Accalora una "regione" della rete la vicenda del ragazzino di Soverato (Cz) punito dalla scuola perché avrebbe offeso una compagna lasciando in una chat di “WhatsApp” il desiderio di possederla. Questo messaggio, per cui la scuola ha impedito all’interessato di partecipare al viaggio d’istruzione dell’anno successivo, non è mai stato esibito in alcuna sede istituzionale, sicché a oggi non esiste. Ma bisogna crederci e basta, secondo la versione più prepotente, sospinta via Facebook con offese varie e argomenti fuori traccia del tipo «il preside è una persona meravigliosa», «è un dirigente di esperienza unica», «ha agito alla perfezione», «ha tutelato tutti i minori coinvolti» e via dicendo.
Dall’altra parte ci sarebbero, secondo i sostenitori Facebook del capo d’istituto, un Garante per l’Infanzia parziale e una parlamentare 5 stelle spietata in cerca di visibilità e voti, pronta a infangare il buon nome della scuola e a criminalizzarne il dirigente, che per statuto non avrebbe nulla da rimproverarsi. Il tutto, nella vulgata social, per scalare la vetta del successo politico.
E non conta un tubo che lo stesso dirigente abbia inviato alla parlamentare una serie di affermazioni gratuite, con ripetitività da “stalking” sulla casella Facebook e di posta elettronica. Ci sta, perché, direbbero i difensori d’ufficio, è l’emozione che tradisce il preside, al punto da fargli utilizzare come argomento pregnante la notizia di una querela di Sap e Siulp - i due più grossi sindacati della Polizia - verso la stessa parlamentare, in realtà inesistente.
Lo spazientito preside ne condivide il link sul proprio profilo Facebook e poi commenta con la frase del lupo che perde il pelo ma non il vizio; forse un tentativo di delegittimare l’iniziativa istituzionale della parlamentare, al cui gruppo di appartenenza della Camera arrivano le rimostranze di simpatizzanti dell’uomo, che in vari luoghi, perfino a una manifestazione di piazza con Luigi Di Maio, proiettano sullo sfondo l’ipotesi di una conseguente emorragia di consensi per il Movimento 5 stelle.
Cose nostrane: una parlamentare chiede conto al ministro dell’Istruzione circa una storia piuttosto seria, e subito parte un’alzata di scudi sull’asserita inopportunità e infondatezza delle richieste e dei controlli di rito, che per i commentatori Facebook di parte leverebbero voti ai 5 stelle. In altri termini, un invito alla parlamentare a farsi i fatti suoi, perché domandare chiarezza fa perdere consensi. Poi in Calabria ci sono altri problemi; in Sicilia, ricordano i cinefili, c’era il traffico, la mancanza d’acqua e il costo delle banane.
Due le interrogazioni (QUI IL TESTO DELLA PRIMA e QUI IL TESTO DELLA SECONDA) della deputata al ministro dell’Istruzione, per accertare i fatti, le singole responsabilità e gli interventi educativi messi in campo dalla scuola, in cui circolava la voce che l’autore di quel messaggio spinto si fosse perfino masturbato in classe, in un secondo momento. Pure di questo gesto non c’è prova e non si sa chi fosse l’insegnante in aula: è un sentito dire, un dicitur permanente che distruggerebbe l’immagine del minore e alimenterebbe l’idea di un suo concetto deviato del sesso e della sessualità.
Ma questa possibilità sembrerebbe non toccare il preside, che avrebbe stabilito che il ragazzino ha qualcosa da fare col bullismo digitale o - con evidente confusione - con il «cyberbullismo»: sarebbe - con Aristotele - un bullo in potenza, insomma, per cui servirebbero adeguate misure preventive, che però si fermerebbero, stando alla riferita versione imperante, alla sanzione, per giunta concordata con la famiglia, di non mandare l’anno seguente il ragazzino in gita.
Anche di questo patto disciplinare non ci sono prove, tracce, indizi. Epperò è indubitabile per i "tifosi" Facebook, è vangelo che non consente domande e obiezioni. Né si può ragionare sul perché la scuola non abbia, come ha scritto quel Garante, fornito al ragazzino e ai genitori la possibilità - prevista dalla legge - di difendersi, di ricorrere avverso l’esclusione dalla gita comunicata con netto ritardo, che qualcuno leggerebbe in libertà come ulteriore cautela per i minori.
La logica del terzo escluso non esisterebbe in questa scuola di Soverato, surrogata da una narrazione che, stando a quanto riferito dalle “parti” al Garante regionale per l’Infanzia, si condisce via via di elementi nuovi ma non chiarisce perché il preside o chi per lui non abbia mai convocato assieme i genitori del minore e della coetanea cui lo stesso avrebbe rivolto quella frase sconcia su “WhatsApp”, che nessuno ha ancora mostrato alle autorità: né i professori, né il preside né i familiari dei ragazzini che l’avrebbero ricevuta.
Ora, ditemi voi se con questi elementi non si debba o possa capire che cosa sia realmente avvenuto in quella scuola. Ditemi voi se non di debbano o possano individuare - come ha chiesto al ministro Giannini la parlamentare in questione - le eventuali responsabilità di tutti gli educatori coinvolti, genitori compresi. Ditemi voi, infine, se non si debbano o possano adottare i provvedimenti del caso, che non può restare opinabile, soffocato in una caciara di adulti che nuoce soltanto ai minori e al loro futuro.
Antonio Acerbis
SUL TEMA, SUL SITO, SI CFR.:
EUROPA: EDUCAZIONE SESSUALE ED EDUCAZIONE CIVICA. ITALIA "NON CLASSIFICATA"!!! Per aggiornamento, un consiglio di Freud del 1907. Studio europeo nelle scuole, ma il Ministro "censura" la domanda sui metodi contraccettivi (la Repubblica/Salute, 14.02.2008, p. 19).
IDENTITA’, SESSUALITA’, E BI-CURIOSITA’ DEGLI ADOLESCENTI: MUTAMENTI ANTROPOLOGICI E INTERROGATIVI. Sulle ricerche in corso di psicologi, sociologi, e medici, un resoconto
Il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, sul noto caso di Soverato
Riguarda il minore cui è stato precluso il viaggio di istruzione della scuola media di Soverato, perché trovato in possesso di un preservativo durante la gita del precedente anno scolastico
di Redazione (Lamezia Live, 29 giugno 2016)
“Riceviamo un comunicato stampa a firma dell’ANP, associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola, nel quale il presidente della struttura provinciale di Catanzaro, occupandosi della vicenda che riguarda il minore cui è stato precluso il viaggio di istruzione della scuola media di Soverato, perché trovato in possesso di un preservativo durante la gita del precedente anno scolastico, imputa al Garante di non essersi preoccupato della minore che sarebbe stata oggetto delle ‘attenzioni’ del coetaneo. Faccio presente che il licenziatario del comunicato ignora completamente le procedure, perché in questo caso oggetto della segnalazione pervenuta all’Ufficio del Garante era esclusivamente la punizione inflitta al minore al fine di accertare se siano stati adeguatamente e sufficientemente salvaguardati i suoi diritti, secondo la normativa vigente”.
E’ quanto dichiara il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria Antonio Marziale, che aggiunge: “Il preservativo non è che l’inizio di una concatenazione di omissioni e negligenze da parte del dirigente scolastico che ho provveduto ad illustrare agli organi competenti nei confronti dei quali il presidente provinciale ANP, prima di assumere posizioni, dovrebbe dimostrare maggiore attenzione”.
Il Garante, in relazione alla lamentata disattenzione nei confronti della bambina, fa presente “di avere avviato contatti che certamente non dà in pasto all’opinione pubblica. Se il referente ANP intende approfondire l’argomento - conclude il Garante - non ha che da chiedere un incontro a questo Ufficio, fermo restando, nel licenziare comunicati stampa, che dimostri di essere correttamente informato perché scrivere testualmente che ‘della vicenda, pare si sia interessato anche il Garante’ significa avere finanche dubbi su una audizione avvenuta, corposamente documentata in una relazione ed inviata alle istituzioni deputate ad accertare i fatti. Se il suddetto professore non è sicuro nemmeno della relazione licenziata dal Garante, suona strano che possa esprimere giudizi di sorta se non per sindacale ed alquanto disinformata difesa d’ufficio”.
Minore di Soverato escluso da viaggio d’istruzione per preservativo, il legale: "Rispettare silenzio stampa" *
"Come difensore dei genitori esercenti la potestà sul minore di Soverato escluso dal viaggio di istruzione per essere stato trovato con un preservativo sigillato, intendo chiarire con la presente nota stampa alcuni aspetti importanti di tale vicenda". -Lo scrive l’avvocato Ilenia Alizzi in una nota.
"Allo stato attuale, sarebbe opportuno il silenzio stampa sul caso, perché la verità dei fatti possa essere accertata nelle sedi istituzionali. Finalità esclusiva delle azioni in corso è la tutela più piena dei diritti del minore, nonché la posizione giuridica dei miei assistiti.
Essendo stato finora massiccio l’intervento dei giornalisti della stampa e dei mass media, intendo, per averne ricevuto espresso mandato, esprimere una posizione ufficiale sull’interrogativo che tutti si sono posti: se la spiacevole vicenda che vede coinvolto il minore sia eventualmente addebitabile ad omissioni, commissioni, ritardi, negligenze, colpe od imperizie dell’Istituzione scolastica".
"Sul punto mi preme evidenziare che il Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, sulla base di precisa documentazione, si è già espresso con ampiezza, puntualità e rigore.
Certo è che, in conformità e nell’assoluto rispetto delle regole deontologiche della professione forense, mi sono prodigata incessantemente per mantenere l’assoluta riservatezza e continuerò a farlo. Manifesto, pertanto, assoluta contrarietà a qualsivoglia diffusione di notizie specifiche sullo stato del minore, atteso che, diffondendo dati sensibili sullo stesso, si viola inevitabilmente la Legge sulla Privacy e si finisce col pregiudicare irrimediabilmente la segretezza di dati che, nel caso di specie, devono essere sottoposti in primis al vaglio della Magistratura e delle Istituzioni preposte alla tutela dei minori. Confido fermamente nell’operato delle Istituzioni che si stanno occupando del caso e per queste ragioni intendo mantenere assoluto riserbo sulla vicenda, a nulla rilevando i processi mediatici, utili solo ad alimentare un mero populismo od un insensato giustizialismo.
Chiedo infine il silenzio stampa per svolgere la mia attività professionale solo ed esclusivamente all’interno delle aule del Palazzo di Giustizia. Quando lo riterrò opportuno, sempre su preciso mandato dei miei assistiti, sarà mia cura - nel pieno rispetto del diritto d’informazione costituzionalmente garantito - fornire notizie relative al caso in questione, per la tutela dei diritti dei miei assistiti e, soprattutto, del figlio minore, oltre che per esigenze di rispetto di tutti i soggetti coinvolti".
* FONTE. Il Dispaccio/Catanzaro, 01.07.2016