Chiesa

Il cardinale Camillo Ruini, capo della Chiesa italiana, starebbe per terminare il suo lungo incarico di presidente della Cei. Potrebbe succedergli il cardinale Caffarra, arcivescovo di Bologna e amico di Prodi e Casini. Caffarra iniziò il mandato scagliandosi contro Gianni Vattimo e Umberto Eco - di Ignazio Ingrao

martedì 23 maggio 2006.
 

Ha avuto il malinconico sapore del commiato l’assemblea dei vescovi italiani che il cardinale Camillo Ruini ha presieduto dal 15 al 19 maggio a Roma. Tutto lascia presumere che sia stata la sua ultima assemblea come presidente. In ottobre, a Verona, si terrà il Convegno ecclesiale nazionale, tappa conclusiva del ventennio che ha visto Ruini ai vertici della Chiesa italiana. A seguire potrebbe esserci il passaggio del testimone. Dopo l’incidente della «consultazione segreta», avviata dal nunzio in Italia, Paolo Romeo, e finita sui giornali, sul nome del futuro presidente della Cei è ripresa la giostra delle ipotesi.

L’ultima parola spetta al Papa che, in base all’attuale statuto della Cei, deciderà in totale autonomia chi sarà il successore di Ruini. Eppure sotto traccia, senza clamore, si fa strada una candidatura che Benedetto XVI terrà in debita considerazione: Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, insignito della porpora cardinalizia il 24 marzo. Non è sfuggito ai partecipanti all’assemblea della Cei il calore con il quale numerosi confratelli si sono congratulati con il neoporporato. Ed è noto il rapporto di particolare stima e affetto che lo lega al Papa.

Fu Ratzinger nel 1983 a volerlo come consulente della Congregazione per la dottrina della fede. L’asso nella manica di Caffarra, 68 anni, originario della provincia di Parma, è la sua eccezionale competenza in uno dei campi che oggi stanno più a cuore alla Chiesa: la famiglia, alla quale ha dedicato fin dagli anni 70 gran parte dei suoi studi come teologo moralista.

Nel 1981, su richiesta di Giovanni Paolo II, ha fondato l’Istituto per gli studi sul matrimonio e la famiglia presso la Pontificia Università Lateranense, al quale ha affiancato una vasta opera di insegnamento negli atenei di tutto il mondo. Il suo handicap è la fama di conservatore intransigente che lo accompagna fin dall’inizio della carriera, unita all’amicizia con Comunione e liberazione e l’Opus Dei.

Un «marchio» che ha rischiato di penalizzare Caffarra quando, alla fine del 2003, diversi vescovi dell’Emilia-Romagna cercarono di opporsi alla sua nomina come arcivescovo di Bologna. Si disse che lo stesso Ruini avesse messo in campo all’ultimo momento il segretario generale della Cei, Giuseppe Betori, per scongiurare l’arrivo di Caffarra a Bologna.

In realtà il rapporto tra i due cardinali è ambivalente: li lega la stessa attiva militanza in difesa dei valori cristiani della famiglia e della vita, li divide la diversa sensibilità ecclesiale. Caffarra è cresciuto nell’alveo di Cl, Ruini in quello dell’Azione cattolica. Politicamente condividono la comune amicizia con Pier Ferdinando Casini.

Ma l’arcivescovo di Bologna, a differenza dell’attuale presidente della Cei, conserva anche ottimi rapporti con Romano Prodi, che gli era accanto il giorno in cui ha ricevuto la berretta cardinalizia.

Nei tre anni trascorsi a Bologna Caffarra è stato l’uomo delle sorprese. Ha iniziato con un passo falso: una polemica innescata da un suo intervento contro i «cattivi maestri del pensiero laico», Umberto Eco e Gianni Vattimo. Ma ha proseguito con un’accorta strategia del dialogo che sta fugando i pregiudizi sul suo conto. Ha intessuto rapporti bipartisan con il mondo politico e culturale, conservando una marcata distanza dai partiti. Il prossimo colpo di scena sarà la nomina alla guida dei vescovi italiani? È presto per dirlo, ma diversi già fanno il tifo per lui.

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