Anch’io, malgrado il mio fare considerato provocativo nello scrivere, ho creduto nella bontà del Natale. Ho pianto per le belle storie e ho sorriso per il lieto fine dei film dedicati a questa meravigliosa festa. Il mio modo di parlare, che è sicuramente in contrapposizione con la mia apparenza pacifica, probabilmente ha manifestato il lato più aspro del mio carattere. Quando qualche produzione ‘cine tv’ mi contatta è per propormi personaggi ‘cattivi’ o per lo meno ‘nevrotici’. Indirettamente mi stanno dicendo: “ sei un rompiballe e quindi il tuo ruolo rimane quello”. L’anno scorso ho preso persino le sembianze di un babbo Natale nel film di Amurri, con Gerry Scotti e Lino Banfi, e, nemmeno a dirlo, il Santa Claus da me interpretato, nella parte di un dipendente di un supermercato che, così vestito, intrattiene i bambini, improvvisamente perde la pazienza per via dei chiassosi marmocchi e, colto da raptus di rabbia, urla, impreca , manda tutti a quel paese. Nemmeno un Santa C laus buono mi è toccato. Natale non è lontano e anche chi, come me, viene considerato un polemista, diventa più buono o, almeno, ci prova. La storia di Maria, nella sua semplicità, è un’occasione per riflettere. Quando decidiamo di vendicarci di qualcuno, quando il nostro scopo primario è quello di ottenebrare e rendere difficile la vita altrui, spesso finisce che i danneggiati siamo noi e, di conseguenza, le persone a noi care. La semplicità e l’intelligenza di questa donna sono un’ulteriore prova che l’amore è cosa seria. In un momento come questo in cui pare che lo scopo primario sia quello di nuocere il coniuge non affidatario; quando è ancora calda la storia di Nicola De Martino, il quale ha minacciato di darsi fuoco in diretta tv per protesta contro uno Stato che non si è curato di proteggere né lui né il suo bambino dalla decisione della sua ex moglie di andare in Australia insieme al bimbo per tredici lunghi anni, durante i quali padre e figlio non si sono mai sentiti, ecco che, attraverso le parole della mia amica Maria, scopro che vale la pena avere ancora fiducia. Ho chiesto al mio amico Giorgio Ceccarelli di concedermi un’intervista da pubblicare su queste pagine in anteprima. Giorgio è il presidente dell’associazione ‘Figli Negati’ che tante lotte di sensibilizzazione ha combattuto in prima linea. Una delle più grandi fortune che ho è quella di incontrare anche molta gente speciale che si racconta con il cuore perché è conscia del fatto che altrettanto faccio io nell’ascoltare.
I mille colori di Napoli rappresentano il calore del popolo partenopeo, gente ricca di fantasia, con la musica nel sangue e la gioia di vivere nonostante i noti problemi di questa città. Il popolo meridionale mi ricorda sempre la gente caraibica, proprio per l’arte di vivere. Le vie di Napoli sono quanto di più caldo e caratteristico possa esistere in tema di folklore. Nei miei ricordi d’infanzia c’è anche un bel viaggio in Italia e una permanenza a Napoli. Le voci della gente e gli odori dei vicoli mi sono rimasti nel cuore, anche il calar del cesto dai balconi di donne che acquistavano il pane senza nemmeno scendere da casa. Tra le belle colline di questa città vi è anche quella di “Capodimonte”, la zona che dà il nome alle belle lavorazioni in porcellana famose in tutte il mondo, proprio come la pizza e il caffè espresso. Qui vive una vecchia zia di mia mamma, dal suo giardino lo spettacolo della baia di Napoli è mozzafiato Da Capodimonte il mare appare come in un dipinto, quasi irreale, di un colore azzurro intenso che, nelle giornate di sole, si abbina alla diversa tonalità dell’azzurro del cielo e se non fosse per le imbarcazioni di passaggio,sembrerebbe proprio il quadro di un romantico pittore. La bellezza di certi paesaggi napoletani è imbarazzante , mentre gli occhi si deliziano, il cuore si scalda e tornano in mente le parole di famose e struggenti canzoni napoletane. Proprio a Capodimonte, in un condominio popolare, viveva nell’amore e nella quotidianità del focolare domestico, una bella famiglia di cui faceva parte Maria. Aveva circa undici anni nel 1965 e, oltre a mamma, papà e fratello Giovanni, vivevano con lei anche una nonna e una bisnonna che si chiamava Letizia. Questa simpatica ‘cellula’ della società godeva del rispetto di tutto il vicinato perché occupava l’appartamento di proprietà del farmacista della zona. Quando la mamma girava tra le bancarelle del mercato per acquistar e i ‘friarielli’, veniva salutata con rispetto e gentilezza. Come spesso accade a Napoli, i componenti di questa famiglia sembravano i personaggi di un classico di Edoardo De Filippo. Nei vecchi condomini napoletani era usuale ci fosse una specie di balconata unica, simile ad un ballatoio in comune, dove c’erano porte e finestre di molti appartamenti. La nonna di Maria teneva una sorta di piccolo pollaio sul balcone. La camera da letto dell’anziana dava proprio sul balcone e a volte le galline deponevano le uova nel cassetto del comodino. La domenica tutti insieme preparavano il ragù per il pranzo. Maria era una ragazzina allegra e intelligente, legata da un grande amore per il papà il cui nome era “Aniello”. Un uomo di bell’aspetto, folti capelli ondeggianti , tenuti a bada da un leggero strato di brillantina ‘Linetti’ e un sottile pizzetto sempre curato. Pur appartenendo ad un epoca in cui il ruolo di un padre era soffocato dai pregiudizi e dai luoghi comuni, e ,sebbene non potesse liberamente esternare quei normalissimi sentimenti di un genitore ritenuti troppo femminili, riusciva ugualmente a donare ai suoi figli la sicurezza e la tenerezza che ogni papà ‘normale’ è in grado di dare. Una famiglia sana e ricca di principi. Quando Maria parla dei suoi genitori, i suoi begli occhi scuri si riempiono di lacrime e la sua voce diventa dolce come una poesia d’amore. Il suo volto, circondato da una cascata di riccioli castano scuri, assume un aspetto deliziosamente infantile. Nella sua mente si susseguono le immagini della sua vita e ama raccontare le vicende vissute con il suo papà ormai defunto. Si emoziona quando ricorda che nel 1966 lui le chiese di scegliere un giocattolo come dono di Natale e lei gli rispose che desiderava un bel cappello che aveva visto sulla testa di una compagna di scuola. L’uomo, rendendosi conto dell’importanza che aveva quell’oggetto per la sua bambina, malgrado fosse stanchissimo e appena rientrato da lavoro, la prese per mano e insieme girarono tutta Napoli, visitando decine e decine di negozi del centro città e molte bancarelle. Vagarono tra la folla intenta negli ultimi acquisti natalizi , era la sera del 24 di dicembre. Tanto girarono finchè Maria trovò il cappel lo che desiderava. Sono molti i momenti d’amore che legano Aniello a sua figlia, momenti indimenticabili. Quando Maria compì vent’anni conobbe un bel ragazzo con cui si sposò e andò a vivere a Torino. Fu proprio in questa città che nacquero i suoi due figli. La sua famiglia d’origine le aveva insegnato ad amare, suo padre le aveva anche trasmesso la forza, il rispetto per gli altri e la volontà di raggiungere un obiettivo. Una volta a Torino il suo obiettivo era quello di crescere in seno alla sua nuova famiglia. Maria sentiva molto la mancanza dei suoi genitori , soprattutto le mancava la complicità del suo papino. Anche Aniello soffriva molto per la separazione dalla sua bambina ma rispettava questa scelta d’amore. Nel 1999 Aniello morì improvvisamente, sulle sue labbra l’ultima parola fu il nome di Maria , l’amata figlia che non riuscì ad arrivare in tempo per salutarlo prima che chiudesse per sempre gli occhi. Maria sentì il taglio definitivo del cordone ombelicale che la teneva ancorata ai suoi cari. Col cuore gonfio, dopo il funerale, ritornò a Torino, si consolò un po’ pensando che il padre era morto senza conoscere la realtà della sua situazione matrimoniale. Maria stava vivendo la crisi del suo rapporto con il marito, crisi che nel 2000 si concluse con la separazione. Inevitabile conclusione per molteplici ragioni che forse un po’ superficialmente riassumerò con una frase fatta: “non andavano più d’accordo per incompatibilità di carattere”. Contrariaramente a quanto fanno molte donne affidatarie dei figli dopo la separazione, Maria decise che il padre poteva liberamente mantenere un rapporto con loro. Lasciò che i suoi ragazzi e il suo ex marito si gestissero gli incontri e il loro rapporto senza intromettersi mai nelle loro decisioni. La sua bellissima esperienza familiare, il rapporto di libero affetto con il proprio padre avevano donato a Maria un equilibrio, una sensibilità che uniti alla sua naturale intelligenza, avevano permesso che questi figli, già provati d al dispiacere della separazione dei propri genitori, non venissero anche sottoposti a pressioni e ripicche di nessun genere. I ragazzi, pur amando molto il padre, non hanno mai scelto di lasciare la casa della madre, consci del fatto che se avessero scelto di farlo, la mamma non si sarebbe opposta. Questi ragazzi, oggi diventati uomini , sono persone serene e responsabili. Pur conoscendo la risposta ho voluto domandare a Maria come mai non avesse mai abusato del potere che il nostro sistema offre in esclusiva ai genitori affidatari, quella cioè di decidere sulla vita dei propri figli e lei mi ha risposto così: “ Io e il mio ex marito abbiamo avuto seri problemi di coppia, ma è sempre stato un padre meraviglioso. Attento, affettuoso e disponibile per i suoi figli. Perché avrei dovuto togliere ai ragazzi un genitore così? Io so quanto possa essere importante un padre nella vita di una persona. Non sai quante situazioni difficili, come la mia separazione, ho superato grazie alla forza che mi ha dato il mio genitore. Mai avrei potuto negare quest’occasione ai miei figli”. Ho ascoltato con incredulità e interesse le parole di Maria. Una splendida cinquantaduenne dalla favella affascinante e dallo sguardo sempre acceso. Quando parla di Napoli t’invoglia ad andarci. Questa donna è uno spettacolo anche quando ti elenca gli ingredienti della ricetta della pastiera napoletana o del ragù che ha imparato dalla sua mamma. Ha un cuore grande così! Si capisce subito che la sua formazione è avvenuta all’interno di una famiglia che le ha trasmesso dei valori importanti come l’amore, il rispetto, la lealtà. Come si sarebbe comportata Maria se non avesse vissuto in prima persona un bel rapporto con suo padre? Credo di interpretare il pensiero di tanti genitori e di tanti figli ringraziando questa donna per la sua sensibilità e lealtà. Grazie Maria.
Cosmo de La Fuente
www.cosmodelafuente.com
Ho letto con molto interesse e con grande partecipazione emotiva il bell’articolo “ La dolcezza di Maria “ di Cosmo de la Fuente. Seguo da tempo la vita artistica e l’impegno sociale di Cosmo, personaggio poliedrico e amabilissimo. E’ un vero artista: creativo, dinamico, disponibile nel porsi e nel rapportarsi agli altri per la sua grande capacità di ascolto. Il comune denominatore delle sue molteplici attività è la passione e la semplicità; vero figlio dell’America latina il Venezuela lui ce l’ha “nel cuore” e con “il cuore” lui canta, balla la salsa, traduce in spagnolo i discorsi del papa, prepara deliziose pietanze caraibiche, fa la serenata sotto i balconi trasformandosi in “tenero menestrello d’altri tempi” e infine, impegnandosi nel sociale, conduce una strenua battaglia in difesa di quei padri non affidatari a cui viene negato, dal coniuge affidatario, il diritto di vedere i propri figli. Questo è uno dei tanti problemi che purtroppo affligge la nostra società ma finchè restiamo tutti spettatori inermi e indifferenti sarà difficile che qualcosa possa cambiare. Sarebbe bello oltre che utile se ognuno di noi riuscisse ad impegnarsi e a riservare una parte del proprio tempo e delle proprie energie in difesa di uno scopo, di un obiettivo. Non c’è che l’imbarazzo della scelta tante sono le piaghe che deturpano quella che si suol definire “una società civile”. Nei Paesi sottosviluppati milioni di bambini muoiono di fame e di contro nei Paesi industrializzati i bambini sono obesi; nel mondo ci sono le guerre che mietono vittime di ogni età e di ogni sesso ma ciò nonostante le guerre continuano ad essere foraggiate da una sempre più fiorente industria delle armi; nel mondo esiste il razzismo ( “ amatevi come fratelli “), esiste la povertà ( per mancanza di risorse e di lavoro, per i regimi dittatoriali, per l’abuso dei potenti che permettono l’arricchimento di pochi e l’impoverimento della massa). Nel mondo esiste il dramma delle droghe, la corruzione, la sopraffazione, la distruzione dell’ambiente. E allora mi chiedo: “ è questa una società civile?” e mi sento invasa da un profondo scoramento, da un senso di rabbia misto a tristezza, da una ribellione da cui attingo energie per fare delle cose, fare per gli altri, con la comunicazione, l’esempio, le azioni. Ciò nonostante a volte mi sento un’aliena in mezzo a gente che sembra non voler capire quali sono i veri valori della vita, gente votata alla cultura dell’immagine, al consumismo più sfrenato, gente con il cuore povero e le tasche piene. La storia di Maria mi invita a riflettere, mi da coraggio per continuare a combattere le mie piccole battaglie quotidiane ma soprattutto mi restituisce fiducia e mi autorizza a credere che, nonostante tutto, esistono ancora persone come lei che vivono con onestà, lealtà e correttezza attuando gli insegnamenti ricevuti dai genitori, dalla famiglia. Anch’io, come Maria, sono una donna separata e come lei vivo con i miei figli.Ho sempre pensato e penso ancora oggi che la famiglia sia un valore estremamente importante, la base su cui si fonda la crescita civile e culturale della società. Mi piace pensare alla famiglia come ad una sorta di meccanismo dove ogni componente ha una sua funzione e l’azione compiuta all’unisono determina il movimento. Il paragone, scusate, è un po’ irriverente ma rende il concetto. Purtroppo oggi spesso si assiste alla disgregazione della famiglia ed il suo valore va impoverendosi sempre più; si verifica la perdita di quell’energia, di quella forza di coesione che pongono le basi per la perpetuazione dei valori che determinano il “ vivere civile”. La disgregazione si genera non soltanto perché uno dei coniugi ( spesso il padre) si allontana, quindi separazione, quindi lacerazione, ma anche perché spesso accade che la madre a cui i figli sono affidati, impedisce al padre di continuare a vederli, negando così il diritto alla paternità. Tutto ciò, come si può facilmente intuire, genera tristezza, sofferenza ma soprattutto i bambini che non hanno strumenti per operare una scelta, sono quelli che soffrono di più. I bambini, si sa, hanno bisogno di modelli e il potersi rapportare al padre ( modello maschile da imitare) e alla madre ( modello femminile da imitare) risulta essere fondamentale per una crescita sana e serena. Hanno bisogno dell’affetto, della cura, dell’attenzione, della partecipazione alla loro vita di entrambi i genitori. La madre che priva i figli della figura del padre ( che soffre per questo) sta facendo del male non solo all’ex coniuge ma anche ai figli medesimi, nega loro oltre che il diritto all’amore, anche la possibilità di acquisire i valori che solo un padre ( in quanto uomo) può trasmettere, valori che sono diversi da quelli che lei stessa trasmette ( in quanto donna). Ecco perché condivido l’impegno di Cosmo che si batte perché non vi sia più paternità negata, ecco perché condivido la scelta di Maria. Tra pochi giorni sarà Natale, la nascita del Bambino Gesù; laddove c’è un bambino che nasce c’è una mamma e un papà, esiste cioè una famiglia, valore, che ripeto è molto importante. La famiglia può, deve continuare ad esistere anche con una separazione, dal momento che la separazione deve essere solo fisica, non deve cioè impedire ai genitori che possano continuare quell’unione di intenti, di pensieri, di scelte che educano e formano i propri figli. Per il bene dei figli, perché possano avere una vita serena, perché possano crescere forti, responsabili e coerenti occorre non privarli mai dell’insegnamento che entrambi i genitori devono loro trasmettere. Chiudo rivolgendomi alle donne separate come me. Abbiamo un grande compito: crescere ed educare i nostri figli per consegnarli alla società di domani. Lavoriamo affinché i nostri ragazzi possano essere onesti, leali, possano capire l’mportanza del lavoro, il rispetto per l’amicizia, possano sempre coltivare sentimenti di amore nel loro cuore. Superiamo l’odio, il rancore, l’amarezza; restituiamo la pace al nostro cuore cercando di nutrire per il padre dei nostri figli, che un tempo abbiamo amato, sentimenti di affetto, stima e rispetto. Di questo ne beneficeranno soprattutto i nostri figli che certamente sono la principale ragione della nostra vita. Ringrazio Cosmo e Maria che mi hanno offerto lo spunto per esprimere il mio pensiero. Un caro saluto
Giovanna