Interventi

Italia nostra interviene presso il Ministero dei Beni culturali, tramite Teresa Liguori, in merito al restauro di Santa Maria di Costantinopoli, a Papasidero (Cs)

sabato 18 novembre 2006.
 

Prot. 27/06

Alla cortese attenzione On.le Ministro per i Beni e le Attività Culturali Via del Collegio Romano, 27 00186 Roma

e p. c. Egr. Soprintendente per i Beni Architettonici e per il Paesaggio della Calabria Piazza Valdesi 13, 87100 Cosenza

Egr. Sindaco di Papasidero Via Municipio, 9 87020 Papasidero (Cs)

URGENTE

OGGETTO: INTERVENTO DI RESTAURO SANTA MARIA DI COSTANTINOPOLI PRESSO PAPASIDERO (CS) (BENE VINCOLATO AI SENSI DEL D.L. 29.10.1999 E SS.)

Egregio MINISTRO, si rimane sbigottiti nel constatare i risultati del recente restauro del Santuario di Santa Maria di Costantinopoli realizzato dal Comune di Papasidero (Cs), bene vincolato ai sensi del D.L. 29.10.1999 e ss., tanta è l’assoluta mancanza di qualsiasi corretto principio di restauro, tanta è l’assenza di qualsivoglia rispetto per l’esistente e la consuetudine decennale di una simile tipologia di intervento, che dovrebbe connaturarsi come minimo, non invasivo, neutrale, reversibile, conservativo, filologico ecc.. Il restauro della piccola chiesa di Santa Maria di Costantinopoli si prospetta invece come un intervento incredibilmente distruttivo, alterante, incongruo e grossolano: salta con evidenza agli occhi l’invenzione arditissima, poiché slegata da qualsiasi motivazione storico-estetica, della decorazione multicolore dell’intonaco del campanile, atto tanto insensato quanto fuorviante per una corretta visione d’insieme, ravvicinata e panoramica, del monumento rupestre. Non solo, infatti, la piccola chiesa nella sua posizione isolata e arroccata sulla sponda destra del fiume Lao suggerisce la natura e origine antica, testimone della straordinaria esperienza del monachesimo bizantino, in una zona popolata come quella della valle del Mercure-Lao già dall’VIII secolo ma soprattutto dal IX-X da una numerosissima comunità monastica italo-bizantina (Eparchia del Merkurion), cenobitica e eremitica, proveniente da diverse sponde del Mar Mediterraneo. Ci si sarebbe aspettati, naturalmente, un intervento scientificamente appropriato, attento e sensibile alla ricchezza storica e alla complessità delle stratificazioni materiali del monumento prima di adoperarsi a sconvolgere irreparabilmente l’identità storica, culturale e estetica del monumento rupestre, sottoposto, bisogna ricordare, a specifico vincolo di tutela. Sfregio perpetuato, come se non bastasse, anche a danno di alcune importanti tracce di un dipinto rupestre, sito sulla parete rocciosa alle spalle del campanile, databile al XIV-XV secolo, raffigurante una Santa martirizzata, e che oggi è vistosamente imbrattata da schizzi di materiale cementizio e resinato occorsi per la sistemazione della parete rocciosa che sovrasta l’edificio. Lavoro di messa in sicurezza, quest’ultimo, che non ha assolutamente tenuto conto della peculiarità del legame indissolubile con l’ambiente-monumento, connaturato dalla folta vegetazione mediterranea in cui la chiesa si inserisce da semp re. In riferimento a quanto rivelato, e di cui si allega la relativa documentazione fotografica, ItaliaNostra Calabria chiede un’urgente verifica dei nullaosta e autorizzazioni necessarie relative all’intervento di restauro e l’attivazione di questo dicastero per il doveroso ripristino dell’aspetto autentico del monumento tutelato. Convinti della Sua sensibilità istituzionale, oltre che culturale e umana, Le invio i più cordiali saluti. In attesa di un gentile riscontro in merito.

Crotone, 10.11.2006

Prof.ssa Teresa Liguori

Presidente Consiglio Regionale ItaliaNostra Calabria Consigliera Nazionale


Breve nota storica L’edificio, sito nel territorio del Parco Nazionale del Pollino, ha un impianto planimetrico a croce commissa, con tre navate interne scandite da archi a tutto sesto poggianti su pilastri. La facciata principale è a salienti e presenta sul lato sinistro un campanile cuspidato a base quadrata. All’interno, sulla parete absidale, è conservato un affresco che rappresenta la Vergine in trono col Bambino fra l’Arcangelo Michele e il Vescovo (San Procolo?) del XVI-XVII sec.; una statua lignea della Vergine col Bambino, realizzata a figura intera e impreziosita da un panneggio policromo a decorazione floreale (XIX sec.); un organo a canne del XVIII secolo. È molto probabile che la chiesa sia sorta su un precedente sito di culto più antico, a chiusura di una grande grotta utilizzata in epoca altomedievale dai monaci italobizantini. Seguì, inoltre, l’edificazione di un’edicola a custodia dell’affresco della Madonna di Costantinopoli, intorno al 1656 anno in cui, a seguito di un intervento miracoloso durante la peste, i papasideresi la elessero Patrona del paese, eventi che motivarono poi gli ulteriori ampliamenti architettonici. L’edificio è raggiungibile attraverso un ponte fatto costruire nel 1904 da Nicola Dario, edificato al di sopra della campata, ancora visibile, di quello medievale già noto come "Ponte della Rognosa".

Intervento di restauro: Comune di: Papasidero Provincia di: Cosenza Lavori di: Restauro della chiesa di Santa Maria di Costantinopoli Committente: Comune di Papasidero (Cs) Progettista: Arch. Franca Colino - Arch. Rossana Droghino Direttore lavori: Arch. Franca Colino - Arch. Rossana Droghino Direzione cantiere. Ing. Orlando Vicchio Assistente tecnico: Geom. G. Capparelli Coordinatore della progettazione: Arch. Antonella Russo Coordinatore dei lavori: Sig. Schifino Pasquale/Arch. Antonella Russo Impresa costruttrice: Vicchio Orlando Data inizio lavori: 07/04/2005 Data fine lavori: 06/04/2006

Allegati fotografici

Situazione originaria http://tinypic.com/2q8801e

I lavori proseguono: (20 Agosto 2005) la colorazione del campanile è stata stravolta, la roccia cementificata. http://tinypic.com/40dgt5e

Situazione attuale. Dopo le proteste della gente la sommità del campanile è stata dipinta di colore grigio ma si è ancora lontani dalla situazione originaria. http://tinypic.com/3zc6421


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