Nardodipace, Stonehenge italiana ecco l’utopia del paese più povero. di Danilo Chirico

Nel piccolo centro delle Serre Vibonesi "Strade invisibili" festival di musica e teatro per scacciare la rassegnazione
domenica 7 agosto 2005.
 
Natura incontaminata e i megaliti risalenti a 6.000 anni fa Il sindaco: "Vogliamo lanciare un messaggio diverso" di DANILO CHIRICO - Repubblica del 7/8/05

Nardodipace (Vibo Valentia) - La Stonehenge italiana è a sud, in Calabria. Si chiama Nardodipace, è un paese delle Serre Vibonesi ben lontano dalle rotte turistiche, il paese più povero d’Europa, un angolo dove il tempo sembra essersi fermato. Un luogo di per sé straordinario, e dove la natura è davvero incontaminata. Un paese arricchito dalla scoperta - "colpevolmente recente da parte dei media", fa notare il sindaco Antonio De Masi - dei megaliti, gigantesche costruzioni (la più grande è alta dieci metri e larga 20) risalenti a 6mila anni fa, che qui tutti chiamano le pietre. Una Stonehenge all’italiana certo, ma che conoscono in pochi.

Proprio qui debutta l’8 e il 9 agosto il festival di musica e teatro "Strade invisibili", un esperimento culturale voluto dai calabro-romani animatori della Locanda atlantide, un locale della Capitale capace di dare spazio alle migliori (e ancora sconosciute al grande pubblico) creatività della scena italiana e internazionale.

Saranno due giorni pensati per unire tradizione popolare e percorsi di ricerca. Così ci sarà spazio per cantastorie tradizionali (eppure sperimentali) come il calabrese Nino Racco, per nuovi progetti come quello dei bergamaschi Silente teatro, che porteranno la scultura rupestre della Valle Canonica tra le imponenti rocce di Nardodipace. E ancora per l’etnojazz e la worldmusic delle arpe e dei violini suonati in chiesa da Trasmigrazioni sonore, fino alla pizzica salentina dei Malicanti, dei Nidi d’Arac (che alla taranta mescolano l’elettronica) e del "grande vecchio" Uccio Aloisi, cantante che ha passato la vita a lavorare la terra e ha avuto la sua consacrazione l’anno scorso, a 75 anni, quando, accompagnato dall’ex Police Stewart Copeland, si è esibito al concerto del Primo maggio a Roma.

"Quando abbiamo pensato di uscire da Roma - spiega Pasquale Carolei, anima della Locanda atlantide, che s’è inventato il festival - è stato naturale pensare a Nardodipace". Per motivi affettivi ("Mia madre insegnava qui", ricorda) e perché un percorso ideale è iniziato una decina d’anni fa con la produzione di un mediometraggio.

Ma c’è dell’altro, ovviamente: "In provincia di Vibo Valentia - spiega Carolei - non esiste ancora un’anima culturale, la struttura comunale è seria e crede nel progetto, il paese è straordinario e ben conservato, la gente ha grande coraggio: le condizioni per questa ’assurda e utopica scelta’ ci sono tutte". E tira fuori un precedente beneaugurate: "Venticinque anni fa a Roccella Jonica assistevamo ai concerti seduti sulle sedioline dei bambini dell’asilo - ricorda - Così nasceva Roccella Jazz", oggi conosciuto in tutto il mondo, il secondo festival italiano dopo Umbria jazz.

Un paragone che certo non dispiacerà al sindaco di Nardodipace. De Masi amministra una comunità di 1500 abitanti, divisi in cinque frazioni, lascito di quell’alluvione del 1951 a cui lo Stato ha saputo rispondere consegnando le nuove case popolari dopo trent’anni e per giunta con i tetti in amianto. "Non so se siamo il paese più povero - dice - Certamente siamo il simbolo della condizione di vita dei paesi calabresi, per la sciagurata politica regionale e nazionale che hanno subìto e che ha prodotto solo marginalità. Quasi scientificamente".

Eppure da queste parti non c’è più spazio per la rassegnazione. Ad aprile è stata decisa la reazione comune all’attentato che ha distrutto la fabbrica di merendine di un gruppo di giovani che aveva deciso di restare. "Sta per riaprire, grazie alla loro determinazione e alla solidarietà di tanti", racconta il sindaco. E adesso tocca al nuovo festival "nel tentativo di lanciare un messaggio diverso - dice ancora De Masi - di accogliere chi vuole conoscerci".

Eccola la sfida coraggiosa di una piccola e isolata comunità e degli "irrequieti" - così si autodefiniscono - della Locanda atlantide. Combattuta in un paese quasi invisibile, proprio come le strade del festival. Ingiustamente però. "Nardodipace merita di essere conosciuta - dice il sindaco - per i megaliti e la natura intatta. Forse anche perché dai rubinetti delle nostre case sgorga acqua minerale o perché nei nostri giardini ci sono migliaia di rose". Il festival ci sta riuscendo: le prime prenotazioni vengono da Genova.

Per informazioni: www.nardodipace.net


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