A SAN GIOVANNI IN FIORE

PER UNA BUONA EDUCAZIONE DEMOCRATICA. Intervista ad AMY GUTMAN di MAURIZIO VIROLI

Un contributo alla discussione avviata da Vincenzo Tiano e dal Direttore
lunedì 3 luglio 2006.
 
[...] antidoto alla corruzione e’ una valida educazione democratica, cioe’ un’educazione basata sulla filosofia democratica, che insegni ai futuri leader che il politico non e’ al di sopra della gente comune, se non per le responsabilita’ che comporta il suo compito di governare e di rendere conto del suo operato alla maggioranza. Parte dell’educazione democratica dei futuri leader quindi sta nel far comprendere loro che dovranno dar conto alla gente di tutte le loro azioni, che la loro capacita’ di giudizio non e’ affatto migliore di quella della gente comune, se non per il fatto che essi si trovano in una posizione da cui e’ possibile difendere il proprio operato in pubblico e che hanno il dovere di difenderlo. La piu’ grande lezione di educazione democratica per i leader politici e’ quella impartita da Kant quando affermo’ che la condizione assoluta per qualsiasi azione etica e’ il suo carattere pubblico, la sua trasparenza. Se non puo’ sostenere l’esposizione alla luce del sole, o lo sguardo del pubblico, allora e’ necessariamente un’azione corrotta. E’ l’apparenza della corruzione, e l’apparenza della corruzione in democrazia corrisponde alla realta’ della corruzione stessa: essa non puo’ sostenere la chiarezza del controllo pubblico, ne’ attraverso il normale processo decisionale, ne’ attraverso un processo di qualsiasi altro tipo.

MAURIZIO VIROLI intervista

AMY GUTMANN sull’EDUCAZIONE DEMOCRATICA*

-  Maurizio Viroli: Professoressa Gutmann, i piu’ grandi teorici della democrazia hanno sottolineato l’importanza dell’educazione democratica dei cittadini per i regimi di quel tipo. Puu’ fornirci un quadro del pensiero classico sull’educazione democratica?

-  Amy Gutmann: Sin dagli albori, la democrazia non si e’ mai basata esclusivamente sul potere della maggioranza. I piu’ grandi esponenti del pensiero democratico classico - filosofi come Rousseau, John Stuart Mill e John Dewey - erano convinti che il potere della maggioranza nascondesse il pericolo di una sua tirannia. Si rendeva, dunque, necessario studiare il modo migliore di affidare alla maggioranza il destino politico di un paese e vedere per quale motivo l’unico modo per riuscirci era far si’ che tutti i cittadini venissero educati a conoscere i propri interessi. La democrazia, infatti, si basa sulla premessa che i cittadini conoscano perfettamente i loro interessi. Tale premessa e’ realizzabile solo se le persone non sono analfabete, se ricevono un’istruzione che chiarisca loro cosa e’ meglio, sia per se stessi che per la societa’ in generale.

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-  Maurizio Viroli: Quali sono i motivi per cui l’istruzione e’ cosi’ importante per la democrazia?

-  Amy Gutmann: La mia posizione consiste in un’estensione del pensiero democratico classico, ma con una piccola variazione. L’estensione sta nell’idea che ogni democratico conosce i propri interessi meglio di chiunque altro se ne occupi al suo posto. In questo senso, un democratico rifiuta il concetto di elite; egli e’ convinto che, sia nella teoria che nella pratica, la gente debba occuparsi in prima persona dei propri interessi. Per questo ritengo che l’educazione sia essenziale per la democrazia. La variazione e’ la seguente: l’educazione non e’ solo strumentalmente necessaria alla democrazia (cioe’, essa non e’ solo un mezzo per arrivare alla democrazia), ma fa parte del concetto stesso di cittadinanza.

L’educazione rientra nel concetto dell’essere cittadino perche’ non insegna solo a leggere e scrivere, ma insegna anche determinati valori, che sono appunto i valori democratici. Fra questi c’e’, ad esempio, quello del rispetto per coloro con cui ci troviamo in disaccordo, o il cui stile di vita differisce dal nostro; senza educazione - e per educazione intendo quella pubblica - tale rispetto non puo’ esserci. L’educazione e’ importante per la democrazia semplicemente perche’ l’essenza della democrazia sta nella virtu’ civica. La virtu’ civica richiede comprensione e rispetto per i modi di vivere degli altri. L’unico modo in cui le persone che fanno parte di una famiglia, o di una comunita’, possono riuscire a conoscere e a rispettare stili di vita diversi dal proprio e’ quello di essere educate a contatto con persone diverse da loro, di comprendere gli altri osservando come sono fatti, di rendersi conto sin da bambini che ci sono sia differenze che somiglianze. A mio avviso, dunque, capire l’importanza di un’educazione democratica e’ tutt’uno con il capire cosa significhi essere un cittadino democratico e possedere una forma di virtu’ civica. Senza educazione non puo’ esserci virtu’ civica.

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-  Maurizio Viroli: Professoressa Gutmann, nel suo lavoro sul governo della Polonia Rousseau sembra vedere l’educazione democratica indirizzata alla formazione di patrioti. Lei e’ d’accordo con questa interpretazione dell’educazione democratica?

-  Amy Gutmann: No, io non credo che l’educazione democratica debba essere rivolta alla formazione di patrioti. Vorrei pero’ aggiungere che Rousseau e la sua teoria hanno avuto una profonda influenza sul modo di intendere l’educazione. Nel mio paese - gli Stati Uniti - esiste oggi un movimento caratterizzato da uno spirito molto rousseauiano che, pur non facendo diretto riferimento a Rousseau (forse perche’ Rousseau non e’ molto noto all’americano medio), si propone di educare al patriottismo. Sono convinta che si tratti di un movimento minoritario, ma al tempo stesso decisamente pericoloso. Il motivo per cui lo ritengo pericoloso dal punto di vista democratico e’ che sono convinta che i cittadini debbano conoscere pregi e difetti del loro paese. Virtu’ civica non significa "il mio paese ha sempre ragione", non significa che sosterro’ il mio paese qualsiasi cosa faccia. Virtu’ civica significa assumersi la responsabilita’ di fare in modo che il proprio paese si trovi dalla parte della ragione. L’unica forma di educazione alla virtu’ civica che sia compatibile con l’obiettivo di migliorare il proprio paese e’ quella che insegna alla gente a pensare in modo critico al proprio paese, al suo ruolo nel mondo e al suo modo di trattare gli altri cittadini. Questa non e’ affatto un’educazione al patriottismo nel senso rousseauiano del termine. Certo, e’ importante e necessario sentirsi patriottici nel senso di avere a cuore il proprio paese, perche’ e’ la’ che ognuno ha maggiori responsabilita’ e capacita’ di intervento. In questo senso, dunque, siamo tutti patrioti e se possediamo un senso di virtu’ civica dobbiamo sentirci responsabili innanzi tutto di quanto succede intorno a noi, nel quartiere, nello stato e nel paese in cui viviamo.

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-  Maurizio Viroli: Finora abbiamo parlato solo dell’educazione dei cittadini. Non crede, invece, che una parte fondamentale dell’educazione democratica dovrebbe riguardare gli uomini politici? E quali potrebbero essere i criteri fondamentali di una tale educazione?

-  Amy Gutmann: Si’, educare i cittadini significa anche educare i leaders politici. In democrazia, i cittadini diventano leader, ma se l’educazione si rivolge solo ai cittadini comuni, rischia di trascurare l’educazione dei leader. Parte dell’educazione democratica invece deve occuparsi della formazione dei futuri leader della societa’, affinche’ essi comprendano esattamente le particolari responsabilita’ di cui sono investiti proprio in base al maggior potere di cui dispongono rispetto ai cittadini comuni. Ora, se diamo per scontato che il potere corrompe, e che il potere assoluto corrompe in modo assoluto, ci sono diversi principi che andrebbero insegnati a coloro che detengono il potere. Il tutto non si risolve nel seguire semplicemente il volere della maggioranza. Al contrario, questo principio fa parte di un’educazione sbagliata, perche’ governare un paese comporta necessariamente la responsabilita’ di guidarlo. Naturalmente, non si tratta neanche di fare tutto quello che si ritiene giusto, senza curarsi dell’opinione altrui. Ci sono, quindi, due aspetti che riguardano l’educazione di un leader democratico. Il primo riguarda la necessita’ d’ispirargli il coraggio e la capacita’ di capire che vale la pena di battersi per cio’ che si ritiene giusto, e di spiegarlo alla gente. Il secondo e’ quello di fargli capire che, anche se ritiene che le sue azioni siano giuste, ed anche se le illustra ai cittadini in modo a suo avviso soddisfacente, puo’ succedere che i cittadini rispondano: "Ci dispiace, ma secondo noi e’ sbagliato". In tal caso, indipendentemente dal suo valore come politico, e’ suo dovere ritirarsi.

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-  Maurizio Viroli: Professoressa Gutmann, come sa, uno dei mali piu’ seri che minacciano le societa’ democratiche e’ la corruzione del mondo politico. Cosa pensa di questo problema?

-  Amy Gutmann: L’elemento piu’ comune che porta un politico alla corruzione e’ la convinzione che riuscira’ a farla franca, non solo nel senso che non verra’ scoperto, ma anche in quello di pensare che i cittadini comuni non riusciranno mai a capire veramente cosa sia la politica. Partendo da questa visione, gli uomini politici, sebbene democraticamente eletti, possono fare praticamente cio’ che vogliono e possono farlo in un modo che li soddisfi in pieno. L’educazione democratica e’ il miglior antidoto che abbiamo contro questa forma di corruzione, che si nutre di due elementi. Il primo e’ la visione dall’alto, dalla posizione dei leader politici, da cui il cittadino comune non appare abbastanza intelligente, o interessato alla propria societa’ democratica, da riuscire a esercitare un controllo sui suoi rappresentanti. Il secondo e’ cio’ che io chiamo l’"apatia" dei cittadini, cioe’ la sensazione provata da questi ultimi che gli uomini politici siano in ogni caso incontrollabili, che non ci sia nulla che i cittadini possano dire, o fare, per impedire ai politici di fare cio’ che vogliono. E’ proprio questa la ricetta per la corruzione: l’arroganza da una parte e l’apatia dall’altra.

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-  Maurizio Viroli: Esistono rimedi per correggere queste deviazioni?

-  Amy Gutmann: L’educazione democratica, se riesce nel suo intento, dovrebbe rappresentare un antidoto sia per l’apatia che per l’arroganza, un antidoto che lavora in modo molto sottile. Per prima cosa, pur non trasmettendo ai cittadini comuni la sensazione che possono fare quello che vogliono, o di essere piu’ potenti di quanto non siano in realta’, l’educazione democratica puo’ fare in modo che essi comprendano meglio cosa sia la politica e che osservino con molta attenzione gli atti dei loro leader politici. Il migliore, l’unico antidoto sia all’apatia che all’arroganza, quindi, e’ la comprensione, la conoscenza, lo studio. Quello di sconfiggere l’ignoranza di fondo di molti cittadini e’ un passo importantissimo, che nessuna societa’ democratica ha ancora compiuto con successo. Un altro antidoto alla corruzione e’ una valida educazione democratica, cioe’ un’educazione basata sulla filosofia democratica, che insegni ai futuri leader che il politico non e’ al di sopra della gente comune, se non per le responsabilita’ che comporta il suo compito di governare e di rendere conto del suo operato alla maggioranza. Parte dell’educazione democratica dei futuri leader quindi sta nel far comprendere loro che dovranno dar conto alla gente di tutte le loro azioni, che la loro capacita’ di giudizio non e’ affatto migliore di quella della gente comune, se non per il fatto che essi si trovano in una posizione da cui e’ possibile difendere il proprio operato in pubblico e che hanno il dovere di difenderlo. La piu’ grande lezione di educazione democratica per i leader politici e’ quella impartita da Kant quando affermo’ che la condizione assoluta per qualsiasi azione etica e’ il suo carattere pubblico, la sua trasparenza. Se non puo’ sostenere l’esposizione alla luce del sole, o lo sguardo del pubblico, allora e’ necessariamente un’azione corrotta. E’ l’apparenza della corruzione, e l’apparenza della corruzione in democrazia corrisponde alla realta’ della corruzione stessa: essa non puo’ sostenere la chiarezza del controllo pubblico, ne’ attraverso il normale processo decisionale, ne’ attraverso un processo di qualsiasi altro tipo.

* [Dal sito dell’Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche (www.emsf.rai.it) riprendiamo la seguente intervista di Maurizio Viroli a Amy Gutmann avvenuta il 21 maggio 1992 alla Princeton University, Usa. Su Maurizio Viroli dal medesimo sito riprendiamo la seguente scheda: "Maurizio Viroli (Forli’, 1952) e’ professore di teoria politica all’Universita’ di Princeton. Ha insegnato e trascorso periodi di ricerca presso le Universita’ di Cambridge, Georgetown (Washington D. C.), e presso la Scuola normale superiore di Pisa. Si e’ laureato in filosofia all’Universita’ di Bologna e ha conseguito il dottorato in scienze politiche e sociali all’Istituto universitario europeo di Firenze con una tesi sul pensiero politico di Rousseau poi pubblicata con il titolo Jean Jacques Rousseau and the "Well-Ordered Society", Cambridge, Cambridge University Press. E’ inoltre autore di From Politics to Reason of State. The Acquisition and Transformation of the Language of Politics (1250-1600), Cambridge University Press; For Love of Country: An Essay on Patriotism and Nationalism, Oxford, Oxford University Press. Clarendon Press; Machiavelli, Oxford, Oxford University. Tutti i suoi lavori sono stati tradotti in italiano e in altre lingue. Con Gisela Bock e Quentin Skinner ha curato Machiavelli and Republicanism, Cambridge, Cambridge University Press, 1990. Fra i suoi lavori piu’ recenti Il sorriso di Niccolo’. Storia di Machiavelli, Bari-Roma, Laterza, 1998; Repubblicanesimo, Bari-Roma, Laterza, 1999. Dialogo intorno alla repubblica con Norberto Bobbio, Bari-Roma, Laterza, 2001. Collabora a "La Stampa" ed e’ presidente dell’Associazione Mazziniana".

Su Amy Gutmann dal medesimo sito riprendiamo la seguente scheda: "Amy Gutmann e’ nata a New York il 19 novembre 1949. Ha ottenuto nel 1972 il Master of Sciences alla London School of Economics, e il Ph. D. ad Harvard nel 1976. Dal 1975 in poi ha insegnato all’Universita’ di Princeton, dal 1990 in poi come Laurance S. Rockefeller Professor. Nel biennio 1995-97 e’ stata decana della Facolta’ di Scienze Politiche a Princeton. E’ redattrice di svariate riviste di filosofia politica, tra cui Journal of Political Philosophy, Raritan, Cambridge Studies in Philosophy and Public Policy, Teachers’ College record. E’ redattrice dell’University Center for Human Values Series in Ethics and Public Affairs dell’Universita’ di Princeton. Amy Gutmann si e’ occupata costantemente di temi connessi alla democrazia e ai suoi problemi: ha lavorato sul Welfare State, sui conflitti razziali, sull’etica politica e sull’educazione democratica, sui concetti di eguaglianza e liberta’, sulla liberta’ di associazione. Opere di Amy Gutmann: ha pubblicato svariati libri, tra cui: Liberal Equality, New York-London: Cambridge University Press, 1980; Democratic Education, Princeton University Press, Princeton, 1987; con Dennis Thompson, Democracy and Disagreement, Belknap Press, Cambridge, Usa, 1996; con Anthony Appiah, Color Conscious: The Political Morality of Race, Princeton University Press, Princeton, 1996. Gutmann e’ stato curatrice dei seguenti volumi: Democracy and the Welfare State, Princeton University Press, Princeton, 1988; Multiculturalism and "The Politics of Recognition", Princeton University Press, Princeton 1992 (tradotto in otto lingue, tra cui l’italiano); A Matter of Interpretation, Princeton University Press, Princeton, 1997; Freedom by Association, Princeton University Press, Princeton, 1997-’98"]


LA NONVIOLENZA E’ IN CAMMINO, Numero 1345 del 3 luglio 2006

San Giovanni in Fiore


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