Albergo diffuso

Romano Prodi risponde ai ragazzi di Cleto, a proposito di "albergo diffuso"

domenica 22 aprile 2007.
 

di Eugenio Furia

tratto da Calabria ora di mercoledì 21 marzo 2007

Franco e Mario, 57 anni in due, hanno avuto un’idea strepitosa: un “albergo diffuso” nella loro Cleto, «proprio come quelli che ci sono in Irlanda o in Inghilterra». Turismo e riqualificazione urbana, e soprattutto un argine all’abbandono del piccolo centro arroccato nell’entroterra basso-tirrenico cosentino... un intervento forse più immediato della pure lodevole proposta di legge sul finanziamento ai piccoli Comuni ripresentata in questa legislatura dal deputato verde Realacci e dal senatore ulivista Ferrante. Ebbene: chi glielo doveva dire a Franco Roppo Valente e Mario Runco, legambientini, che il loro caso avrebbe sostituito la voce “Mezzogiorno” nel dodecalogo di Romano Prodi. Accade in diretta nazionale su Radio24, qualche giorno fa: il premier è ospite di Giancarlo Santalmassi, direttore del network confindustriale; quella trasmissione, “Una poltrona per due”, è importante perché è la prima uscita prodiana dopo la risoluzione della crisi e la ritrovata fiducia del governo. Santalmassi gira al presidente del Consiglio la lettera («mi lascia senza parole e con una grande amarezza» commenta il giornalista) scritta dai due ragazzi di Cleto, il paese di poco più di mille anime noto da quando - l’estate scorsa - il sindaco chiamò a raccolta le major che risanassero le casse comunali prosciugate, pare serva almeno un milione di euro per rinascere. «Siamo pronti ad avere la rete idrica Ferrarelle, l’asilo Mulino Bianco e il mattatoio Simmenthal - aveva argomentato senza alcuna ironia Amerigo Cuglietta - Ogni tipo di sponsor è ben accetto, pur di salvare il nostro paese». In attesa degli sponsor ora a Cleto si parla d’altro. Proposta meno sensazionale ma sponsorizzata, questa sì, da Palazzo Chigi... Durante il programma, quando si arriva al punto 6, Prodi e Santalmassi leggono l’accorata e-mail selezionata tra centinaia. Franco ha 27 anni, lui sponsor non ne ha assolutamente: «sono figlio di operai», racconta. Tutte le mattine viaggia per andare a lavorare al Policlinico di Catanzaro, ha un contratto a termine, «mi sento un privilegiato» eppure pensa alla sfida dell’albergo, «sarebbe il primo in Calabria e tra i primi in Italia, ne conosco uno sul Gran Sasso». Mario è figlio di emigranti in Germania, Belgio e Francia: ha rivissuto in chiave moderna l’odissea dei genitori e oggi lavora a Milano, in un grande gruppo bancario. «Creare qualcosa di produttivo nel nostro piccolo centro - scrivono - significherebbe ridare dignità a un paese dalle grandi potenzialità mai sfruttate. Nelle varie leggi di finanziamento che abbiamo consultato, abbiamo trovato delle enormi difficoltà nel garantire il capitale non finanziabile e non mutuabile: sembra che gli aiuti comunitari, nazionali o regionali siano implicitamente fatti per persone che hanno già dei capitali, e non per ragazzi della nostra età che hanno buone idee». Citano il caso dell’imprenditore De Masi che lotta contro i tassi usurai delle banche, i problemi nella canalizzazione dei fondi Ue. «Chi fa le leggi - incalza la lettera - conosce la realtà delle regioni del sud Italia? Anni e anni di politiche errate hanno dato spazio a centri siderurgici, zone industriali, insediamenti produttivi il più delle volte mai aperti o mal gestiti, che solo col passare del tempo si è realmente capito a cosa siano realmente serviti...». È da questo che parte il premier in diretta radio: basta emergenzialità e interventi a pioggia, «noi abbiamo lanciato un primo segnale modificando Sviluppo Italia, cancellando una sessantina di cda fatti apposta per assediare la gestione dei fondi». Solo che «manca una banca locale». Appunto. Nell’era della mobilità spinta, nella «Repubblica democratica fondata sullo stage», del «non c’è più il futuro di una volta», due trentenni decidono, o almeno sperano, di poter rimanere nel posto in cui sono nati. Hanno le idee chiare e vorrebbero realizzarle senza rimanere impantanati nei corridoi della burocrazia dove, qua sì, gli sponsor (politici) servono eccome. Condizione necessaria e sufficiente. Per ora i ragazzi di Cleto, scrivendo qualcosa di più sostanzioso di uno striscione, hanno avuto il plauso del presidente del consiglio. Certo è stata una benedizione, ancora più bella perché inaspettata, ma ci vorrebbe dell’altro: ad esempio qualcuno con cui parlare di fondi Por 2007/2013. Nella «filiera istituzionale» che riempie i comunicati dei Palazzi della politica Franco e Mario credono davvero. Sognatori?

cfr. Turismo sostenibile e albergo diffuso: una proposta di due ragazzi volenterosi


Rispondere all'articolo

Forum