Politica

Calabria, "la Voce di Fiore" propone un movimento politico dal basso, capace di costruire un progetto comune per il cambiamento

Accade a ridosso del ballottaggio per il governo della Provincia di Cosenza. Annotare, ricordare, scegliere
giovedì 25 giugno 2009.
 

Al di là di provocazioni e insulti ricevuti, emerge, da vari commenti in queste pagine, una grande voglia di cambiamento.

La esprimono giovani calabresi, ragazzi di San Giovanni in Fiore (Cosenza), metafora di un’Italia furba e opportunista.

La manifestano, coi loro nomi, universitari stanchi di subire e lavoratori costretti a emigrare.

Le parole, le speranze e il disincanto degli autori, che evidentemente ci seguono da tempo, provano che una purezza c’è ancora in Calabria, e non si guasta, non cede alle pressioni dei forti.

Pensavamo che il senso della realtà fosse seppellito, nella nostra terra; che i "signori degli anelli", affaristi e trasversali, avessero ormai completato la lunga opera di persuasione collettiva, iniziata con l’avviamento delle regioni.

Pensavamo che, con ricatti e seduzioni, loro, i responsabili dello sfacelo svaccati a palazzo, avessero raggiunto lo scopo di sedare gli animi, chetare le rabbie, uniformare le coscienze.

Pensavamo male, dobbiamo dirlo, perché sin qui c’eravamo confrontati solo con amici di altri posti, Trento, Verona, Milano, Pesaro, Fano, Terni, Roma, Messina et coetera, ricevendone stimoli e sostegno.

Invece, anche a San Giovanni in Fiore, periferia dell’Impero del vuoto, ci sono dissidenti non ancora rassegnati; malgrado tutto sia stato compiuto, lì, per produrre paura e dipendenza, abitudine e morte della dignità personale, invece che emancipazione e ricchezza. Coi redditi minimi e i fondi sollievo, l’elemosina statale e l’assistenza indecorosa, i contrattini a termine e l’outsourcing, la politica ha creato bisogno e sudditanza.

Ci rivolgiamo in particolare a chi studia, a chi sogna un futuro dove è nato, perché è lì che ha investito per formarsi, assistendo alla devastazione del territorio, allo sperpero imperdonabile delle risorse destinate allo sviluppo.

Il "caso" De Magistris ha insegnato che "lor politici" sono d’accordo in Calabria, quando serve incassare, incamerare, arricchirsi alle spalle del popolo. Non c’è destra, centro e sinistra, in nome del dio denaro; non ci sono freni e si può calpestare qualsiasi regola, principio, valore collettivo. Al magistrato è stato impedito di svolgere il suo lavoro, di contrastare un potere criminale che ha distrutto parte del territorio e del futuro calabrese.

La resistenza dell’ex pm di Catanzaro, la sua fede inamovibile nella Giustizia, il suo esempio di uomo coraggioso e incorruttibile, chiamato a difendersi persino innanzi ai garanti supremi, rappresentano la base su cui vogliamo fondare la nostra azione.

Chiedo a Luigi De Magistris, a Sonia Alfano, Gianni Vattimo, Angela Napoli e Salvatore Borsellino, amici che stimo profondamente, di esserci vicini; di partecipare a questo progetto, che non sentiamo più come azzardo, per le tante e-mail di "sana ribellione sociale" indirizzateci spontaneamente.

Che cosa vogliamo?

Lo dichiariamo proprio ora, alla vigilia del ballottaggio per il governo della Provincia di Cosenza. Lo diciamo perché serva, perché costituisca una traccia e, assieme, una partenza significativa, indipendentemente dal responso delle urne.

Intendiamo aprire un dibattito su questo sito, per costruire un movimento culturale e politico che "si opponga al puzzo del compromesso morale", che sappia articolare un programma per i più deboli, i precari, i giovani, evitandone la fuga e le conseguenze (perpetuazione delle lobby di potere, espansione della ’ndrangheta, impoverimento culturale ed economico della Calabria e di San Giovanni in Fiore).

Su queste pagine - oltre ai lettori, mi rivolgo anche agli amici di "E adesso ammazzateci tutti" e a tutti i gruppi impegnati nell’antimafia - si potranno presentare proposte costruttive, affrontare i temi più importanti per l’emancipazione della nostra terra, discutere come e con quali persone intraprendere un percorso di vero cambiamento.

Lo spazio è aperto e libero. Si tratta, adesso, di impegnarci e riunire le nostre energie, al di là - m’ha ispirato ieri il caro Giacomo Marramao - delle posizioni di partito. C’è una Questione calabrese irrisolta, e non può più attendere. Il nostro attaccamento alle origini si misurerà sulle nostre scelte e sulla consapevolezza delle necessità, troppo spesso occultate dalle farse di privilegiati della "Casta".

Francesco Saverio Oliverio ha suggerito la riduzione dello stipendio degli eletti, che a suo avviso dovrebbe essere pari al salario medio d’un operaio. Maria Francesca Oliverio ha lanciato un appello all’unità dei giovani. Ci sembrano degli ottimi argomenti su cui dire la nostra. Diamoci da fare, allora, e non perdiamo tempo. La delusione indotta dal sistema si trasformi in forza vitale e aggregazione positiva.

Emiliano Morrone, 25 giugno 2009

Per chi voglia informarsi sulle "trame" che interessano la Calabria, sul sito dell’amico Antonino Monteleone - così diamo ad "amico" il suo vero e profondo significato - si può scaricare il celeberrimo decreto di sequestro della Procura di Salerno


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