NO ALLA MISSIONE IN LIBANO
(18 agosto 2006)
Reduce da un compatto voto di fiducia al governo sulla missione di guerra in Afghanistan, tutta la sinistra governativa plaude alla nuova missione militare in Libano. Ed anzi il plauso a tale missione sembra aver riassorbito persino il grosso di quei mal di pancia intermittenti che il rifinanziamento della missione afgana aveva suscitato. La domanda è semplice: perché? Nessuno degli argomenti addotti regge infatti all’evidenza. Ed anzi l’insieme degli argomenti spesi mi pare rafforzi l’impressione, in tutta franchezza, di una capitolazione clamorosa della sinistra.
La nuova spedizione militare come “missione di pace”? Andiamo. Persino da un’angolazione strettamente pacifista e “non violenta” è difficile intendere che un gigantesco dispositivo militare di navi da guerra, mezzi corazzati, reparti d’assalto, elicotteri da combattimento, sia missionario di pace. A meno di non avallare, retrospettivamente, proprio l’ipocrisia di quel militarmente umanitario contro cui è nato il movimento pacifista italiano. Ma soprattutto è impossibile non cogliere la concreta finalità politica della missione: non solo quella di avallare la terribile guerra israeliana che l’ha preceduta, col suo carico di crimini, devastazioni, bombe chimiche, bombardamenti di cortei funebri (tutto giustificato dalla risoluzione ONU), ma quella di completare ciò che la guerra d’Israele non è riuscita a conquistare sul campo: la resa ed il disarmo della resistenza libanese, che non è solo Hezbollah e integralista, ma anche laica, di sinistra e comunista; la riduzione del Liba no ad una sorta di protettorato occidentale, con il commissariamento di fatto del suo esercito, e l’occupazione militare di parte del suo territorio; l’ulteriore spostamento a vantaggio di Israele degli equilibri politici mediorientali, a tutto danno della stessa resistenza palestinese. Del resto è questo il trofeo che Olmert può oggi esibire in Israele, dopo le pesanti difficoltà incontrate in guerra. E questa è la ragione del pubblico ringraziamento al prezioso intervento occidentale. Si può non vederlo? Altro che lettura tecnica delle “regole di ingaggio”, già peraltro prefigurate dalla risoluzione ONU come “regole di combattimento”! La verità è che la “pace” che la missione rivendica e per cui lavora è unicamente la pace d’Israele, la forza e la sicurezza del suo Stato. E’ questa “pace” che reclama la guerra permanente in Medioriente, aperta o strisciante, da più di mezzo secolo contro i popoli arabi e contro il popolo palestinese. Una sinistra che si inchina a questa pa ce, finisce per capitolare a quella guerra.
Si obietta che la missione “riabilita l’ONU contro l’unilateralismo di Bush” e “rilancia l’Europa come protagonista”. Mi colpisce l’adattamento disinvolto dello stesso vocabolario politico della sinistra alla retorica ipocrita della diplomazia mondiale. Ma come? Quella stessa ONU responsabile di un embargo genocida contro il popolo irakeno e che ha messo il timbro - prima o dopo, in un modo o nell’altro - in tutte le guerre coloniali degli ultimi 15 anni, è oggi assunta dalla stessa sinistra “radicale” come metro di garanzia pacifista? In realtà il ruolo dell’ONU è direttamente dipendente dai rapporti mutevoli tra le grandi potenze. Nel momento in cui Bush, per sfuggire alle difficoltà del proprio unilateralismo, riapre al coinvolgimento europeo nelle politiche di polizia internazionale, e nel momento in cui, parallelamente, alcune decine di governi europei di centrodestra e centrosinistra vedono l’occasione di ricomporre la santa alleanza con gli Usa, l’ONU benedice con tant o di fanfare il ritrovato multilateralismo. Un riscatto dell’ONU? Al contrario: una subordinazione della sinistra alle politiche di potenza ed al loro mascheramento diplomatico. Quanto alla lirica del “protagonismo europeo” sarebbe bene osservare che il ruolo guida di Francia ed Italia nella mediazione non solo è in rapporto al loro passato coloniale (Francia) o di assistenza militare (Italia verso il Libano) ma è in funzione della massima efficacia dell’azione imperialista della missione: il governo Prodi-D’Alema porta in dote a Israele ed USA le particolari entrature dell’Italia in Libano (sia economiche che militari) per candidarsi a garante controllore della sottomissione del Libano alla risoluzione ONU. A cosa si devono, se non a questo, le pubbliche congratulazioni di Bush a Prodi per “la forza ed il coraggio mostrate dall’Italia”?
Non è un caso, infine, che la santa alleanza tra Europa ed USA in Libano si rifletta nell’unità nazionale interna tra centrosinistra e centrodestra. E’ accaduto in occasione di tutte le imprese militari multilaterali della stagione post ’89 (Kosovo, Afghanistan...). Accade oggi in Libano. Ed è naturale: l’interesse generale del capitalismo italiano nel mondo travalica i fragili confini politici del bipolarismo interno, nelle migliori tradizioni del patriottismo nazionale. Ma l’unità nazionale non era lo spauracchio da cui guardarsi a sinistra? E davvero i gruppi dirigenti della sinistra italiana, da Bertinotti a Diliberto, pensano di poter presentare un voto congiunto con Fini e Calderoli sulla missione in Libano come svolta a sinistra e pacifista della politica estera italiana? Il Movimento per il Partito Comunista dei Lavoratori si chiama fuori da questa omologazione dilagante. Non siamo usi a sacrificare i principi agli accomodamenti di governo. Non lo facciamo neppure questa volta. Per questo proponiamo da subito a tutte le forze disponibili della sinistra italiana, dei movimenti contro la guerra, dell’associazionismo pacifista e antimperialista la formazione di un comitato unitario nazionale contro la spedizione in Libano, quale strumento di controinformazione e mobilitazione. Certo il rilancio, sempre più urgente, di una sinistra anticapitalista di opposizione troverà nella questione libanese un importante banco di prova.
Marco Ferrando
Cara Silvana, è bene che chi scrive, priva di cominciare a battere faccia un pur minimo ragionamento e quanto meno raccolga delle informazioni a sostegno delle propria tesi. 1) Come primo elemento rilevo la tua ignoranza (nel senso che ignori) sul passato di Marco Ferrando e della corrente politica di cui lui è stato rappresentante in seno a Rifondazione Comunista. Per dieci anni, te lo dico perhè non lo sai o fingi di non saperlo, la corrente di Proposta prima e di Progetto Comunista poi, è sempre stata esclusa dagli organismi del partito e dalle sue rappresentanze istituzionali. 2) In dieci anni di attività, altra notizia che non sai o fingi di non sapere, la tendenza di sinistra di Rifondazione (quella di Ferrando e Grisolia, appunto) non ha mai e dico mai alzato la mano per avallare una decisione della maggiornaza del partito, quindi di Bertinotti e compari. 3) La candidatura di Marco Ferrando per il Senato è stata eliminata da Bertinotti e dal gruppo dirigente del partito proprio per la scissione che lo stesso Ferrando stava preparando con la sua corrente e che puntuelmente si è formalizzata il 18 giugno di quest’anno. 4) Per quanto mi legano a lui rapporti di amicizia e di stima oltre che politica anche personale, non so se Franco Grisolia abbia la colf, ma anche se così fosse credo non ci sia niente di male. Di sicuro il compagno Franco non è uno sfruttatore e su questo sono pronto a scommettere tutto. D’altronde molti grandi rivoluzionari non provenivano da famiglie di estrazione proletaria, come uno dei padri del socialismo scientifico: F. Engels che grazie alle sue ricchezze ha contribuito a far conoscere su larga scala il marxismo e le sue analisi. Quindi, cara Silvana, prima di accingerti a formulare un pensiero raccogli degli elementi di verità che lo sostengano.
Francesco Saverio Oliverio
Cara Silvana , non capisco l’ acredine verso Franco Grisolia...Cmq. non credo per nulla alla tua investitura a colf da parte dell’ interessato... La nostra decisione di uscire dal PRC è stata decisa da un congresso dell’ area che faceva riferimento alla terza mozione ( l’ AMR appunto ). Il momento temporale era l’ entrata nel governo di ministri del PRC. Se qualcuno dell’ AMR fosse stato eletto in parlamento ( Ferrando compreso ) avrebbe votato contro il governo , ponendosi all’ opposizione ed uscendo comunque dal PRC. Bisogna confrontarsi sui disastri che questo governo ha cominciato a fare e non sui se e sui ma....Abbiamo due missioni di guerra : Afghanistan e Libano e una manovra lacrime e sangue alle porte...Cosa fanno le colf ?
A presto Ruggero mc PLC
CUORE (FEDE) e POLITICA (RAGIONE). Una nota per una critica dei fondamentalismi politico-religiosi!!!
Cara Silvana
una mia opinione: una notazione di ordine generale e culturale! "Il personale è politico" .... e il politico è personale!!! Questo nodo ancora non sappiamo né ... vogliamo scioglierlo!!! C’è troppo "oppio" (il fondamentalismo politico-religioso, di tutti i tipi) in giro per il mondo ... e di critica (e di critiche) la gente non vuol sentir parlare né tantomeno svegliarsi !!! Partire da sè, e dalla nostra sana e robusta Costituzione dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Padri’ ... e via!!! Solo su questa strada... può darsi - senza ’illusioni’ - un incontro più-umano tra le persone - e i popoli, non altrimenti !!!
M. cordiali saluti,
Federico la Sala