Editoriale

Saldi di fine stagione: a Riace un tempo i Bronzi, ora Lucano. Analisi di un caso mediatico nell’orbita del mondialismo che avanza beato

Sud vittima della grande balla del ripopolamento con migranti, strumento di persuasione per il Piano Kalergi
domenica 3 aprile 2016.
 
"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto e non emigrare cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra" (Benedetto XVI)

Avevo pensato ad uno scherzo, ad un gioco.

Sapete quando si prende la foto di un pincopallino e - per mezzo di un apposito programmino - la si monta sulla copertina del "sorrisi e Canzoni" o su quella di "Panorama" o, ancora più su, del "Time"?

di Domenico Monteleone

Ecco, avevo pensato a qualcosa di simile quando ho letto - su Facebook - che il Sindaco di Riace (tale Domenico Lucano) era stato inserito tra i 50 personaggi più influenti del mondo.

Avesssero detto i 50 più influenti di Calabria, mi sarei fermato ed avrei prestato - subito - più attenzione a questa iperbolica notizia. La notizia, però, recitava esattamente tra i 500 più influenti del Mondo e, così, non ho dato molto peso. Insomma, la cosa mi è parsa talmente grossa da sembrare una burla e - come burla - l’ho accantonata. L’ho accantonata fino a che ho trovato questa notizia riproposta una, due, tre, quattro, infinite volte. Persino davanti all’ineffabile Vespa.

"Vediamo di capire meglio" mi sono detto e, così, sono andato a verificare ed a studiare meglio la notizia e la notizia era confermata ed era - più o meno - del seguente tenore letterale: la rivista americana "Fortune Magazine" ha inserito il Sindaco di Riace (tale Mimmo Lucano) tra i 50 personaggi più influenti del Mondo e lo ha inserito per la sua attività a favore dei migranti.

Sono rimasto basito, si, lo ammetto, sono rimasto basito. Più influente? In che senso? Nel senso che ha in mano il destino del mondo? Che può spostare equilibri? Che, almeno in Italia, è quello che ha più potere nel mondo? Maddai! Non credo sia quello il senso da dare alla notizia, cosa vuoi che conti - voglio dire - uno che chiamano (questo l’ho scoperto studiando in rete) "Mimmu u curdu". E, allora, se non è quello il senso, qual è il senso di inserire il buon Lucano fra i primi quaranta personaggi più importanti del Mondo?

Certo, deve fare un sicuro effetto vedersi inserito tra cotanta compagnia e penso che - se me lo trovassi difronte - gli chiederei: "Cosa vuoi di più dalla vita?".

Non deve, però, essere la strada maestra questa, poiché - giocoforza - viene in mente solo la classica risposta dello spot: "cosa vuoi di più dalla vita? Un Lucano!". Naturalmente, debbo dire che queste considerazioni non mi hanno chiarito la situazione. Tutt’altro. Ma andiamo avanti.

"Repubblica" scrive che "Riace è un piccolo paesino calabrese di poco più di duemila abitanti, che è rinato Perché è diventato centro d’accoglienza per migranti. Il primo cittadino ha trovato una soluzione allo spopolamento del posto offrendo alloggio e nuova vita alla città riaprendo laboratori di ceramica e tessitura, bar, panetterie e persino la scuola elementare. Ha avviato un programma di raccolta differenziata e ha assunto dei mediatori culturali per far funzionare un modello, che come scrive Fortune, “ha messo contro Lucano la mafia e lo Stato, ma è stato studiato come possibile soluzione alla crisi dei rifugiati in Europa”.

Come si vede, è lo stesso "Fortune Magazine" a proclamare che il Sindaco Lucano ha contro di sé lo Stato e la Mafia e, però - a questo punto - una domanda (come direbbe il buon Antonio Lubrano) sorge spontanea: se ha contro lo Stato e la Mafia, questo Sindaco dove conta? Insomma, escludendo Stato e Mafia, dove espande la sua influenza? A Briscola? Boh! Non è dato di sapere, si sa solo che è il quarantesimo nell’ordine, nell’ordine di influenza. Nel Mondo!

Mi sembra un po’ come quelle classifiche che - di tanto, in tanto - escono sui nostri quotidiani; ad esempio mi ricordo di quando pubblicarono la lista dei quaranta avvocati più bravi d’Italia e ovviamente, appena ho saputo, mi sono messo a cercare il mio nome. Niente, non c’era. Meledizione! Come le fanno ’ste classifiche? Ah, un nome mi chiarì subito la situazione: il figlio di Napolitano, adesso non ricordo il suo nome di battesimo (se ha un senso usare questo sostantivo), ma ricordo molto bene che è il figlio del peggiore presidente della storia della nostra Repubblica e che deve essere una specie di fenomeno se è vero - come è vero - che non aveva ancora quarant’anni quando è diventato ordinario all’Università di Roma. Un nome, insomma, che mi ha chiarito tutto. Va buo’, i prodigi son prodigi e c’è chi può e c’è chi non può.

Probabilmente funziona così: se vuoi entrare in classifica non hai che una possibilità, senza alternative, ovvero devi appartenere. Ecco Perché non sono entrato in classifica! E sì che alcuni miei clienti mi chiamano Mourinho. Boh! Misteri della vita.

Man mano che andavo avanti con l’analisi di questa bizzarra notizia - vedevo in rete che tanta gente si congratulava, si congratulava, continua a congratularsi, esattamente come quell’altra volta.

Quale volta? Quella volta in cui il Sindaco di Sellia si è inventato - grosso modo - una Delibera contenente un divieto di morire e tutti si mostrarono felici, contenti e soddisfatti. Quasi come se effettivamente ciò fosse possibile. Dicevano di essere riusciti a far parlare del territorio e di averne fatto parlare in tutto il Mondo. Cioè, fatemi capire: tutto il Mondo parla di una delibera impossibile? È proprio vero che viviamo in una sorta di «matrix», si può esultare perché gli altri parlano di te per una cosa impossibile? Boh!

Sarà come sarà ma il fatto resta - tornando al nostro Mimmo Lucano (pure Lui però, non poteva avere un cognome più localizzato? Che so’, ad esempio Mimmo Jonico) - che tutti si sono mostrati felici, soddisfatti, sollevati da questo riconoscimento, da questo premio. Un premio che - badare bene - fino al giorno prima, almeno il 99 virgola 9 periodico dei Calabresi e degli italiani nemmeno sapeva esistesse.

Mi è sembrata - in ogni caso - quasi come una corsa a salire sul carro del vincitore. Già, il vincitore. Ma che cosa aveva vinto e, soprattutto, qual era la partita e come ci era entrato il buon Lucano?

Che cosa è, insomma, questo "Fortune Magazine"?

Non ho fatto in tempo a pormi questa domanda che mi è venuta in mente la risposta.

Per associazione di idee mi è venuta in mente anche una delle avventure di Sherlock Holmes, una in cui il leggendario investigatore trova un fiammifero - già utilizzato dal colpevole ancora ignoto - ai piedi di un albero che era stato teatro di un delitto. Ebbene, quando il fido Watson gli chiede come avesse mai fatto a trovare un piccolissimo fiammifero - per di più già usato - in mezzo a tutte quelle sterpaglie, il più famoso investigatore della letteratura mondiale risponde esattamente così: "non è che l’ho trovato, l’ho cercato e quindi l’ho trovato, sapevo che ci doveva essere e mi sono messo alla ricerca".

Ecco, più o meno allo stesso modo, io sapevo esattamente cosa e chi avrei trovato dietro questa rivista "Fortune Magazine" allorquando mi sono messo a digitare su Google. Ero sicuro, in verità, che avrei trovato i Rockefeller o i Rothschild e - come ti sbagli? - ho trovato che quella rivista si trova nell’orbita della Fondazione Rockefeller! Questa è, almeno, l’informazione che ho trovato.

Che cosa vuol dire? Lo spiego solo per chi non conosce o non vuole conoscere il Mondo.

Vuol dire - e si tratta di evidenza che è difficile non condividere - che inserire il Sindaco di Riace tra i 50 più influenti è una chiarissima forzatura anche di natura meramente semantica. Avrei capito di più e meglio se lo avessero inserito tra i più buoni o tra i più belli o tra i più intelligenti, ma ragazzi, tra i più influenti, dai, come si fa ad inserire un sindaco (che non conta nulla), di una cittadina (che non conta nulla), di una regione (che non conta nulla), di una nazione (che non conta nulla) tra i più influenti al mondo? Dai, è una cazzata di dimensioni mastodontiche!

Tra tutte queste "nullità", insomma, la Rivista americana estrae dal cilindro il coniglio e indica Mimmu u curdu al pubblico giubilo ed alla pubblica ammirazione. Ragazzi, la situazione è questa e la domanda è conseguente: Cui prodest?

Poniamo alcune osservazioni.

Abbiamo un paesino che si stava spopolando. Si stava spopolando per effetto della emigrazione che è - per chi non lo sapesse - la sommatoria di povertà, di mancanza di lavoro, di carenza di possibilità. Una sommatoria che non ti lascia scampo: devi andartene, sei costretto a scappare, e sei costretto Perché ti ci hanno costretto. Volevi restare ma devi andare. Punto!

In questo clima desertificato, in questo paesaggio spettrale, il primo cittadino ha la soluzione. Sentite qual’è: consegna le case vuote del centro ai migranti e riapre laboratori di ceramica e tessitura, bar, panetterie e persino la scuola elementare. Avvia, peraltro, un programma di raccolta differenziata (con gli asini!) e assume dei mediatori culturali per far funzionare un modello, che come scrive Fortune, “ha messo contro Lucano la mafia e lo Stato". Ha creato, insomma, un modello che può essere - sempre secondo il Magazine premiante - "studiato come possibile soluzione alla crisi dei rifugiati in Europa”. Ottimo.

La questione, però, è anche un’altra. Come mai non si è pensato questo progetto, questa possibilità, questo sogno, anche per noi calabresi?

Perché non si è cercato e non si cerca di fermare l’emigrazione di noi Calabresi con questi stessi sistemi? Perché non si è fatto prima, perché non si fa ora, perché non ci si organizza per farlo in futuro?

Perché?

Perché si pensa di ripopolare la Calabria con gli Immigrati e perché non si pensa - piuttosto e più logicamente - di ripopolarla con i Calabresi?

Insomma, pare che - in questo tempo che sembra come un finale di stagione - l’unico ripopolamento possibile sia quello attuabile attraverso i migranti da paesi lontani e culturalmente diversi, di ripopolarlo attraverso l’accoglienza di popoli di altre parti del Mondo.

Già, ma perché - allo stesso modo e con lo stesso impegno - non ci si preoccupa di riaccogliere i Figli della nostra Terra che sono andati via e che, come tutto il Mondo sa, nutrono (nutriamo) per la Madre Terra di Calabria un Amore struggente?

Niente, ciò non è possibile. L’imperativo categorico è - si! - quello di ripopolare la Calabria, le Due Sicilie, l’Italia, ma di ripopolare con i migranti.

Chi sa di certe cose, sa di un piano, di un piano molto disumano, un progetto che appellano "Piano Kalergi", un progetto che mira alla sostituzione della popolazione europea, alla creazione di una società senza radici morali e culturali, senza quei fondamenti morali e culturali che si sono sclerotizzati nel corso dei secoli, un piano che mira alla creazione di una società liquida e come tale più facilmente soggiogabile e gestibile da parte di quella Elite che governa il Mondo e che ha in mano il destino di noi tutti. Emigranti, Migranti e Stanziali. Tutti.

Il problema vero mi sembra, allora, quello per cui la società contemporanea pare essere stata programmata per rispondere agli ordini, agli imperativi - morali o pseudomorali - impartiti indirettamente e senza apparente costrizione e, di converso, per rifuggire decisamente e vigorosamente quelli impartiti con precetti diretti ed immediati.

In questo consiste - secondo me - la differenza tra religione (soprattutto quella Cristiana) e quello che (notoriamente o meno notoriamente) viene denominato Nuovo Ordine Mondiale. La Religione impone dei comandi precisi, diretti e senza mezzi termini. Il Nuovo Ordine Mondiale, non chiede se non indirettamente, con suggestioni, con messaggi subliminali, è ammiccante e pretende senza apparenti sanzioni, senza una punizione, senza un castigo, men che meno eterno. Tutt’altro. Ed in questo aspetto che sta tutta la questione della perdita di "aderenza" della religione rispetto alla nuova era mondialista.

Non capisco, dicevo, perché non sia possibile pensare di ripopolare la nostra Terra che - è molto importante non dimenticarlo - è stata svuotata dalla stessa classe politica che chiede 50 milioni di immigrati.

Non capisco perché ripopolare attraverso i migranti debba essere considerato un valore e - di converso - non sia e non possa essere un valore altrettanto grande quello di fermare l’emigrazione dei Calabresi, degli Italiani, non possa essere un valore, di più, non capisco perché non possa essere perseguito il sogno meraviglioso di un rientro nella propria Terra di tutti noi Emigranti.

Ecco: non capisco e mi rifiuto di capire questa scala di valori. Una scala di valori insensata. Una scala di valori che sento come imposta dall’alto e che non mi appartiene.

Correlativamente, non capisco perché non possa essere un valore lavorare al fine di consentire anche agli odierni profughi - o presunti tali - di rientrare nella loro Terra Madre, qualunque essa sia. Non capisco perché non possa essere un valore lavorare al fine di far contribuire essi stessi alla rinascita ed all’affermazione economica, culturale e sociale dei loro paesi d’origine.

C’entrerà qualcosa la fabbricazione delle armi (l’Italia ha un fatturato pari a 54 miliardi di euro in questo campo), c’entrerà la schiavitù connessa alla Moneta-Debito? C’entrerà la lotta per la conquista del petrolio, del dannatissimo oro nero? C’entrerà il famigerato imperialismo americano?

Il fatto è che non vedo chi possa negare una lapalissiana evidenza ovvero che si tratti di Calabria, di Africa, di Siria, di Bangladesh, eccetera, eccetera, eccetera, c’è una cosa che accomuna tutti ed è che calabresi, africani, siriani, bengalesi, tutti e sottolineo tutti hanno un’idea comune, una speranza, un sogno: rientare, si, rientrare, rientrare per rendere più bella, più prospera, più evoluta la propria terra. Per viverci fino alla morte, morte che tutti immaginano, che tutti sognano possa - più tardi possibile - sopravvenire nella propria terra natia. Questa è la verità.

E se così è, anzi, visto che è così, Perché di questo sogno non si parla? Perché di queste speranze non v’è traccia nei media mainstream ?

Perché queste "cose" non possono rappresentare un valore, un valore anche superiore a quello della mera accoglienza che - parliamoci chiaro - tutto appiattisce e tutto livella in una indistinta contaminazione di tutto, in una inesorabile liquefazione di tutti i retroterra culturali.

Ed è proprio in questo significante che sta tutta la sensazione di crepuscolo, di approssimarsi al fine stagione, la sensazione di un’attesa, di un’attesa spettrale che tutti ci coinvolge e che tutti ci opprime ma di cui solo in pochi sembrano avere contezza e cognizione.

Tutti gli altri - come novelli suonatori di violino sul Titanic che affonda - sguazzano in una sorta di zona d’ombra, in una sorta di fuori-zona della mente, posizione dalla quale accettano tutto e si beano di briciole, di contentini, di regalini, insomma si accontentano di prezzi-saldo, si accontentano di saldi di fine stagione.

Ed i saldi - è abbastanza noto - hanno i loro listini, esattamente come i premi delle riviste cosmopolite, ma la corrente e forte e impetuosa e non ammette alternative: bisogna festeggiare, bisogna complimentarsi, altrimenti si passa pure per rosiconi.

Complimentarsi è l’unica possibile possibilità su piazza e state certi che i nostri padroni - di là in America - approveranno sicuramente.

Gli emigranti Calabresi, di buona fede e pensiero sveglio, non so fino a che punto.


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