[..] Nessun "sogno" come ha detto Padoa-Schioppa nei giorni scorsi ma la necessità di cambiare. Lo dice l’incipit del documento, di circa 150 pagine, che il ministro ha voluto sottolineare con una citazione di Immanuel Kant: "Coloro che dicono che il mondo andrà sempre così come è andato finora contribuiranno a far sì che l’oggetto della loro previsione si avveri".
Ma la cura che porterà al 2011 non sarà facile. Quattro i settori nel mirino: pensioni, statali e pubblica amministrazione, sanità, Comuni e Regioni. Nel documento ci sono solo indicazioni generali, ma i temi sul tappeto sono noti [...]
In 150 pagine i programmi economici e finanziari per 5 anni di governo riduzione degli sprechi ma anche la stretta sui trasferimenti agli enti locali
Nel mirino pensioni e sanità disavanzo azzerato nel 2011 Si discute anche di ticket ospedalieri e previdenza degli statali Ma nella finanziaria 2007 ci sono anche incentivi allo sviluppo di ROBERTO PETRINI
ROMA - Italia 2011: il rapporto deficit-Pil sarà azzerato (allo 0,1 per cento), il debito scenderà sotto il 100 per cento del Pil, l’avanzo primario (cioè la differenza tra entrate e uscite al netto degli interessi) salirà al 4,9 per cento. La crescita, a differenza dei "miracoli" annunciati a suo tempo da Berlusconi (che nel suo primo Dpef annunciò una sfilza di 3 per cento) sarà un sobrio 1,7 per cento. E’ questo il quadro che il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, ha preparato per il Documento di programmazione economica 2007-2011 che coprirà l’intero arco della legislatura, quasi una traduzione del programma dell’Unione in cifre e tabelle.
Nessun "sogno" come ha detto Padoa-Schioppa nei giorni scorsi ma la necessità di cambiare. Lo dice l’incipit del documento, di circa 150 pagine, che il ministro ha voluto sottolineare con una citazione di Immanuel Kant: "Coloro che dicono che il mondo andrà sempre così come è andato finora contribuiranno a far sì che l’oggetto della loro previsione si avveri".
Ma la cura che porterà al 2011 non sarà facile. Quattro i settori nel mirino: pensioni, statali e pubblica amministrazione, sanità, Comuni e Regioni. Nel documento ci sono solo indicazioni generali, ma i temi sul tappeto sono noti: aumento dell’età pensionabile che potrebbe scattare già dal 2007, ticket sulla degenza ospedaliera, prepensionamento di 100 mila statali, nuovo patto con gli enti territoriali e sostanziale stretta sui trasferimenti. La promessa del ministro è che si agirà con razionalizzazioni all’interno dei settori cercando di eliminare gli sprechi. Le cifre in autunno.
Si comincerà con la Finanziaria del prossimo anno: che ammonterà a 35 miliardi, di questi 20 saranno risparmi e nuove entrate, altri 15 andranno allo sviluppo (10 di cuneo fiscale e 5 di altri interventi a cominciare dalle infrastrutture). Con i 7 miliardi anticipati nei giorni scorsi con la manovra-bis, che produrranno i propri effetti nel 2007, si arriverà ai 42 miliardi già annunciati dal governo.
Il 2007 rispetterà l’impegno con l’Europa: il deficit-Pil del prossimo anno scenderà sotto il 3 per cento (per la precisione al 2,8 per cento). Anche il debito, dopo due anni di crescita, riprenderà a scendere e sarà fissato al 107,5 per cento del Pil, l’avanzo primario, oggi al lumicino, riprenderà a salire fino al 2,1 per cento del Pil. La crescita sarà ancora modesta: si ipotizza l’1,2 per cento.
Si chiude anche la partita del 2006. Il deficit 2006, come certificato dalla commissione Faini, viaggiava verso il 4,5-4,6 per cento. Ma il dato contenuto nel Dpef terrà conto degli effetti della maggiore crescita economica (il Pil sale dall’1,3 all’1,5 per cento), delle conseguenti maggiori entrate e anche della manovra correttiva. Tutto ciò consentirà di bloccare il deficit-Pil di quest’anno al 4-4,1 per cento. (7 luglio 2006)
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www.repubblica.it, 07.07.2006.
Padoa Schioppa ha presentato il documento programmatico a Cgil-Cisl e Uil. Inflazione programmata per il 2007 all’1,9%
Dpef: manovra da 35 miliardi I sindacati: "Non va, troppi tagli" L’incontro non sembra aver soddisfatto i leader delle organizzazioni dei lavoratori: "Informazioni troppo generiche"
ROMA - Manovra confermata a quota 35 miliardi di euro, inflazione programmata al’1,9% per il 2007. Ma i sindacati non sono soddisfatti.
Sono i primi dati e le prime reazioni al Dpef (Documento di Programmazione Economica e Finanziaria) che il governo ha presentato questa sera ai sindacati. Il ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa si era prima recato al Quirinale per illustrarlo al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Un incontro non facile, quasi "freddo" quello con le organizzazioni sindacali. Il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani lo dice chiaramente. "Non sono soddisfatto". E il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, rincara la dose: "Temiamo atti unilaterali come il governo Berlusconi".
L’inflazione programmatica, spiegano ad esempio, è stata fissata dal governo all’1,9% "senza alcun confronto". Ma soprattutto non piace l’accento sui tagli necessari alla spesa sociale. "Un peso lasciato su tavolo del confronto", sostiene il segretario confederale della Uil Antonio Foccillo.
I vertici di Cgil, Cisl e Uil escono con i visi lunghi dall’ incontro con il ministro dell’ Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, un incontro che da ieri avevano chiesto attivando la diplomazia sotterranea che regola i rapporti tra governo e sindacati.
"Ci hanno confermato l’entità della manovra, pari a tre punti di Pil (35 miliardi circa; ndr). Non ci sono stati forniti molti approfondimenti. Molte parti sono rimaste indeterminate", dice Epifani. Ma tra le righe non piace il taglio al quale si ispirerebbe la manovra.
"Sembra di cogliere un’accentuazione che non condividiamo - afferma Epifani - nei confronti dei tagli alla spesa sociale in modo particolare nel settore della previdenza, sanità ed enti locali. Non sono soddisfatto nè dell’entità delle informazioni ne dello squilibrio dei confronti dei tagli sociali che non ci sono stati quantificati".
"Ripetiamo - sottolinea Bonanni - che la spesa sociale non si tocca. Dicono che vogliono mettere sotto pressione i punti principali della spesa, come il pubblico impiego e le pensioni: noi non siamo d’accordo e lo diremo con molta forza". Ciò che più interessa alla Cisl - ha continuato il segretario generale - "è che ci sia una politica dei redditi che invece è ben lungi dall’essere ripristinata, almeno formalmente come prevede l’accordo del 23 luglio".
La valutazione ufficiale sarà fatta dalla segreteria unitaria che si riunirà lunedì per esaminare le 150 pagine del Dpef. Ma una lettura gia traspare. Anche Foccillo dice: "Siamo insoddisfatti perchè il ministro Padoa-Schioppa è stato molto generico per i provvedimenti e soprattutto ha lasciato trasparire che ci saranno interventi su quattro settori fondamentali: pubblico impiego, pensioni, sanità ed enti locali. Senza quantificarli, senza descriverli e quindi lasciando questo peso sul tavolo".
Non è bastato incalzare il ministro. "Abbiamo chiesto più volte al ministro di capire, di capire la quantità di intervento sui diversi settori sociali - ricostruiscono i sindacalisti - e anche su questo Padoa-Schioppa non è stato nè chiaro nè preciso, ma ha detto che ci sono interventi per combattere l’evasione fiscale, ma non quali e in che modo".
A pesare è anche la scelta dell’inflazione programmatica che impatta sui rinnovi contrattuali, soprattutto su quelli pubblici. "Sarebbe fissato all’ 1,9% - spiega Epifani - un po’ al di sotto di quello che sarebbe giusto". "Quella reale è più alta", aggiunge Bonanni indicando un valore attorno al 2,3%.
Il leader della Cisl ricorda poi come il tasso di inflazione programmata "preveda che sia concordato con le parti sociali, mentre è una norma di legge che è stata scavalcata".
L’unico spiraglio appare l’intenzione espressa dal ministro, di concordare gli interventi della manovra "in un tavolo di concertazione". (6 luglio 2006)
www.repubblica.it, 06.07.2006)
Il presidente Staderini sul fisco: "Misure troppo indeterminate" Preoccupazione anche per l’espansione spesa pubblica
Corte dei conti: "Nel Dpef assente vera strategia contro evasione" "Non verificabile ipotesi di crescita dell’1,2% del Pil nel 2007" *
ROMA - Nel Dpef appena varato dal governo manca una vera strategia contro l’evasione fiscale. Inoltre la crescente spesa pubblica rischia di azzerare l’aumento delle entrate. E, per finire, la crescita del Pil dell’1,2% nel 2007 è una previsione troppo ottimistica e "non verificabile". Morale: il documento di programmazione dovrebbe prevedere misure più precise e strumenti di correzione più efficaci. Questa la posizione della Corte dei conti espressa dal presidente Francesco Staderini durante l’audizione alla Camera sul documento di programmazione economica.
Secondo Staderini nel documento del governo è assente una vera strategia di contrasto all’evasione fiscale che "sia finalmente intesa come un’ordinaria attività gestionale".
Le indicazioni sulla lotta all’evasione contenute nel Dpef sono "troppo indeterminate", sostiene la Corte dei Contiche giudica invece positivamente le misure della manovrina: "Appaiono non generiche - sostiene la magistratura contabile - ma severe e mirate, e soprattutto effettivamente idonee a produrre buona parte degli effetti di gettito stimate".
D’altra parte Staderini si dice preoccupato per l’espanzione della spesa pubblica: il buon esito delle entrate "sarebbe assorbito interamente" dalla maggiore spesa corrente primaria: lo conferma anche la "stabilizzazione dell’avanzo primario su un livello molto basso" (0,5% del Pil, contro lo 0,4% del 2005). La Corte dei Conti invita quindi a "rendere più efficaci" gli strumenti di correzione.
Come se non bastasse, aggiunge Staderini, la crescita dell’1,2% nel 2007 del Pil, prevista nel Dpef, è un’ipotesi "inverificabile in assenza di indicazioni più precise sulla composizione della manovra e, in particolare, sui provvedimenti diretti a contenere il reddito disponibile di famiglie e imprese". (14 luglio 2006)
* www.repubblica.it, 14.07.2006
Sindacale Invia ad un amico Versione stampabile «I sacrifici partiranno dall’alto» Parola di Padoa Schioppa Il ministro vede Epifani e lo rassicura*
«I sacrifici devono partire dall’alto, da chi si è arricchito in questi anni da chi evaso le imposte. A questo sforzo non siano chiamati quelli che già oggi sono in condizioni di disagio». Il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa incontra il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani sul palco di Cgil Incontri e pronuncia queste parole che sono un sospiro di sollievo per i sindacati. Padoa Schioppa dice anche che il cuneo fiscale non sarà l’unica misura del governo per far recuperare potere d’acquisto ai salari. Perché «non devono fare sacrifici coloro che sono oggi in condizioni di disagio».
E così non è rituale la stretta di mano sotto i flash dei fotografi con il rappresentante del più grande sindacato italiano. Epifani dice infatti che «la strada è stretta», intendendo la strada della manovra per garantire l’equità e «il governo deve fare un interesse superiore ma ha anche un mandato politico, per questo gli chiedo di percorrere la strada in modo coerente con il programma. Se fa questo -ha concluso- possiamo uscire dalla strada stretta. Se si smarrisce sarà difficile». Per Epifani fa fede il programma dell’Unione. «Si vorrebbe che il governo facesse cose diverse da quelle contenute nel programma sul quale ha chiesto e ottenuto il voto. Non ho nulla da chiedere se non che il governo faccia quanto contenuto nel programma». E alla fine, sia sul cuneo fiscale selettivo, sia sulla concertazione la Cgil si dichiara d’accordo con la linea intrapresa da Palazzo Chigi.
Prima di quest’incontra il percorso del ministro Padoa Schioppa e della sua manovra sembrava veramente in salita, con un forte mugugno dei sindacati e della sinistra di governo - da Giordano del Prc a Diliberto del Pdci - a cui il centrodestra puntava per evidenziare la fragilità della maggioranza.
Dopo la mancata firma al Consiglio dei ministri di ieri del titolare del dicastero alla Solidarietà sociale Paolo Ferrero di Rifondazione, era infatti arrivata nel primo pomeriggio la presa di posizione di Oliviero Diliberto, segretario dei Comunisti italiani, per il quale «nel Dpef ci sono troppi elementi di politiche antisociali» e «non possono essere i lavoratori a pagare il conto del dissesto finanziario». Diliberto ha il dubbio che nel governo vi siano« pulsioni suicide» visto che «si corre il serio pericolo di avere, in autunno, un rovinoso sciopero generale contro la manovra economica».
Tra i sindacati il più arrabbiato di tutti già dal mattino era il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. Lui il sì alla manovra, ha detto, non ci pensa proprio a darlo finché non sarà chiaro come verranno spalmati i sacrifici, quali garanzie ci saranno per i ceti più deboli. Intanto si abolisca il "meno tasse per Totti", cioè il governo abolisca la norma fiscale del governo Berlusconi che ha abbassato le tasse solo a chi guadagna più di 70 mila euro all’anno, una norma per cui il capitano della Roma Francesco Totti si è visto restituire dal fisco 5mila euro. «Lui -dice Bonanni - non sa cosa farsene, con tutto quello che guadagna, e questo lo dico non per prendermela con Totti, ma solo per dare un’idea della situazione». E poi ancora, sempre Bonanni da un convegno a Campobasso: «Padoa-Schioppa fa il gioco degli amici del giaguaro, vuol fare il neutro, ma non lo è». E alle telecamere del tg Rai: «Vorrei che cominciasse la concertazione, perché per il momento non si è vista». Ma questo, prima dei chiarimenti di Padoa Schioppa sulle montagne pistoiesi.
Per Bonanni c’era qialcosa che non andava, un doppio messaggio, ambiguo. « I sacrifici bisogna farli - sottolineava il segretario generale della Cisl - ma bisogna vedere chi li dovrà fare. Innanzitutto chi non paga le tasse da molto tempo, chi guadagna sulla speculazione, anzichè sul lavoro e chi ha molti soldi. Se non si precisa questo, non andiamo avanti e la Cisl non darà consenso ad alcuna operazione». E invita a ficcare il naso un po’ più a fondo sull’operazione di fusione tra Autostrade e la spagnola Abertis. «La speculazione sulla licenza frutta ad Autostrade qualcosa come 6 miliardi di euro. Mi dicano se questo è compatibile con la richiesta di sacrifici».L’unica cosa che piace a Bonanni è l’intervento sui taxi, un settore che «è una porcheria».
«La manovra -ha iniziato Epifani nell’incontro pubblico con Padoa Schioppa - risponda alla parte del Paese che si è impoverita, e trovi le risorse dalla parte del Paese arricchita dalle politiche del governo di centrodestra». «Bisogna che il Governo capisca che è vero che l’eredità del governo Berlusconi è pesantissima dal punto di vista dei conti- ha quindi spiegato - ma si renda conto che la scelta di politica economica deve essere attenta a parlare a questa parte del Paese che ha visto crescere le diseguaglianze: e si deve fare con una politica che coniughi risanamento, sviluppo, coesione».
La Uil apprezza il fatto che «il taglio del cuneo non riguarderà i contributi pensionistici. Così come ci sembra un pò più realistico - spiega il segretario confederale Antonio Foccillo - un tasso di inflazione programmata al 2%». Le Rdb-Cub sono annunciano direttamente lo sciopero.
«Il Documento contiene rigore, sviluppo,equità - aveva cercato di rispondere all critiche arrivate anche dal segretario del Prc Franco Giordano il "pontiere" Cesare Damiano, ministro del Lavoro, ds - È un Dpef che necessariamente si ricollega al programma dell’Unione e al programma annunciato da Prodi nel giorno dell’insediamento e della fiducia del nuovo governo».
Intanto la manovra viene presentata alle Camere e diffusa sul sito del Parlamento. Rispetto al Dpef berlusconiano opera di Tremonti che contava 68 pagine, quella prodiana presentata da Padoa Schioppa è più lunga di 110 pagine. E ha anche un’intestazione letteraria: "Coloro che dicono che il mondo andrà sempre così com’è andato finora... contribuiscono a fare sì che l’oggetto delle loro predizioni si avveri". Un augurio ambivalente, per il governo e per i cittadini: che Emmanuel Kant non venga piegato a prosaiche esigenze di cassa.
www.unita.it, Pubblicato il 08.07.06
Padoa Schioppa: "E’ l’ora dei sacrifici, preparatevi" !
La manovra sarà di 3 punti di pil lordi, 2 di correzione e 1 per lo sviluppo Ma Verdi e Rifondazione promettono "battaglia"
Il governo approva il Dpef Padoa Schioppa: "Sviluppo ed equità" Bonanni (Cisl): "Gli scioperi si fanno con ogni governo" *
ROMA - - "Il Dpef è costruito intorno a tre concetti: sviluppo, equilibrio ed equità". Il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa sintetizza così il senso del Dpef appena approvato dal consiglio dei ministri. Partendo da un presupposto: "La crescita economica in Italia è ferma da una decina d’anni, per le generazioni più giovani è quasi l’unica condizione conosciuta".
I numeri della manovra. Quella varata oggi dal governo è una manovra da 35 miliardi (20 anti-deficit e 15 per lo sviluppo) che vede confermata la manovra da tre punti lordi di pil e due punti netti in modo da scendere sotto il 3% nel rapporto tra deficit e pil nel 2007. Una manovra che non contiene misure specifiche "sia perchè è appena iniziata la concertazione, che deve continuare, sia perchè sono in corso i lavori tecnici" spiega Padoa Schioppa.
Rientro dal disavanzo."L’anno del rientro nel disavanzo è il 2007". Padoa Schioppa conferma le cifre aggiungendo che "per ragioni tecniche e politiche il Dpef è stato costruito tenendo conti dei limiti della raccomandazione Ue", non farlo, secondo il ministro "sarebbe stato un passo falso".
Inflazione al 2%. "I sindacati potremmo notare con soddisfazione che ci sono casi in cui la concertazione porta a risultati desiderabili per loro". Per il ministro dell’Economia "la fissazione del tasso d’inflazione programmata al 2% è un esempio, la concertazione ha già dato i primi frutti".
Dove tagliare. Nell’illustrare la manovra, il ministro indica le aree dove il governo ritiene necessario intervenire: "Le funzioni centrali della pubblica amministrazione, non di numero di persone ma più di organizzazione, la spesa previdenziale, sanitaria e la finanza degli enti territoriali. Il complesso di questa spesa è superiore all’80% del totale della spesa pubblica".
Le reazioni dei sindacati. Una "cura" che i sindacati hanno subito contestato, in particolare per la parte che riguarda i tagli sociali. "Siamo allarmati - dice il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani - No ai tagli sulle risorse. Una manovra di tre punti del nostro pil, che diventano 2,5 al netto degli effetti della manovrina, è comunque una manovra di grande impatto sociale. Comunque la si voglia distribuire. Stiamo parlando di 1 punto e 7 di tagli alla spesa per il 2007 e questa è una dimensione veramente importante perchè parliamo di 35-37 mila miliardi di vecchie lire".
Un fronte compatto quello dei sindacati. Che, per bocca del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, avanza una velata "minaccia" di sciopero: "La Cisl non cambia linguaggio o atteggiamento con il passaggio da un governo all’altro. Contro il governo Berlusconi abbiamo fatto sei scioperi generali. Noi non cambiamo opinione".
Verdi e Rifondazione promettono "battaglia". E le preoccupazioni dei sindacati trovano sponda anche dentro la maggioranza. Con Verdi e Rifondazione che promettono battaglia. "Raccogliamo le preoccupazioni dei sindacati. Non ci piace l’impostazione con tagli sulle parti sociali, sulle pensioni. La respingiamo con nettezza", spiega il capogruppo del Prc a Montecitorio Gennaro Migliore. E con lui il capogruppo dei Verdi Angelo Bonelli: "L’italia ha già dato molto. Così il dpef non ci convince. Chiederemo una correzione di rotta".
Ma sullo sfondo risuonano le parole del ministro dell’economia Tommaso Padoa Schioppa: "E’ l’ora dei sacrifici, preparatevi". (7 luglio 2006)
* www.repubblica.it, 07.07.2006
Il governo discute il Dpef, malumori dai sindacati Manovra da 35 miliardi di euro di Bianca Di Giovanni*
Il Dpef è in arrivo. Deficit da piegare sotto quota 3% del Pil entro l’anno prossimo. Obiettivi pesanti per la finanziaria 2007. E anche tagli pesanti in quattro settori-chiave per la spesa: pubblico impiego, previdenza, sanità e enti locali. È la cura di risanamento che il governo indicherà nel Dpef oggi al varo del consiglio dei ministri. Ieri il documento è stato presentato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo un vertice interministeriale con Romano Prodi a Palazzo Chigi a cui hanno preso parte Tommaso Padoa-Schioppa, Pier Luigi Bersani, Cesare Damiano, Paolo Ferrero e Livia Turco.
Secondo indiscrezioni la manovra per il 2007 sarà di 35 miliardi, cui si sommerà l’effetto delle misure già varate una settimana fa. Nel complesso viene confermata una manovra da 3 punti di Pil. Una parte di quei miliardi servirà a correggere l’andamento dell’indebitamento rispetto al pil, un’altra a finanziare lo sviluppo. Che in altre parole significa taglio selettivo del cuneo fiscale e finanziamenti alle opere pubbliche, su cui ci sarà un allegato con l’indicazione dei cantieri stradali e ferroviari presentato dal ministro Antonio Di Pietro. Per la prima voce si lavora sul taglio degli oneri impropri, anche se i tecnici studiano anche l’abbassamento dell’Irap nella parte costo del lavoro. Un’operazione mista che consentirà di evitare di toccare i contributi previdenziali. Sui criteri per la selettività si pensa - su proposta di Damiano - ad un’applicazione in favore della stabilizzazione dei lavoratori precari. Ma se il mondo del lavoro incassa una misura, è costretto però ad accettare un tasso di inflazione programmata all’1,9%, un po’ più basso di quanto sperato dalle rappresentanze sindacali. Insomma, il documento apre parecchi problemi con le parti sociali, e non solo. Sicuramente provocherà reazioni anche tra i ministri: non tutti all’interno dell’esecutivo sembrano soddisfatti dell’assoluta segretezza con cui è stato confezionato. Un documento di 150 pagine redatto a sei mani: il sottosegretario Luigi Sartor, il direttore generale Vittorio Grilli e l’economista Riccardo Faini. Fonti vicine al Tesoro preferiscono non parlare di tagli. «Si tratta di interventi che mirano a raddrizzare l’andamento della macchina - spiegano - Meglio parlare di razionalizzazione di alcuni processi: ma andrà tutto discusso con le parti sociali». Sta di fatto che il risparmio atteso dal bilancio pubblico è poderoso.
Certo è che l’eredità lasciata dal passato governo non è affatto semplice. Come certificato dalla commissione Faini il deficit del 2006 viaggiava verso il 4,5-4,6% del Pil (in sostanza l’iter del risanamento era indietro di un anno rispetto agli impegni presi con Bruxelles). Ma il dato contenuto nel Dpef terrà conto degli effetti della maggiore crescita economica ed anche della manovra correttiva (0,2% in meno di deficit). Il Pil del 2006 dovrebbe essere portato dall’1,3% dell’ultima previsione all’1,5% stimato dalla Ragioneria. Ci sono poi le maggiori entrate una tantum che pesano per 2,6 miliardi nel primo semestre e che diventeranno 3,1 miliardi a fine anno (altri due decimali in meno di deficit). Così il 2006 potrà chiudere con un indebitamento al 4% o al 4,1%. Ma il vero ostacolo sta nel tendenziale del 2007. Le misure una tantum, infatti, non potranno più esplicare effetti l’anno prossimo: per questo dovranno essere sostituite da risparmi o da nuovo gettito. Oltre al risanamento, comunque, nel documento ci saranno altri due pilastri: crescita ed equità. Su questi due punti si è concentrato il vertice di ieri a Palazzo Chigi. «Sono fiduciosa che in questo Dpef troverò le parole cruciali per una buona politica della salute: mantenimento e finanziamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e investimenti nella sanità».
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www,unita.it, Pubblicato il 07.07.06