L’Aquila: tutti i retroscena di un terremoto che unisce...

lunedì 25 ottobre 2010.
 

di FS

Chi è Giuliani? Un ricercatore che, dati scientifici alla mano e utilizzando una propria metodologia di analisi dei sismi, aveva tentato inutilmente di mettere in guardia chi di dovere, della possibilità di un terremoto a L’Aquila di forte entità. Era stato denunciato per procurato allarme e in più si era pure sentito dare dell’imbecille da Bertolaso.

Il fatto che il Capo della Protezione civile, nonostante le evidenti responsabilità per non aver attivato uno stato di allerta e non aver informato la popolazione sui rischi, sia ancora al suo posto ed abbia addirittura rischiato (passatemi il termine, data la fine che ha fatto Brancher) di essere nominato ministro cosa significa? Semplicemente che lo Stato, irresponsabile, non ha riconosciuto tali mancanze o c’è dell’altro? A rivedere le immagini degli aquilani caricati dalla polizia a Roma mentre manifestavano per ottenere aiuti e forse anche quella visibilità e quello spazio che la stampa italiana gli nega da mesi, è possibile solo arrivare ad un’unica conclusione. Viviamo in un Paese in cui il Governo prende a manganellate i disperati e premia chi ha sbagliato, giocando con la vita di tanti cittadini e, nel caso di Bertolaso, anche imbrogliato.

Nel leggere tutta la vicenda, in realtà, si ha come l’impressione che il terremoto a L’Aquila sia diverso, per modalità di gestione, dagli altri. Mi riferisco, ad esempio, all’attuale manovra economica che non prevede alcuna agevolazione sulla restituzione dei tributi non versati nel periodo immediatamente successivo al sisma. In Umbria e nelle Marche, colpite da eventi sismici in passato,la restituzione fu richiesta nella misura del 40% e non del 100% come nel caso degli aquilani. Per non parlare della ricostruzione che, differentemente da quanto si vuole far credere, non è mai partita. Tutto quello che non viene ripreso dall’obiettivo di una telecamera, in effetti, non esiste per la maggioranza degli italiani che si informano solo mediante la televisione ed i telegiornali. E a L’Aquila, dopo il terremoto, di giornalisti non se ne vedono più.

Che fine hanno fatto i milioni di metri cubi di macerie, abbondantemente usati per commuovere il mondo e usati sponsor come per il G8? Ancora lì.

Mancano i fondi. Ad onor del vero, almeno su questo punto la responsabilità è del Parlamento nella sua totalità perché non è stato capace di istituire, come pure è stato fatto in passato, una “tassa di scopo”. Come mai non è stata presa in considerazione questa possibilità, peraltro avanzata anche sulla base di una raccolta firme partita dal capoluogo abruzzese? Mistero.

Altro giro, altro mistero. Il crollo della casa dello studente ha provocato la morte di 25 ragazzi. In segno di solidarietà la regione Lombardia ha ricostruito la nuova casa dello studente, ma questo gesto sembra abbia provocato numerosi malumori e sospetti. Ricostruiamo la situazione: il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni, noto esponente di spicco del movimento ecclesiastico e politico- imprenditoriale (chi più ne ha più ne metta) di Comunione e Liberazione avrebbe usato la sua influenza affinché la ricostruzione avvenisse su un terreno appartenete alla Curia il quale per via della sua collocazione era più adatto alla creazione di nuovi insediamenti urbani ma che, proprio per il soggetto proprietario, è stato salvaguardato dall’esproprio ed al suo posto sono stati “sacrificati” altri terreni.

In base all’accordo di programma siglato con la regione Abruzzo la sede universitaria sarà gestita non dall’ente pubblico competente ma dalla Curia, rimettendo così alla sua insindacabile decisione e discrezionalità l’assegnazione degli alloggi con buona pace del caro e vecchio concorso pubblico. Probabilmente tale vicenda non avrà risvolti penali, ma certamente è la prova, ennesima, che gli interessi di Santa Romana Chiesa non sono sempre, diciamo così, spirituali.

Un discorso a parte merita la questione riguardante la messa in sicurezza dei terremotati. Mi limiterò a fornire solo alcuni semplici dati. In una inchiesta di Riccardo Iacona nel programma “Presa diretta” si è parlato del progetto C.A.S.E. (Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili) : costo 2500 euro al metro quadro mentre i moduli prefabbricati sarebbero costati 800 euro. Si fa poi riferimento ad un imprenditore avrebbe costruito le basi antisismiche pagandole addirittura il 40% in meno. Che si tratti per caso di speculazione?

Concludo con una nota positiva: l’opposizione s’è desta e si è accorta che c’è una parte del Paese in ginocchio e che circa 8ooo persone ancora alloggiano negli alberghi della costa abruzzese ed il cui futuro è più che mai incerto. Intervenendo alla manifestazione degli aquilani nella Capitale il 7 luglio scorso, Bersani ha detto: “Quando governavamo noi era diverso”. E giù contestazioni. Che diritto hanno, questi politici di porsi alla testa di questa tragedia? Non è un po’ tardiva questa reazione?

Ho come l’impressione che tra destra, sinistra, centro gli unici che continuano a prenderla in quel posto sono sempre gli stessi. Gli aquilani in particolare. Gli italiani in generale.


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