Il vicepremier e i giovani di un istituto tecnico
No di D’Alema alle nozze gay:
offesa a tanti italiani
«Non sono cattolico ma avverto il fascino della fede»*
ROMA - È un D’Alema che non t’aspetti, quello che ieri mattina, nell’Aula magna dell’istituto tecnico «Cristoforo Colombo», parla per due ore con i ragazzi. Tema del dibattito: i giovani e i partiti. Il ministro degli Esteri si apre molto con gli studenti, li preferisce chiaramente ai giornalisti. E dice cose forti. Racconta loro del fulminante incontro con il cardinal Martini a Gerusalemme («Io non sono cattolico, ma avverto il fascino della fede e il cardinal Martini ti comunica il senso di questo fascino...»).
Cita Remo Bodei e Max Weber, Leibnitz e Voltaire. Ma soprattutto risponde chiaro alle domande: «No, non sono favorevole al matrimonio tra omosessuali - dice a Francesca della V B - perché il matrimonio tra un uomo e una donna è il fondamento della famiglia, per la Costituzione. E, per la maggioranza degli italiani, è pure un sacramento. Il matrimonio tra omosessuali, perciò, offenderebbe il sentimento religioso di tanta gente. Due persone dello stesso sesso possono vivere uniti senza bisogno di simulare un matrimonio. Lo Stato, però, deve riconoscere loro diritti civili e sociali. Mi accontenterei di fare la legge...». Martina della V E gli chiede dei benefit dei parlamentari: «Io ho sempre pagato il cinema - le risponde D’Alema - e se vado in vacanza il viaggio lo pago io, come quest’estate che sono stato ad Atene con AirOne. Se vuole le porto gli scontrini... ». Risposta pronta anche quando Jacopo della V B prova l’attacco ad effetto: «Lei che è coinvolto in vicende giudiziarie... ». «Guardi, la rassicuro, non sono coinvolto in alcuna vicenda...», replica il vicepremier.
E l’Islam? «Il fondamentalismo non è un residuo arcaico, ma un fenomeno della globalizzazione - spiega D’Alema -. È la reazione alla paura di essere cancellati dal mondo occidentale. L’Islam per tradizione è tollerante, se non fossimo andati noi a dargli fastidio con le crociate...». Infine, l’antipolitica: «La crisi dei partiti non vuol dire che è finita la politica». Anzi. Ma servirà «una rivoluzione che spazzi via il teatrino e riporti al centro i problemi grandi: la pace, la guerra, l’aria che respiriamo... ». Come fu la sua, nel ’68, quando ci fu «una radicale svolta generazionale». Ecco: servirà «una nuova generazione che arriva come un’ondata e pulisce tutto». Magari è proprio questa che oggi gli sta davanti. Ma per imporsi dovrà usare «la forza», non quella cattiva, quella buona, cioè dovrà «far sentire la propria voce», «cambiare l’agenda». I ragazzi applaudono. «È difficile che chi ha il potere lo lasci - li avverte, però, il ministro -. Dipenderà da voi».
Fabrizio Caccia
* Corriere della Sera, 04 dicembre 2007
A proposito di gay
di Aurelio Mancuso*
Se il Corriere della Sera ha voluto strumentalizzare ed estrapolare alcune affermazioni del ministro degli Esteri, fa bene D’Alema a precisare e ricostruire la vicenda così come lui l’ha vissuta. Rimane però il fatto che l’esponente del PD non recede sul suo giudizio sul matrimonio gay, e su questo cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. In primo luogo il movimento lgbt italiano ha sempre rivendicato la parità dei diritti per le persone omosessuali. Sarebbe, infatti, strano, che un movimento di liberazione come il nostro rinunciasse all’affermazione semplice e comprensibile, che le cittadine e i cittadini lesbiche, gay, trans sono uguali soggetti di diritto rispetto a quelli eterosessuali. Altra cosa è osservare, come sembra fare D’Alema, che in Italia ci siamo impegnati sui Pacs che segnaliamo era una nostra proposta! Nata dall’elaborazione giuridica e dalle nostre battaglie degli ultimi 20 anni. L’abbiamo donata alla politica e cosa è successo? È stata archiviata dal centro sinistra, che ha preferito ascoltare le interdizioni degli ambasciatori teodem, e paralizzare nei fatti ogni provvedimento degno di questo nome.
Come movimento abbiamo sempre detto, e se è sfuggito questa è l’occasione per ribadirlo, che sosteniamo una pluralità di istituti che risolvano problemi differenti fra loro: una legge sulle unioni civili, cui possano accedere coppie etero ed omosessuali, che decidono di non sposarsi e che credono giusto riconoscersi alcune tutele reciproche; una legge per l’estensione del matrimonio civile, o istituto equipollente, che riconosca i diritti e doveri cui oggi accedono solo le coppie eterosessuali.
Questa posizione, non è avulsa alla realtà europea dove tre Stati hanno esteso il matrimonio civile alle coppie gay, otto Stati hanno creato ad un istituto ad hoc per le persone dello stesso sesso equiparato al matrimonio, in altri dieci Paesi sono in vigore invece per ora leggi simili o inferiori al Pacs.
Tutto ciò cosa significa? Che, al di là delle trappole giornalistiche, esiste un problema concreto in questo Paese: dirigenti del più grande partito del centrosinistra continuano a parlare di questioni oggettivamente non all’ordine del giorno (perché per adesso non alla portata) come le adozioni (Fassino nel dicembre dell’anno scorso) o le nozze gay (D’Alema due giorni fa), mentre non riescono neppure a far approvare una leggina come i CUS (che in qualche modo sono un pochettino meglio dei Dico) perché nel loro partito non c’è accordo.
Caro D’Alema ci permetti, quindi, di essere arrabbiati? Di sentirci presi in giro?
* Presidente nazionale Arcigay
* l’Unità, Pubblicato il: 07.12.07, Modificato il: 07.12.07 alle ore 9.10
Io sono una studentessa che era presente ieri all’Aula Magna della mia scuola.. effettivamente di cose ne ha dette molte. Ma ce ne sono alcune che qui non state citate. Io non credo che D’Alema si trovi meglio con noi giovani considerando che molti ragazzi hanno applaudito quando una studentessa ha affermato: "i vostri stipendi e le vostre immunità sono veramente troppe" beh... lo so... è decontestualizzato.. ma io credo che possa fare scandalo. Non sono di destra e nemmeno di sinistra... ma a 18 anni mi sono resa conto che forse nella politica è tutto un magna magna.. (come si dice a Roma). Questo mi dispiace, perchè io devo crescere in questo paese. Io e la mia famiglia.
Barbara di Roma