Attenzione alla tigre con le spalle al muro (I. Wallerstein)

U.S.A.: GEORGE BUSH SI PREPARA ALLA TERZA GUERRA !!! L’appello di Dave Lindorff: FERMIAMOLO !!!!!

lunedì 2 ottobre 2006.
 

[...]Il problema è che Bush, il quale ha fatto spazzatura della Costituzione al punto che essa viene ora considerata poco più di un manufatto storico, non ha bisogno dell’approvazione delle Nazioni Unite o del Congresso per imbarcarsi in un’altra guerra sanguinosa ed immorale.

Secondo l’accreditato criminale che siede alla Casa Bianca (e lo dico perché Bush è stato riconosciuto colpevole dalla Corte Suprema statunitense di violazione degli Statuti sui crimini di guerra, e da una Corte federale distrettuale di violazione del “Foreign Intelligence Surveillance Act” ed del Quarto Emendamento) lui avrebbe il potere, quale “comandante in capo in tempo di guerra”, di agire in aperta violazione sia della Costituzione sia della legge, se gli sembra che vada fatto [...]

La terza guerra di George Bush

di Dave Lindorff (trad. M.G. Di Rienzo)

Ci sono discorsi di una nuova guerra, in aria, e dato che all’orizzonte c’è un novembre di elezioni, sono discorsi che vanno presi sul serio. L’ultimo monito su una possibile terza guerra di Bush lo dà il senatore democratico Gary Hart, da lungo tempo esperto di questioni relative alla sicurezza nazionale: Hart dice che forze speciali stanno già operando in Iran, mappando e localizzando i bersagli (sinora sarebbero più di 400) per i missili cruise ed i bombardieri. L’attacco aereo, anche secondo le mie personali indagini, dovrebbe avvenire alla fine di ottobre.

Naturalmente potrebbe essere tutto un bluff, una strategia di Karl Rove e Dick Cheney per tenere le persone allarmate dai vari codici di allerta, anche se si tratta di una strategia ormai consumata, che ha perso la sua efficacia proprio perché se ne è abusato.

Ma l’effettivo invio di unità di forze speciali in Iran e la preparazione di gruppi di fuoco, con scenario di battaglia l’Iran, da parte della marina militare, rendono più probabile l’attacco. Unità regolari dell’esercito stanno per essere inviate per la terza volta nella regione, mentre il governo sta cambiando le regole d’ingaggio della Guardia Nazionale per poterne trattenere più a lungo in servizio i membri e alle forze di stanza in Iraq viene ritardato il rientro.

D’altro canto, ci si aspetterebbe che l’amministrazione Bush annunci una riduzione del numero di effettivi in Iraq prima del giorno delle elezioni, come è stato fatto in passato. Ordinariamente, uno direbbe che il vero segnale di una guerra imminente sarebbe una seduta del Congresso in cui viene autorizzato l’uso della forza, o forse un tentativo alle Nazioni Unite di avere l’approvazione per l’attacco dal consiglio di sicurezza, ma chiaramente questo non sta accadendo. Per un’ottima ragione. Bush non riuscirebbe mai ad avere l’approvazione del consiglio di sicurezza per un’azione militare contro l’Iran, in particolar modo dopo aver insultato i membri del consiglio stesso con l’enorme pacco di bugie che lui e Colin Powell hanno presentato l’ultima volta in cui hanno cercato di ottenere quel voto favorevole (per l’attacco all’Iraq) nel 2003.

Ne’ andrebbe a presentare la sua proposta al Congresso, con tutta la camera e un terzo del senato che devono essere rieletti il 7 novembre prossimo da un elettorato stanco di guerra, infuriato per i miliardi e miliardi di dollari buttati via, e sconvolto dalle migliaia di bare avvolte nella bandiera e di soldati feriti che tornano a casa, e a quest’elettorato non c’è nulla da mostrare se non due paesi del Medio Oriente lacerati dalla guerra e con governi che non funzionano.

Il problema è che Bush, il quale ha fatto spazzatura della Costituzione al punto che essa viene ora considerata poco più di un manufatto storico, non ha bisogno dell’approvazione delle Nazioni Unite o del Congresso per imbarcarsi in un’altra guerra sanguinosa ed immorale.

Secondo l’accreditato criminale che siede alla Casa Bianca (e lo dico perché Bush è stato riconosciuto colpevole dalla Corte Suprema statunitense di violazione degli Statuti sui crimini di guerra, e da una Corte federale distrettuale di violazione del “Foreign Intelligence Surveillance Act” ed del Quarto Emendamento) lui avrebbe il potere, quale “comandante in capo in tempo di guerra”, di agire in aperta violazione sia della Costituzione sia della legge, se gli sembra che vada fatto.

La guerra in questione è la cosiddetta “guerra al terrorismo”. Il titolo di “comandante in capo” deriva dall’articolo due della Costituzione. Bush sostiene, spalleggiato dal suo avvocato Alberto Gonzales, che quando il Congresso a seguito degli attacchi dell’11 settembre votò l’autorizzazione all’uso della forza contro al-Qaida, gli diede con ciò il potere di agire come comandante in capo in una guerra al terrorismo che non avrebbe avuto fine, e che si può estendere ovunque nel mondo, incluso il territorio statunitense.

In altre parole Bush dice che nell’ottobre 2001 il voto del Congresso ha fatto di lui un generalissimo, un dittatore, e che questo durerà sino a che vi saranno terroristi, stranieri o nostrani, che tenteranno di colpire l’America o gli interessi americani.

Basta solo notare come nel suo discorso all’assemblea generale delle Nazioni Unite la settimana scorsa, Bush sia stato molto preciso nel descrivere i leader iraniani come “sostenitori del terrorismo”. Fateci attenzione, perché si è trattato di una costruzione linguistica deliberata, e significa che lui ha il diritto di attaccarli come parte della sua contraffatta “guerra al terrorismo”.

Se il popolo americano e i suoi rappresentanti al Congresso non agiscono rapidamente nel chiarire che l’autorizzazione all’uso della forza votata nel 2001 non si applica ad un’aggressione all’Iran, sono pronto a scommettere che saremo in guerra contro l’Iran prima delle elezioni.

Chiariamoci: non avrà nulla a che fare con qualche minaccia all’America. Persino la più dilatata interpretazione degli sforzi iraniani verso il nucleare, fatta dalla nostra amministrazione, sostiene che l’Iran non potrà creare armi nucleari almeno per i prossimi quattro anni, altre stime parlano addirittura di quindici. C’è tutto il tempo che si vuole per costruire una campagna diplomatica di successo, se lo scopo fosse non avere altre armi nucleari.

Ma no: incredibilmente, il problema è un’elezione interna. Per dirlo fuori dai denti, abbiamo un presidente disposto a mettere a rischio la vita di migliaia di soldati americani e di centinaia di migliaia di innocenti iraniani per evitare che il Congresso cada nelle mani del partito democratico. E perché Bush è disposto a fare tale cosa, nonostante i consigli contrari dei suoi generali, nonostante i desideri contrari del popolo americano, e andando contro ogni logica ed ogni decenza?

Chiaramente ha paura, paura che un Congresso democratico lo chiami finalmente a rispondere dei crimini che ha accumulato contro la nazione ed il popolo americano. Per questo tenta disperatamente di far passare ad un Congresso a maggioranza repubblicana legislazioni con effetto retroattivo, che esonerino lui e i suoi subordinati dal dover rispondere delle violazioni alla legge ed alla Costituzioni che hanno commesso. Per questo corre in giro per il paese a raccogliere soldi per i candidati, persino per quei repubblicani liberali che di fatto aborre.

A questo punto, l’unica cosa che importa al presidente è salvarsi il didietro. E’ uno spettacolo sconfortante, ma scarsamente sorprendente per un uomo che ha lavorato in modo così intenso e svergognato per proteggere lo stesso didietro durante la guerra del Vietnam, facendosi assegnare alla Guardia Nazionale, e poi facendosi esonerare da assegnazioni all’estero.

Non dobbiamo permettergli di commettere il crimine di un’altra guerra per il suo vantaggio personale.

*

Dave Lindorff è giornalista e scrittore, è co-autore, con Barbara Olshansky, di “The Case for Impeachment: The Legal Argument for Removing President George W. Bush from Office”, ed. St. Martin.


www.ildialogo.org, Domenica, 01 ottobre 2006


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