Supervulcano minaccia lo Yellowstone
Scoperto da due scienziati con nuovi strumenti:
se esplodesse
le ceneri potrebbero seppellire metà dell’America
di Maurizio Molinari
corrispondente da New York *
Il magma che giace sotto il parco nazionale di Yellowstone è 2,5 volte più grande di quanto finora stimato e ciò significa che potrebbe innescare la maggiore eruzione degli ultimi due milioni di anni. Ad affermarlo è studio di una task force del Dipartimento di Geologia e Geofisica dell’Università dello Utah, guidata da Jamie Farrell e Bob Smith, che ne ha illustrato i contenuti all’«American Geophysical Union» che ha deciso di pubblicarli sul proprio «Journal».
Le novità riguardano la misurazione dell’insieme di rocce sciolte bollenti sotto il parco nazionale che si estende fra Wyoming, Montana e Idaho: 88 km di lunghezza, 29 km di larghezza e un massimo di 14 km di profondità. Ciò significa un’eruzione potenziale pari a 2000 volte quella di Mount St. Helens che ebbe luogo nel 1980 nello Stato di Washington, sorprendendo i sismologi perché si trattava di un vulcano fino a quel momento inattivo.
«Le misurazioni suggeriscono che un’eruzione del vulcano gigante sotto lo Yellowstone sarebbe un evento globale - scrive Ferrell nello studio - con distruzioni e impatti in tutto il Pianeta, a cominciare dal fatto che le nubi fuoriuscite avvolgerebbero il globo» e metà del Nordamerica verrebbe coperto da un metro di cenere.
L’ultima eruzione avvenuta a Yellowstore risale a circa 640 mila anni fa, secondo una stima del «Geological Survey» degli Stati Uniti, e da tempo i sismologi affermano che la «caldera» determinatasi in quell’occasione - un bacino di 64 km per 40 - potrebbe essere in procinto di esplodere.
Farrell a tale riguardo preferisce la prudenza: «Non abbiamo dati a sufficienza per prevedere il momento della prossima eruzione ma riteniamo che vi sarà». «Il problema con i vulcani giganti dormienti - aggiunge John Stix, vulcanologo della McGill University in Canada - è che la carenza di dati sulle eruzioni passate rende difficile fare previsioni e dunque l’unica maniera per operare è un monitoraggio costante, il più minuzioso e sofisticato possibile al fine di conoscere il comportamento del vulcano e verificare in tempo reale se siamo in presenza di eventi anomali».
Proprio sulla base di tali monitoraggi l’Osservatorio sul vulcano di Yellowstone all’inizio del mese ha definito «normale» lo stato d’allerta sul magma all’origine dei geyser e fanghi roventi che attraggono ogni anno milioni di visitatori. In realtà le autorità del parco sanno che la possibilità di terremoti è assai alta, basti ricordare che ogni anno se ne verificano diversi - senza causare danni - mentre quello del 1979, di magnitudine 7,5 attorno al Lago Hebgen provocò la morte di 28 persone.
La task force di geologi dello Utah ha raccolto e analizzato in particolare alcune delle rocce vulcaniche più recenti, la cui composizione ha consentito di ricostruire l’attività avvenuta sotto la superficie ovvero che il magma ha spinto rapidamente tali rocce da 8-10 km di profondità fino alla superficie. «Ciò significa che la possibilità di future eruzioni sta aumentando» osserva John Stix.
Sull’attendibilità delle conclusioni dell’Università dello Utah c’è consenso nella comunità scientifica. «Farrell e Smith hanno condotto uno studio molto importante sull’evoluzione dei grandi vulcani, non solo di Yellowstone» afferma Eric Christiansen, geologo della Brigham Young University, e Stix concorda: «Conosco da anni gli autori del rapporto, so come operano e quali strumenti usano, per questo dico che dobbiamo credere alle loro conclusioni, maturando la consapevolezza di cosa potrebbe davvero avvenire in caso di eruzione a Yellowstone».
Il riferimento è al passato remoto della regione geologica del parco perché il vulcano gigante ha dato vita a tre eruzioni nell’arco di 2,1 milioni di anni e la quantità di lava sotterranea presente porta a paragonare l’attuale potenziale a quello della prima, e più devastante, esplosione di calore, che è poi la quarta più potente finora conosciuta.
* La Stampa, 18/12/2013
Eruzione super vulcano Yellowstone avrebbe impatto mondiale
Struttura sotterranea molto più grande di quanto finora stimato *
(ANSA) - ROMA, 13 DIC - Il vulcano presente sotto il parco nazionale dello Yellowstone è molto più grande di quanto finora si pensasse e una sua eruzione avrebbe un impatto devastante sul clima mondiale. Ad affermarlo sono gli scienziati dell’Università dello Utah (Usa).
Attraverso l’analisi dell’attività sismica, gli scienziati hanno determinato che il vulcano sotterraneo si estende per oltre 90 chilometri e raggiunge una profondità di circa 14 chilometri. Risultati che secondo i ricercatori portano ad affermare come la camera magmatica sia di 2,5 volte più grande rispetto alle stime precedenti. "Abbiamo lavorato sul luogo per un lungo periodo di tempo e fin da subito pensavamo che il vulcano fosse più grande di quanto stimato, ma questo risultato è stupefacente", ha spiegato Bob Smith dell’università dello Utah.
L’ultima eruzione del super vulcano dello Yellowstone risale a circa 640 mila anni fa e ha creato una nube di cenere in grado di coprire tutto il Nord America. I ricercatori avvertono che se il vulcano dovesse scoppiare oggi, con le attuali misure, "conseguenze devastanti colpirebbero il mondo intero" ed "influenzerebbe le sorti del clima": si ritiene infatti che le eruzioni precedenti del vulcano fossero 2.000 volte più potenti rispetto a quella avvenuta nel 1980 sul Monte St. Helens, nello stato di Washington. (ANSA)
*ANSA, 13.12.2013
Supervulcano Yellowstone, “conseguenze devastanti in caso di eruzione”
Attraverso l’analisi dell’attività sismica, i ricercatori dell’Università dello Utah (Usa) hanno scoperto che il vulcano sotto il parco nazionale è molto più grande di quanto finora si pensasse: si estende per oltre 90 chilometri e raggiunge una profondità di circa 14 chilometri, la camera magmatica è di 2,5 volte più grande rispetto alle stime precedenti
di Redazione (Il Fatto Quotidiano, 17 dicembre 2013)
È uno dei dieci supervulcani - elenco in cui sono inclusi i Campi Flegrei (Napoli) - monitorati dagli scienziati. Che hanno scoperto che quello presente sotto il parco nazionale dello Yellowstone è molto più grande di quanto finora si pensasse e una sua eruzione avrebbe un impatto devastante sul clima mondiale.
Attraverso l’analisi dell’attività sismica, i ricercatori dell’Università dello Utah (Usa) hanno determinato che il vulcano sotterraneo si estende per oltre 90 chilometri e raggiunge una profondità di circa 14 chilometri. Risultati che secondo i ricercatori portano ad affermare come la camera magmatica sia di 2,5 volte più grande rispetto alle stime precedenti. “Abbiamo lavorato sul luogo per un lungo periodo di tempo e fin da subito pensavamo che il vulcano fosse più grande di quanto stimato, ma questo risultato è stupefacente”, ha spiegato Bob Smith dell’università dello Utah.
L’ultima eruzione del super vulcano dello Yellowstone risale a circa 640 mila anni fa e ha creato una nube di cenere in grado di coprire tutto il Nord America. I ricercatori avvertono che se il vulcano dovesse scoppiare oggi, con le attuali misure, “conseguenze devastanti colpirebbero il mondo intero” ed “influenzerebbe le sorti del clima”: si ritiene infatti che le eruzioni precedenti del vulcano fossero 2.000 volte più potenti rispetto a quella avvenuta nel 1980 sul Monte St. Helens, nello stato di Washington.
Nel febbraio del 2012 si è scoperto come funziona il motore dei supervulcani e per la prima volta sono stati individuati segnali che potrebbero aiutare a prevedere le violentissime e disastrose eruzioni provocate da queste strutture. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature, si deve ad una ricerca francese che per la prima volta ha calcolato i tempi con cui si è ricaricato il serbatoio di magma di Santorini, in Grecia: sebbene non sia un supervulcano, nel 1600 a.C. ha avuto una catastrofica eruzione che in questo senso lo fa somigliare a questi particolarissimi vulcani, in grado di eruttare decine di migliaia di chilometri cubi di materiali nell’arco di ore o di pochi giorni.
Dalla ricerca, coordinata dal francese Timothy Druitt, dell’università Blaise Pascal a Clermont-Ferrand, era emerso che il serbatoio di magma del vulcano Santorini aveva iniziato a ricaricare il serbatoio di magma 100 anni prima della catastrofica eruzione. La ricerca dimostrava quindi che grandi cambiamenti nella composizione del magma possono avvenire molto brevemente prima di un’eruzione e quindi monitorare a lungo termine di caldere molto grandi, come quella di Santorini e dei supervulcani, potrebbe aiutare a individuare gli eventuali cambiamenti nelle riserve di magma per prevedere imminenti e potenzialmente devastanti eruzioni.
Nel 2004 la BBC aveva prodotto un documentario sul vulcano di Yellowstone. Nel filmato gli esperti presentavano uno scenario catastrofico: 25 milioni di morti nella prima settimana, l’80% degli Usa coperto da ceneri vulcaniche ed il 20% diventato inabitabile. Zolfo e ceneri nell’atmosfera farebbero diminuire le temperature globali di 5 o addirittura 15 gradi centigradi bloccando i monsoni asiatici e causando milioni di morti per carestia. ”Queste non sono soltanto speculazioni scientifiche. Questi eventi sono rari in proporzione alla storia umana, ma nella storia della geologia sono relativamente comuni. Si devono mettere in atto piani simili a quelli di preparazione ad una guerra nucleare. Le varie nazioni devono avere un piano per le provviste di cibo, ripari ed evacuazioni” spiegava Steve Sparks, geologo dell’università di Bristol. Le uniche misure da adottare, sottolineano altri esperti, sono quelle volte al contenimento dei danni. ”L’umanità potrebbe sviluppare un modo per modificare la traiettoria di un asteroide, ma non troveremo mai il modo di fermare l’eruzione di un supervulcano. L’unica strada è il contenimento dei danni”.