo Ascone, classe ’80, e Pasquale Furuli. Rocco Furuli era sfuggito all’operazione ’Doppia sponda’ della scorsa settimana, su Ascone pendeva un provvedimento della Corte di appello di Reggio Calabria che sostituiva l’obbligo di dimora con gli arresti domiciliari, mentre Pasquale Furuli era ricercato per un cumulo di pena dal novembre 2010.
Il blitz e’ scattato poco dopo le 4 di questa mattina.
All’operazione hanno preso parte i carabinieri del Reparto operativo del comando provinciale di Reggio Calabria e i loro colleghi dello squadrone eliportato "Cacciatori Calabria". I quattro, ritenuti vicini al clan Bellocco, improvvisamente si sono trovati circondanti dai militari che hanno impedito qualsiasi via di fuga. I partecipanti al summit non erano armati. La zona dove e’ stata scoperta la riunione mafiosa, in un tratto impervio di territorio, da qualche giorno era sottoposta a particolari controlli in esecuzione di un piano finalizzato alla ricerca di latitanti. (AGI)
AGI: 11:32 21 FEB 2011 - http://www.agi.it/cronaca/notizie/201102211132-ipp-rt10073-ndrangheta_blitz_durante_summit_arrestati_3_latitanti
’NDRANGHETA
Reggio C., minacce al procuratore
"Una sorpresa per lui". Un bazooka
La scoperta dopo una telefonata in cui è stato fatto il nome di Giuseppe Pignatone. "Possiamo colpire quando vogliamo" *
REGGIO CALABRIA - "Andate a vedere davanti alla Procura. C’è una sorpresa per il procuratore Pignatone". È stata una telefonata anonima di minacce nei confronti del procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, a far scattare l’allarme questa mattina. Una chiamata che ha fatto scoprire alcune armi, fra cui un bazooka che, anche se scarico, è considerato dagli inquirenti un "gravissimo atto intimidatorio". Il procuratore di Reggio oggi non è in città per impegni di lavoro.
"Possiamo colpire quando vogliamo" era il messaggio mafioso che una voce maschile ha lasciato, in una telefonata effettuata da una cabina telefonica nei pressi del Consiglio regionale, nella zona Nord della città, attualmentre transennata. Le armi sono state poi ritrovate nei pressi del tribunale, che si trova al Cedir: ma dall’altra parte del torrente Calopinace, nel quartiere San Giorgio Extra. Il bazooka era nascosto sotto un vecchio materasso lasciato lungo la strada, davanti all’ufficio della Dda. L’arma, che è del tipo monouso ed era già stata utilizzata, è di fabbricazione slava: avendo una gittata lunga, è utile per compiere attentati.
Gli investigatori parlano del ritrovamento del bazooka come di un gesto "grave e altamente significativo sul piano criminale" perché manda un messaggio chiaro: possiamo colpire il procuratore Pignatone quando e dove vogliamo. E il fatto, si aggiunge, che il bazooka, in quanto già usato, non potesse più sparare, non attenua la pericolosità del gesto. L’arma sarà oggetto adesso di esami balistici per accertare quando e dove è stato utilizzato.
Le reazioni. Il clima in città è molto pesante, dopo le ripetute minacce ai giudici. Il 25 settembre c’è stata una imponente manifestazione 1 contro la ’ndrangheta e in solidarietà con i giudici. E sono centinaia gli attestati di solidarietà giunti al procuratore capo di Reggio Calabria. Parlamentari, dirigenti di partito, amministratori regionali e locali, sindaci, chiedono all’unanimità che il procuratore Pignatone non sia lasciato solo, mentre si stringono attorno a lui invitandolo a proseguire, decisamente, nella sua attività. Tra i tanti messaggi, quello del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. "L’inquietante episodio conferma ancora una volta la gravità della situazione in Calabria. Il Pd si impegnerà perché i magistrati e le forze dell’ordine che ogni giorno si battono per liberare il Sud dalla mala pianta della ’ndrangheta non rimangano soli".
Con una lunga e cordiale telefonata, anche il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, esprime solidarietà e vicinanza a Giuseppe Pignatone. "Si tratta - afferma il Guardasigilli - dell’ennesimo tentativo messo in campo dalla ’ndrangheta, ferita a morte dai continui successi della magistratura, delle forze dell’ordine e del governo. Occorre stringersi attorno agli uomini impegnati in prima linea su questo fronte, garantendo, in particolare ai magistrati, la possibilità di svolgere con serenità il loro delicato compito a favore della giustizia e della legalità".
Antonio Di Pietro esprime solidarietà a Pignatone e assicura che "l’Italia dei Valori continuerà a essere vicino a tutti coloro che quotidianamente si battono a difesa dello Stato e per contrastare la piaga delle mafie. Alla magistratura e alle forze dell’ordine va tutto il nostro sostegno - afferma in una nota il leader dell’IdV - continuiamo a chiedere a gran voce al governo di sostenere il loro operato con strumenti adeguati sia economici sia logistici". "La società civile deve continuare a stringersi intorno alla magistratura e alle forze dell’ordine - aggiunge Luigi de Magistris, eurodeputato Idv e responsabile giustizia del partito - che quotidianamente lottano contro il crimine organizzato in una terra come la Calabria, dove la piaga virulenta della ’ndrangheta ha dimostrato, purtroppo, tutta la sua capacità di infiltrazione in parte delle istituzioni e della politica. Per fortuna esiste un’altra Calabria, che non solo spera ma continua ad attivarsi concretamente per una rivoluzione etico-civile che porti a sconfiggere questo fenomeno infame, il quale - conclude - non ha più una rilevanza locale avendo assunto una dimensione nazionale".
Le indagini. La nuova minaccia a un magistrato di Reggio Calabria, dopo quelle rivolte al procuratore generale Salvatore Di Landro 2 e ad altri pm, è giunta nel giorno in cui polizia, carabinieri e guardia di finanza hanno eseguito una vasta operazione per l’esecuzione di 200 perquisizioni. Un’operazione disposta proprio nell’ambito delle indagini sulle intimidazioni. A ricevere la visita delle forze dell’ordine sono stati i boss della ’ndrangheta, capi delle piu’ importanti cosche del capoluogo e della provincia.
Le perquisizioni sono condotte tra capoluogo e provincia di Reggio Calabria "alla ricerca di armi ed esplosivi nonché di ogni ulteriore elemento di interesse investigativo" spiega in una nota la Questura. "In particolare sono stati oggetto di attività di perquisizione gli esponenti di vertice e i reggenti delle famiglie di ’ndrangheta dei De Stefano, Tegano, Serraino, Condello, Fontana, Polimeni, Labate e Libri per Reggio Calabria e le più importanti ’ndrine della fascia tirrenica tra cui i Piromalli, Bellocco, Gallico, Facchineri, Fazzalari, Crea, Zito e Bertuca e i Commisso, Cordì, Cataldo, Strangio, Vottari, Romeo e Iamonte per il versante jonico".
* la Repubblica, 05 ottobre 2010