Editorialazzu

San Giovanni in Fiore: allarme disoccupazione e caos, ma «è sempre tuttappostu»

E adesso che cosa farà il sindaco Belcastro?
mercoledì 29 marzo 2017.
 

«Tuttappostu», a San Giovanni in Fiore? Se il sindaco Belcastro vuol continuare col suo mantra, prosegua pure. Non si stupisca, poi, se i frassiari lo “bastonano” proprio sul «tuttappostu», mentre arzillo ripara allo stadio “Mazzola” accanto al sindaco di Cotronei (Kr), la foto pubblicata sul profilo Facebook.

Belcastro potrà convincere se stesso che la sua amministrazione «ha fatto cose straordinarie»; che «gli uffici hanno compiuto un ottimo lavoro»; che con la benedizione del «Presidente ci sarà il distaccamento definitivo - rectius, permanente, nda - dei Vigili del fuoco», a regola dovuto di diritto; che «finalmente è illuminata la galleria - Anas, nda - di Castelsilano»; che «adesso ha riaperto una Chirurgia di primo livello», in vero per piccoli interventi programmati, e che «grazie ai direttori generali Mauro e Fatarella e al dottore Zuccarelli l’ospedale sta ripartendo», benché non se ne conosca la meta, che prima o poi dovrebbe indicarci l’ex sindaco Antonio Nicoletti (senior), oggi facente il direttore sanitario.

Nessuno, nel Pd locale, di cui il sindaco è segretario benché vietato dal codice etico del partito, ne vuol fermare l’incontinenza verbale, con la quale Belcastro-«Tuttappostu» spera invano di confondere l’opinione pubblica?

Nel Pd sale l’esigenza del riposizionamento: dallo “Zorro” capo Gal al «mite Saverio Audia», dall’eroico ma ritrattante Antonio Nicoletti (junior) all’allineatissimo esteta Gabriele Mancina, che fa bene a rammentarci dell’esigenza di «verità per Giulio Reggeni», della bellezza dell’altopiano silano e della profondità del cinema, ma non a tacere sull’attuale gestione pubblica a catafascio.

Tra parentesi, le assessoresse Milena Lopez e Marianna Loria, chi le ha viste di là da tagli di nastro e giornate di pura ricordanza?

Il sindaco ci informa che è «tuttappostu» e più «tuttappostu» non potrebbe essere, ma la Guardia di Finanza ha aperto un’istruttoria sui documenti del bando comunale per il corso di formazione piovuto dalle stanze incantate dell’assessore regionale al Lavoro, Federica Roccisano, a seguito di una protesta storica di centinaia di disoccupati locali. E che gli importa a Belcastro che a un anno e oltre quei disoccupati non abbiano un bel nulla, dopo attese, promesse, chiacchiere e nebbie di Palazzo? Niente, «è tuttappostu». «Vedremo, faremo», come per la storia dell’isola ecologica, che il Comune doveva individuare ben prima che partisse la differenziata e su cui la Procura di Cosenza avrebbe puntato la lente d’ingrandimento.

«Tuttappostu», ma i cassonetti della monnezza tracimano. Belcastro non li avrà scorti, concentrato sopra l’ennesimo pezzo della narrazione tuttappostistica sull’andazzo generale? E perché resta «muto come un pesce», come cantava Lucio Dalla, sulla questione aperta dell’operatività territoriale di “Locride Ambiente”, parte della Ati vincitrice della gara per la differenziata? È consapevole che 14 lavoratori di “Città pulita” rischiano l’esclusione dal lavoro perché il Comune ha fatto un pastrocchio proprio con quella gara, senza fornire chiarimenti che avrebbero evitato problemi a tutti?

Non dica che sul capitolo della differenziata non sapeva della scarsa pubblicità dell’avviso di proroga dei termini di gara, che non era al corrente dell’inibizione dell’"Anac" ad "Asmel consortile", della necessità di avere l’isola ecologica ex ante, dell’insufficienza delle risorse comunali per gli stipendi degli operai e degli altri problemi specifici che le opposizioni hanno formalizzato, perfino chiedendo al ministro dell’Interno la commissione di accesso agli atti.

Avrà notato, Belcastro, che ha avuto il municipio presidiato dagli “Invisibili”, dal “Comitato cittadino per il lavoro dignitoso” e dai lavoratori di “Città pulità”? Qualcuno gliene avrà spiegato il significato, oppure è colpa dei giornalisti «sciacalli» che, come dice qualche illuminato, stanno mandando il paese alla malora, dilaniando il corpo sociale e scrivendo palle su ordine e compenso della Nesci, divertita dal suo scranno 5 stelle a Montecitorio?

A Belcastro il professore Paolo De Marco e i suoi non avevano chiesto lavoro vero, presentando progetti concreti che in un anno nessuno si è sognato di vagliare? Non gli avevano raccomandato, De Marco e i suoi, di disporre una modifica di quel bando di formazione che insensatamente escludeva condannati, indagati e imputati, alla presenza di un imbarazzato Cosimo Cuomo, dirigente regionale, e del sempre attento prefetto di Cosenza, Gianfranco Tomao?

E davanti al prefetto Tomao, non è stato Belcastro ad ammettere l’errore degli uffici sull’ammontare dei fondi per gli addetti alla differenziata? Perché appena poi Belcastro ha virato, in una conferenza stampa, attribuendo a quegli stessi uffici il crisma dell’“impeccabilità”?

Belcastro ha scordato alla svelta la responsabilità che gli deriva dall’essere stato eletto dal 92% dei votanti, una volta candidato a sindaco dal governatore Mario Oliverio, senza primarie e confronti interni al Pd?

E adesso dove vuole andare, Belcastro? Partirà per Roma a scattare una fotografia “commerciale” nei palazzi dei ministeri? Stazionerà una seconda volta col mitico Iacucci innanzi al ponte della vecchia strada per Castelsilano (Kr), a osservare che pericola? Per salvare il salvabile azzererà la giunta, come suggerito da Nicoletti junior, oppure si preparerà all’arrivo di Godot, al provvidenziale aiuto di Mary Poppins, ad accusare «la scimmia del quarto Reich»?

Emiliano Morrone


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