Il caso del mostro di Foligno

INDULTO A CHI HA UCCISO DUE BAMBINI.

Un commento di Davide Giacalone in un intervento a RTL 102.5
sabato 7 ottobre 2006.
 

I problemi della giustizia, che sono enormi, andrebbero discussi senza emotività. Se affronto il tema del “mostro di Foligno”, che ha ammazzato due ragazzini di 4 e 13 anni, cui si applica l’indulto, si diminuiscono tre anni di carcere, è perché qui si concentrano e riassumono guasti profondi, e per certi aspetti terribili. Primo fra tutti l’indulto. Non mi piace speculare sul fatto che il Tizio scarcerato per indulto sia tornato a rubare, giacché la recidiva non è nata con il provvedimento voluto da Mastella e votato da gran parte della maggioranza e dell’opposizione, ma scrivemmo per tempo che l’indulto era inutile masochismo, non affrontava il problema della lentezza dei processi, avrebbe scarcerato i colpevoli e tenuto in galera gli innocenti. Se si voleva mettersi sul terreno della clemenza si doveva pensare ad un’amnistia, capace di aggredire la metastasi processuale. Ma l’amnistia avrebbe dovuto seguire una riforma della macchina giustizia, cui l’odierna politica non è capace di fare.

E torniamo all’assassino che si giova dello sconto. In primo grado era stato condannato a due ergastoli, il che avrebbe escluso scarcerazioni anticipate ed applicazione d’indulti o sconti. In secondo grado, però, i giudici lo condannarono a 22 anni per il primo omicidio ed a 8 per il secondo. Otto anni per avere ammazzato un tredicenne ed averne gettato il corpo in una discarica, per poi scrivere una lettera anonima e pomettere di rifarlo. Dato che dall’indulto sono stati esclusi i reati a sfondo sessuale è, con ogni probabilità, proprio su quei ridicoli 8 anni che gli fanno anche lo sconto. La mitezza della pena era giustificata da seminfermità mentale? A me continua a sembrare troppo poco, in ogni caso si stabilisca che nessuno sconto, neanche alcun beneficio può essere dato a chi è matto ed assassino.

E non basta. L’Italia è un Paese in cui le pene hanno un valore indicativo e variabile nel tempo. Siamo anche andati a spiegare agli americani che Silvia Baraldini può essere libera prima della fine della pena, dopo avere promesso il contrario. Ma la certezza della pena è uno dei cardini del diritto. Facilitare il reinserimento è cosa giustissima, ma considerare elastiche le pene è il segno di un Paese in cui il “diritto” è solo un modo di colpire la palla, a tennis.

di Davide Giacalone - 5 ottobre 2006.


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